Dopo la quarantena potrebbe esserci inflitta un’altra insopportabile tortura, ossia l’impossibilità di godere persino nelle giornate più torride del refrigerio prodotto dall’aria condizionata, almeno nei luoghi pubblici, come uffici, negozi, bar e ristoranti. Recenti studi, infatti, hanno messo in luce la pericolosità dei condizionatori, che mediante la ventilazione sposterebbero particelle di saliva da un’area all’altra della stanza, trasformandosi così in micidiali vettori di infezione. Lo stesso vale per i ventilatori. Insomma, ci attende un’estate rovente, durante la quale la calura non ci lascerà tregua. Ad essere esposti ai rischi connessi all’afa eccessiva sono soprattutto gli anziani, i quali da un lato dovranno tenersi lontani dall’aria condizionata per scongiurare la malattia da Covid-19, per loro più facilmente fatale; dall’altro dovranno difendersi in qualche modo dalla canicola, che ammazza ogni anno migliaia di persone in Europa. Il caldo record della scorsa estate, ad esempio, ha provocato solo in Francia quasi 1500 decessi e oltre la metà di coloro che hanno perso la vita aveva più di settantacinque anni. Di solito, con l’avvento della stagione estiva viene consigliato ai nonni di recarsi all’interno dei centri commerciali durante le ore più cocenti al fine di beneficiare della climatizzazione. Codesto escamotage non sarà più attuabile, a quanto pare.

Per resistere all’arsura nonché per debellare quella fastidiosa sensazione di appiccicaticcio causato da sudore ed umidità non ci resta altro da fare che ricorrere ad uno strumento antico e rudimentale, ossia il ventaglio, dispositivo di ventilazione individuale, tramite il quale l’aria smossa viene diretta soltanto sul soggetto che agita l’aggeggio. Quindi, è escluso che pure il ventaglio venga messo al bando. Esso è innocuo e anche salvifico. La sua storia affonda le radici in un passato remotissimo. Se oggi lo usano soltanto individui stravaganti o anziane signore, una volta il ventaglio era un oggetto molto amato dall’aristocrazia e andava di moda. Conosciuto già dagli antichi egizi, greci, etruschi e romani nonché utilizzato in forma rigida dai cinesi nel secondo secolo a.C., furono i giapponesi ad inventare il ventaglio pieghevole tra il settimo ed il nono secolo ed i commercianti portoghesi ad introdurlo in Europa alla fine del quindicesimo secolo. Le nobildonne, come Caterina De’ Medici e la regina Elisabetta I di Inghilterra, lo consideravano un arnese indispensabile e non se ne separavano mai, proprio come le ragazze contemporanee dallo smartphone. Eppure è tra ‘600 e ‘700 che tale articolo vive il suo periodo aureo. Gli aristocratici lo amavano decorato, dipinto, impreziosito da materiali ed innesti pregiati, magari con manici in madreperla, o avorio. Nelle fabbriche francesi, inglesi, olandesi ed italiane venivano costruiti i modelli più ricercati, destinati ad una clientela di classe elevata. Solamente alla fine del Settecento anche la classe media cominciò a servirsi del ventaglio, il quale divenne più economico, dunque si affermò come utensile di uso comune. Nell’Ottocento fu addirittura codificata una lingua del ventaglio, che restò in auge fino agli albori del secolo scorso. È questa una fase storica in cui la libertà della donna è molto compressa. Le fanciulle allora non potevano comunicare con il sesso opposto, si addicevano loro pudore e ritrosia. Il ventaglio venne in loro soccorso, o meglio, esse lo impiegarono al fine di inviare messaggi in codice agli uomini che avevano davanti, senza correre il rischio di macchiarsi la reputazione, conquistandosi fama di “svergognate”. Sostenere il ventaglio con la mano sinistra di fronte al viso significava “vorrei conoscerti”; con la mano destra, invece, “seguimi”. Agitarlo con la mano sinistra equivaleva ad un avviso perentorio: “ci osservano”, quindi la dama metteva in guardia lo spasimante dal compiere gesti inopportuni. Per dire sì, bastava appoggiare l’oggetto sulla guancia destra. Per dire no, appoggiarlo su quella sinistra. Per liberarsi di un tipo noioso (“vorrei che tu mi lasciassi in pace”), si raccomandava di celare con il ventaglio l’orecchio sinistro. E per reclamare un bacio era sufficiente adagiare il ventaglio sulle labbra. Il gentil sesso mediante tale attrezzo erano in grado persino di rendere noto all’interessato il proprio stato civile. Le single, che allora venivano definite zitelle, coprivano la bocca con il ventaglio aperto allo scopo di fare sapere che non avevano un fidanzato. Le nubili si ventilavano con lentezza; di contro, con sveltezza le promesse spose. Certo, la libertà di dichiarare cosa e quando ci piace oggigiorno non ci manca. Tuttavia, l’obbligo della mascherina, che nasconde completamente la parte inferiore del volto, e il distanziamento sociale, senza dubbio, inficiano non poco la comunicazione non verbale. Pensiamo alla carenza di sorrisi. Allora chissà che il linguaggio del ventaglio, messo a punto dai fabbricanti di quest’ultimo con l’intento di aumentarne le vendite, non torni adesso in auge insieme all’abitudine vetusta di tenere nella borsetta o legato al polso il gingillo più giovevole mai ideato, pronto ad essere dispiegato all’occorrenza fornendoci ristoro. 

Articolo pubblicato su Libero il 25 aprile 2020

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