Non ha dubbi il professore Adriano Segatori, psichiatra e psicoterapeuta, che ha steso un profilo di Emmanuel Macron già nel 2017: il presidente francese avrebbe sviluppato “una idea di onnipotenza” in seguito alla violenza sessuale subita quando aveva quindici anni ad opera della sua insegnate di trentanove. Tale abuso, in quanto mai affrontato a livello psicologico con il necessario supporto, avrebbe accentuato in Emmanuel narcisismo, ambizione sfrenata, assenza del senso del limite, bisogno di ammirazione da parte degli altri allo scopo di colmare un grave sentimento di inferiorità.
A giudizio di Segatori, il narcisismo di Macron è di tipo “maligno” e il presidente francese “è perfettamente definibile come psicopatico”. “Egli non ha rimorsi. Quando Macron parla di sedentari per indicare i poveri, o quando insulta i minatori dicendo che sono tabagisti e alcolisti, o quando definisce le donne stupide e ignoranti, si difende sostenendo che non intendesse affermare ciò. Ma è il suo inconscio a parlare per lui. Insomma, Macron crede a quello che dichiara, tuttavia non può fare vedere che ha disprezzo nei confronti delle persone”, spiega lo psichiatra, secondo il quale Macron è “soggetto altamente pericoloso”.
E deve essere stata proprio questa mancanza di senso del limite, unita ad una sorta di convincimento di onnipotenza, ad indurre il presidente a imporre ai francesi il Green Pass obbligatorio persino per entrare al bar, suscitando le ire del popolo che è sceso nelle piazze dal Nord al Sud della Francia, intenzionato ad opporsi con tutte le forze alle misure liberticide architettate da Macron. Quest’ultimo, in effetti, ha dovuto compiere alcuni passi indietro e accettare di non essere il Re Sole, bensì un uomo che sta lì dove si trova, ossia all’Eliseo, per volontà dei cittadini francesi.
I nostri politici, anziché prendere le distanze e condannare i provvedimenti dell’aspirante führer francese, hanno prontamente pensato di imitarlo, lodando le diavolerie di Emmanuel come misure intelligenti, giuste, equilibrate, quantunque calpestino i diritti fondamentali dell’essere umano.
Non possiamo che concluderne che ha ragione Dacher Keltner, psicologo dell’Università della California-Berkeley, il quale da oltre vent’anni conduce ricerche sul potere ed i suoi effetti collaterali. Keltner ha evidenziato che il potere produce sul cervello le medesime conseguenze di una lesione traumatica. In estrema sintesi, esso rende imbecilli, comportando una maggiore impulsività, lo sprezzo del pericolo, l’incapacità di immedesimarsi negli altri e di prevedere o prendere in considerazione le conseguenze delle proprie azioni. Piano piano il potere corrode la testa di chi lo detiene, il quale finisce con il credersi onnipotente. E di esempi potremmo farne a iosa, da Matteo Renzi che personalizzò il referendum costituzionale del 2016 arrivando a promettere di ritirarsi dalla politica qualora avessero trionfato i no, tanto era convinto di stravincere, a Matteo Salvini, il quale, forte del risultato appena incassato alle elezioni europee del 2019, fece saltare il governo gialloverde, consegnando il Paese alla sinistra, dato che non si andò alle elezioni anticipate, così come il leader della Lega aveva immaginato.
E cosa dire di Giuseppe Conte? Criticò il capo del Carroccio per la frase “datemi i pieni poteri” rivolta agli elettori, e poi egli stesso i pieni poteri se li prese senza neppure beccare un voto in tutta quanta la sua vita. E poi sappiamo come andò, dpcm su dpcm, libertà sempre più compresse, arresti domiciliari protratti ad oltranza, attività congelate e imprenditori alla canna del gas, banchi a rotelle inutili e monopattini contro il contagio, conferenze stampa notturne, miseria dilagante, incertezza e confusione. Finché il nostro Giuseppi non è uscito di scena, quantunque non si rassegni a tutto ciò e provi a rientrare dal buco della serratura. Perché il potere logora soprattutto chi ce l’ha. E ancora di più chi lo perde.
