L’eccesso di autostima del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina è sempre più acuto. Qualche settimana fa aveva dichiarato di avere fatto miracoli e ieri di stare scrivendo addirittura la storia. In una epistola inviata a docenti e personale scolastico, la ministra ha specificato che “sarà un anno duro”, tuttavia il governo dispone di “idee, coraggio e risorse europee”. Peccato che di questi tre elementi non ne abbiamo visto neppure uno. Poi la grillina ha continuato: “Ci darà sostegno la garanzia del gran lavoro fatto. Lo dico senza alcun trionfalismo, ma con soddisfazione: dati alla mano, nessuno in Europa si è impegnato così tanto nei mesi estivi per preparare la scuola a questa nuova stagione”.
Insomma, Lucia è convinta che nessuno abbia fatto più o meglio di lei, neppure nel resto del continente, sebbene a meno di due settimane dall’avvio dell’anno scolastico manchino gli arredi (pure i termoscanner, che sarebbero più che utili), regni il caos ovunque e non si capisca neppure se le mascherine in classe vadano o meno indossate.
La pentastellata crede probabilmente di essere l’eroica protagonista, insieme ai suoi colleghi di gabinetto, di quella che ai posteri (a cui spetta l’ardua sentenza) apparirà quasi come una leggenda, quella dell’esecutivo che salvò Italia e italiani da morte certa grazie ai banchi a rotelle, colorati e dinamici, che bloccarono la diffusione del contagio di un terribile morbo che avrebbe ammazzato milioni di bambini e adolescenti, tutti “congiunti” sul bus ma distanti l’uno dall’altro in classe.
Non stupisce che il governo voglia prorogare lo stato di emergenza. Esso è uno status che piace, eccome se piace: allarme, tensione, panico, pericolo apocalittico, misure straordinarie, riunioni notturne fanno sentire i giallorossi parte di qualcosa di importante. Persino Luigi Di Maio, che distribuiva bibite allo stadio, può provare l’ebbrezza di ritenersi un piccolo dio.
E il professore Giuseppe Conte, il quale al massimo veniva ascoltato dai suoi studenti allorché faceva lezione, va in brodo di giuggiole allorché sfila sul tappeto rosso e nottetempo, con Rocco Casalino al seguito, tiene discorsi in diretta televisiva su tutti i canali, dilungandosi in vani preamboli tesi a mettere in luce le sue straordinarie doti nonché i suoi stupefacenti risultati, giungendo a paragonarsi a Winston Churchill.
Mancherà tutto ciò ai nostri cari ministri quando dovranno fare ritorno alle loro comuni e anonime esistenze. E anche gli “esperti”, che hanno avuto i loro cinque minuti di popolarità, soffriranno dell’oblio in cui precipiteranno.
Azzolina, tuttavia, ora è a capo del dicastero, questo è il suo momento e nessuno osi farle notare che le sue affermazioni sono un tantino esagerate, o che fino ad ora ha compiuto pasticci su pasticci, o che verrà ricordata come il ministro il quale, anziché porre in sicurezza gli edifici scolastici pericolanti, ha speso un miliardo per acquistare banchi con le rotelle che tra qualche mese saranno già fuori uso e che, nonostante lo sbandierato ambientalismo dei giallorossi, sono fatti di plastica, quindi sono tutt’altro che ecologici.
Quando qualcuno arditamente critica Azzolina si becca l’accusa di sessismo, in quanto la ministra reputa che il suo operato sia giudicato non in quanto ella riveste un ruolo pubblico bensì poiché è di sesso femminile. Insomma, ne dovremmo concludere che dei politici donne sia obbligatorio sostenere che siano eccellenti, degli uomini invece si possa ammettere che siano scarsi.
Di Lucia ci tocca proclamare che è bravissima, bella, intelligente, capace, altrimenti veniamo etichettati quali maschilisti. Pure questo atteggiamento di Azzolina rivela la sua autostima ipertrofica. Ella è assolutamente certa, e mai il dubbio la sfiora, di fare sempre la cosa più opportuna, di non sbagliare, di essere la migliore, anzi no, come ha spiegato lei stessa, illuminandoci, di “essere la persona giusta al momento giusto”. L’ipertrofico crede in se stesso in maniera narcisistica, sovrastima le proprie competenze, ingigantisce i propri talenti e si considera un grande.