Il buffet era senza dubbio appetitoso: carne fresca, mais e miele. E soltanto Dio sa quanto siano ghiotti di quest’ultimo i plantigradi. Eppure l’orsa JJ4, su cui pende un ordine di cattura nonché di abbattimento emesso dal presidente della Provincia autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, ha fiutato il tranello – intelligente com’è – e, nonostante l’acquolina in bocca, l’altra notte non ha varcato la soglia di quel piccolo tetro tunnel di metallo che l’avrebbe condotta in trappola, quella trappola-tubo che le guardie forestali hanno costruito per imprigionarla.
La colpa della bestia? Il 22 giugno scorso l’animale è corso dietro a due cacciatori, Fabio e Christian Misseroni, i quali si erano avventurati nel bosco, sul monte Peller, nelle Dolomiti di Brenta, entrando nel territorio in cui mamma orsa vive con i suoi cuccioli. L’istinto di protezione nei confronti della prole ha preso il sopravvento, come è ovvio che sia, e JJ4 ha messo in fuga gli intrusi per il timore che essi potessero fare del male alle sue creature, la sua ragione di vita.
L’orsa sembra ben consapevole ora di essere ricercata, forse crede di averla fatta grossa, sebbene non abbia compiuto nulla di terribile, e si aggira guardinga tra la fitta vegetazione tenendo sempre sotto l’amorevole sguardo gli orsetti che la seguono e che ancora ignorano le insidie di un mondo popolato da esseri umani troppo spesso capaci di una crudeltà straordinaria.
Non è la prima volta che Fugatti condanna a morte povere creature innocenti. Famoso è il caso dell’orso M49. Fu catturato lo scorso luglio e rinchiuso nel Centro faunistico del Casteller, in provincia di Trento, ma dalla sua prigione M49 era riuscito a fuggire scavalcando addirittura un muro elettrificato a 7 mila volt e alto 5 metri. Immediato l’ordine di Fugatti: fatelo fuori, è pericoloso.
Il governatore poi ritirò l’ordinanza di abbattimento grazie all’intervento del ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Tuttavia, partì una vera e propria caccia, terminata a fine aprile quando M49, che ha circa 4 anni e pesa 167 kg, è stato acciuffato nel vicino Alto Adige, dove era giustamente emigrato, e trasportato nel luogo da cui l’estate precedente era riuscito ad evadere. Ora se ne sta dietro le sbarre, castrato e sedato mediante la somministrazione quotidiana di calmanti. Insomma, lo hanno rincoglionito e gli hanno rovinato l’esistenza: non sarà mai più rimesso in natura, proprio lui che amava così tanto la libertà.
Invece di essere severo con coloro che si insinuano nel loro habitat armati, peraltro nel periodo in cui le orsette hanno da poco dato alla luce i loro cuccioli, Fugatti se la prende con i plantigradi perché fanno i plantigradi ed esercitano il loro legittimo diritto di difesa senza arrecare nocumento agli invasori, i quali al massimo si prendono un bello spavento che dovrebbe servirgli da lezione.
Il presidente trentino non è affatto in sintonia con lo spirito animalista della Lega, incarnato da Matteo Salvini, il quale sui suoi profili social pubblica spesso immagini di gatti e cani e si erge in difesa dei quattro zampe. Il leader leghista dovrebbe intervenire e porre finalmente fine a queste periodiche barbare ordinanze di abbattimento di orsi che in Italia rientrano tra le specie protette e a rischio di estinzione. Questo animale non rappresenta una minaccia. È quasi del tutto vegetariano, non è aggressivo, ama la solitudine e le passeggiate notturne nella foresta al chiaro di luna, quando è meno probabile che si imbatta in quella spietata bestia che è l’essere umano.