Ieri, con il via libera al processo al leader della Lega Matteo Salvini, abbiamo fatto passare un concetto pericoloso: un ministro che protegge le frontiere deve essere processato, dunque chi salvaguarda i confini commette un reato. Quanto è avvenuto è gravissimo, poiché crea un precedente e fa emergere un principio che scardina uno degli elementi costitutivi ed essenziali dell’entità statale, che sono 3: popolo, sovranità e territorio. Perché esista uno Stato sono necessari dei limiti, ove questi vengano cancellati, spazzati via, resi liquidi, lo Stato diventa monco, esso non è più Stato, piuttosto un soggetto indefinito alla mercé dello straniero e degli altri attori del sistema internazionale.

Abbiamo rinunciato alla nostra sovranità, anzi peggio, ce ne siamo amputati, per cederla non ad un organismo sovranazionale stavolta, ma alle Ong, che possono prendere migranti in Africa e scaricarli in Italia, rifiutando di dirigersi verso qualsiasi altro porto che non sia italiano.

Dire che siamo fessi è un eufemismo. Pur di attaccare e fare fuori Salvini, l’avversario numero uno di una sinistra che ormai ha perso la fiducia dell’elettorato, deputati e senatori giallorossi hanno decretato che: un ministro della Repubblica deve piegarsi ai capricci di Carola Rackete, speronatrice di motovedette, e degli altri pirati del Mediterraneo che usano l’Italia come fosse la latrina dell’Europa.

I giallorossi hanno tradito la patria. Pur di impallinare il capo del Carroccio.

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