Ci tocca essere comprensivi con questo esecutivo. Non è colpa dei ministri, è che proprio non ci arrivano. Magari le intenzioni del loro agire sono buone (o almeno vogliamo concedere loro il beneficio del dubbio), sebbene gli effetti si rivelino devastanti. Conte & Co. hanno combinato l’ennesimo pasticcio: il bonus vacanze, previsto nel Decreto Rilancio (da 55 miliardi), che mira a risollevare l’economia prostrata dalla paralisi degli ultimi due mesi e mezzo. Lungi dall’essere una misura capace di giovare al settore turistico ormai in ginocchio, codesto sussidio per famiglie con limitata capacità di spesa, poiché di questo si tratta e non di incentivo per dare ossigeno al ramo, graverà sugli albergatori, già in crisi, i quali dovranno anticipare i soldi applicando in fattura agli avventori uno sconto dell’80% del bonus stesso senza la sicurezza di riavere poi in tempi celeri ciò che ci hanno rimesso. E ormai sappiamo quanto il governo sia lento nel fare pervenire i denari che promette con troppa facilità a destra e a sinistra.

Il bonus, che non può superare i 500 euro in caso di famiglie composte da almeno tre persone (nel caso di una coppia esso scende a 300 euro, per i single a 150) e dovrà essere speso tra il primo luglio e il 31 dicembre prossimo, non favorisce neppure i nuclei familiari, poiché non tutti possono accedervi, essendo esso riservato a quelli con reddito medio-basso, ossia con un valore Isee inferiore ai 40 mila euro, i quali sono in gran parte dipendenti pubblici che hanno mantenuto posto di lavoro e stipendio durante il lockdown. A differenza dei copiosi piccoli imprenditori e lavoratori autonomi e dipendenti di aziende private che si sono ritrovati all’improvviso senza entrate e che del resto meditano il suicidio più che la villeggiatura. Insomma, siamo davanti all’ennesima presa per i fondelli. Chi supera anche di pochissimo questo limite, si scordi le vacanze, almeno quelle agevolate. 

Non possiamo fare a meno di sottolineare che la maggioranza degli italiani, i quali di certo sognano di concedersi un po’ di relax al mare o in montagna però anelano di più a poter permettersi di fare la spesa, hanno più bisogno di lavorare che di riposare, dato che continuano a saltare impieghi e a chiudere attività commerciali, eppure il BisConte non ne sembra ben consapevole. Ritiene di avere avuto una genialata inventando suddetto bonus volto a rivitalizzare il turismo autoctono e quindi a sostenere le imprese del comparto, in verità ha partorito un’altra corbelleria delle sue. Questo provvedimento, peraltro, esclude le piattaforme web, che hanno già protestato, attraverso le quali oramai da anni gli utenti prenotano i soggiorni e vale solo se la prenotazione avviene tramite agenzie di viaggio e tour operator.

“Abbiamo prestato particolare attenzione al turismo, settore importante in Italia e messo a dura prova, occorre puntare sulla mobilità interna. Colgo l’occasione per invitare i cittadini a fare le vacanze in Italia, scoprire le bellezze che non conosciamo e tornare a godere di quelle che ci sono già note, anche questo è un modo per spingere il rilancio del Paese”, ha dichiarato il premier ieri mattina in aula alla Camera spiegando tutti gli interventi previsti dal decreto a favore del turismo, incluso il bonus vacanze. Codesto comparto produce il 13% del Pil e sfama 3,5 milioni di lavoratori.

Eppure l’esecutivo destina soltanto 1 dei 5 miliardi che aveva garantito per turismo e cultura ad un settore così determinante nonché attualmente in gravissima sofferenza. Insomma, Giuseppi è convinto di essere tanto persuasivo da incrementare gli spostamenti interni dei vacanzieri, e dunque salvare migliaia e migliaia di imprese, semplicemente esortando gli abitanti della penisola a progettare le ferie a pochi chilometri dal domicilio, mentre sarebbe indispensabile attrarre turisti dall’estero e soccorrere le strutture che hanno registrato il crollo vertiginoso degli introiti. Dopo averci imposto ad oltranza divieti su divieti, ora il presidente del Consiglio ci indica pure dove recarci al mare. L’idea di passare l’estate “in casa”, ovvero sul nostro territorio nazionale, non è affatto errata, ma il governo non può ingerire ancora nelle nostre esistenze né tantomeno può illudersi (ed illuderci) che un aiutino di un miliardo, o il bonus vacanze, sia sufficiente per tenere in piedi una fetta gigantesca del mercato, la più penalizzata dalla epidemia. Neanche un falò in spiaggia produce tanto fumo quanto impegni ed assicurazioni di Giuseppe Conte. 

Articolo pubblicato il 22 maggio su Libero 

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