A sinistra emerge con sempre maggiore prepotenza una tendenza non di certo edificante. Anzi, diciamo pure, un vizio, quello consistente nel criminalizzare gli avversari politici e, di contro, graziare spudoratamente coloro che risultano iscritti al club dei sedicenti democratici. I fatti di stretta attualità ci offrono, a tal proposito, qualche utile esempio. Nei confronti dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, oggi candidato (capolista) alle regionali calabresi con l’ex pm Luigi de Magistris, il pubblico ministero Michele Permunian ha chiesto una condanna a quasi otto anni di reclusione per una bella sfilza di reati: associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Illeciti rilevati dagli inquirenti nella gestione del sistema di accoglienza degli extracomunitari, gestione ritenuta e presentata dalla sinistra quale emblema di alto civismo nonché virtuoso modello da seguire ed estendere da Sud a Nord. Insomma, per i democratici Mimmo Lucano era una sorta di dio, o almeno un eroe, e seguita ad essere considerato tale, in ossequio al dominante principio in base al quale chiunque sia sostenitore dell’accoglienza sfrenata è persona buona, onesta e giusta; mentre chiunque metta in luce le conseguenze nefaste di una accoglienza indiscriminata e senza regole e per questo reputi necessario che lo Stato intervenga ponendo dei paletti viene etichettato quale bestia, mostro, fascista, razzista e chi più ne ha più ne metta. Del resto, se Lucano è un mito, Salvini, dal canto suo, è un criminale, da mandare al processo e da gettare in gattabuia, avendo questi difeso quell’elemento senza il quale l’entità statuale neppure esisterebbe, ossia le frontiere. I politici che hanno spedito l’ex ministro dell’Interno a processo per avere compiuto il suo dovere sono i medesimi che hanno il poster di Mimmo Lucano in camera da letto. E sia chiaro: noi non diciamo che Lucano è colpevole, in quanto nel rispetto dell’art. 27 della Costituzione, l’imputato è non colpevole fino alla intervenuta condanna in terzo grado di giudizio. Tuttavia, non si può fare finta che Lucano sia quel santo a cui baciare i piedi che ci raccontano, l’uomo di cui la Calabria avrebbe bisogno.

Quantomeno curiose sono state altresì le reazioni di alcuni individui di spicco della sinistra davanti alla notizia dell’arresto e della conseguente estradizione dei terroristi rossi, dopo decenni di latitanza, dalla Francia all’Italia. Anziché parlare di “giustizia tardiva”, si è parlato di “vendetta tardiva” e oltretutto priva di senso. Nei confronti delle vittime e dei familiari di queste nessun rispetto, nei confronti invece dei delinquenti si è vista una specie di ossequiosa ammirazione, senza dubbio non sono mancate comprensione e misericordia. L’intellettuale napoletano di sinistra Erri De Luca si è pronunciato con queste parole riguardo la cattura dei brigatisti: “L’unico mio commento è la strofa di una canzone di De André: cosa altro vi serve da queste vite?”. Insomma, lo Stato italiano sarebbe l’aguzzino persecutore di codeste povere anime innocenti, che in fondo, hanno sparso sangue (altrui) sì, ma lo hanno fatto decenni addietro e per motivi elevati, mettiamoci una pietra sopra, su. Perdoniamo.

Come i democratici possano coniugare questa tenace clemenza e il rigoroso giustizialismo adoperato verso Salvini e chi ha un pensiero avverso non si spiega. Di sicuro ci vuole una ingente dose di faccia tosta. Ma questa non manca alla sinistra. La medesima sinistra, tanto per proporre un altro caso, che tratta la speronatrice di motovedette delle forze di polizia Carola Rackete da eroina, e la coccola e la invita nei talk-show come personaggio di punta pagandola migliaia di euro e la applaude e le dedica articoli e prime pagine e pende dalle sue labbra e fa tesoro dei suoi moniti come se fossero estratti dal Vangelo secondo Carola. Altrove sarebbe stata processata e pure condannata, però qui siamo in Italia, cari miei, e alla sbarra ci mandiamo i ministri che adempiono ai loro doveri, politici che hanno onorano promesse e impegni assunti con gli elettori.

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