Sono stata assalita dall’amarezza nel leggere l’invettiva di Lucarelli contro Silvia Grilli, perché ho constatato che i primi nemici del gentilsesso non sono gli uomini, bensì le donne stesse.

Il delitto del direttore di Grazia, secondo Lucarelli, è l’avere scritto nel suo editoriale, dedicato a Pamela Mastropietro: “C’è un problema gigantesco e sottovalutato nell’immigrazione. L’arrivo di giovani uomini nel fiore degli anni che giungono qui senza donne e con un retaggio culturale misogino e violento nei confronti delle femmine”.

Dunque l’avere osato affermare niente di più della verità: i dati confermano che ad essere arrivati in massa in Italia sono in prevalenza uomini giovani e vigorosi, che dicono di scappare dalle guerre (97% finti rifugiati), però – guarda caso – lasciano donne e minori da soli a morire nei Paesi di provenienza. È un dato di fatto anche che costoro, di fede e cultura islamiche, considerano la donna un essere inferiore ed impuro.

Non lo diciamo noi, né Grilli, lo dice il Corano. Lucarelli risponde: “Non è che i ragazzi italiani vadano a fare l’Erasmus in giro per l’Europa portandosi dietro la madre o la fidanzata”. Peccato che gli immigrati che giungono illegalmente in Italia non vengano qui per fare l’Erasmus, ma per essere mantenuti con i nostri soldi, organizzando rivolte se non hanno sky, internet, ed altri servizi. I ragazzi italiani quando vanno all’estero non pretendono di usare gratuitamente i mezzi pubblici né di ricevere denaro dallo Stato che li ospita né di imporre le loro leggi.

Poi – giustamente – Lucarelli ricorda che anche tra gli italiani ci sono stupratori ed assassini. Certo, lo sappiamo. E la stessa Grilli non ha scritto nel suo editoriale che gli immigrati sono tutti porci e gli italiani tutti santi. Ma proprio perché abbiamo già i nostri delinquenti, e in esubero, perché dobbiamo importarne altri in massa senza documenti e sovvenzionarli, fornendo così manovalanza a bassissimo costo alla criminalità organizzata nostrana? La mafia nigeriana, che mette in strada migliaia di minorenni avviandole alla prostituzione, non è più pia della ‘ndrangheta ed è ormai radicata nelle nostre metropoli, perché noi l’abbiamo accolta.

Anche questo non lo diciamo noi, ma le DDA di tutta l’Italia. Lucarelli cita poi tra le vittime dei nostri cittadini la martire Boldrini. “Provi a ricordare a cosa è sottoposta da anni Laura Boldrini”, suggerisce a Grilli.  Il che in riferimento ad un editoriale in cui si parla di una diciottenne fatta a pezzi e messa in valigia non è solo inopportuno, ma anche ridicolo.

E ancora: “Elenchi pure gli stupri degli italiani, che nel Paese sono la percentuale più alta”. Dai dati del Ministero degli Interni emerge però che, considerando il rapporto tra crimini e percentuale di popolazione residente, gli stranieri che vivono in Italia, pur essendo di gran lunga inferiori al numero di italiani, commettono più reati di questi ultimi: il 55% dei furti, il 51,7% dello sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile, il 45,7% delle estorsioni, il 45% dei furti in abitazione e il 41,3%di ricettazioni avvengono ad opera di immigrati. Sempre stando ai dati del Viminale, nei primi sei mesi del 2017 le violenze sessuali sono state 2.333. Nel 2017 sono stati denunciati per stupro 1.534 italiani e 904 immigrati. La proporzione è schiacciante.

Insomma, Lucarelli inanella una banalità dietro l’altra. Ed esorta Grilli a concentrarsi sui maltrattamenti subiti dalle donne nel nostro Paese. Peccato che le sfugga che Grazia da mesi conduca in prima linea la battaglia contro le molestie.

È triste constatare che molti di coloro che si chiamano “giornalisti” abbiano fatto della penna uno strumento per attaccare chi sta loro sulle balle nonché una valvola di sfogo delle proprie frustrazioni e cassa di risonanza del proprio livore. A finire nel mirino di Lucarelli sono sempre – guarda caso – oltre ai suoi ex fidanzati, donne di successo, amate, felici, all’apice della loro carriera.

Allora Lucarelli le studia al microscopio per trovarne il punto debole, ossia il pretesto per colpirle. Così di Belen la signora, che pure è a sua volta mamma, ha offeso il figlio, sostenendo che fosse una sorta di ranocchio. Di Giulia Bongiorno e di Michelle Hunziker ha insinuato che l’associazione antiviolenza da loro fondata sia una sorta di specchio per le allodole, o un modo per farsi pubblicità, come se le due ne avessero bisogno. Adesso che Lucarelli è stata promossa direttore di RollinStone, viene presa di mira un direttore donna, giornalista che ha preso in mano una rivista il cui primo numero risale al 1938 rendendola il primo settimanale femminile in Italia, allargandone gli orizzonti, inserendo importanti inchieste, mettendola al passo con i tempi, adattandola alle esigenze delle donne di oggi, che, cara Lucarelli, non si interessano solo di ciò che andrà di moda la prossima estate, bensì anche e soprattutto della realtà che le circonda.

Chissà se Lucarelli riuscirà a fare altrettanto con la sua rivista musicale. Certo, vomitare bile su chiunque non porta mai troppo lontano. Esistono esercizi più costruttivi ed utili alla collettività. L’odio ad un certo punto annoia. Ma noi glielo auguriamo, se non altro perché – magari -, sentendosi più appagata, riuscirebbe ad accettare il successo delle altre donne senza combatterle e a rispettare le altre mamme senza ergersi sul pulpito giudicandole – senza alcun diritto – nel loro ruolo di genitrici, come ha fatto con Grilli, mettendo ancora una volta in mezzo un minore, una bambina in questo caso, colpevole come la madre di cosa? Udite bene: di vestire abiti firmati e costosi. Che delitto!

Come faremmo senza Lucarelli che – irreprensibile – ci fa sempre la morale? L’Italia sarebbe finita senza il suo prezioso contributo. Ecco perché apprezziamo il suo consiglio finale a Grilli: “Sono pochi i direttori donna in questo Paese così aperto alle donne. Cerchiamo di fare bene, anziché contribuire ad alimentare odio, pregiudizi e paure”. “Cerchiamo di fare bene”, scrive Lucarelli. Come dire: “Hai capito, collega? Cerca di fare il tuo mestiere bene come me. Guarda e impara”. Te lo dice il neo-direttore di RollinStone, prendi appunti. Te lo suggerisce proprio chi dell’odio ha fatto il suo vessillo. Roba da matti.

Articolo pubblicato su Libero il 15 febbraio del 2018

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