In ossequio al protocollo, allorché si recano in visita in Nazioni straniere principi, monarchi, capi di Stato o di governo, nonché ministri, ricorrono alla lingua ufficiale del Paese che li ospita, quantomeno per porgere i saluti. Si tratta di un gesto di rispetto, che suscita altresì tanta simpatia. Il premier albanese, Edi Rama, si è spinto oltre, tenendo un discorso in perfetto italiano al fine di annunciare la partenza per l’Italia di 30 tra medici e infermieri. “Laggiù è casa nostra da quando gli italiani ci hanno salvati, ospitati e adottati. Non abbandoniamo mai l’amico in difficoltà”, ha dichiarato Rama, lasciandoci tutti a bocca aperta.

Non già per il profondo e commovente senso di solidarietà né per la cortesia, piuttosto perché non ci aspettavamo che egli parlasse la nostra lingua meglio del nostro ministro degli Esteri Gigino Di Maio, il quale da sempre manifesta gravi difficoltà linguistiche unite ad incolmabili lacune sintattiche risalenti alla prima o alla seconda elementare.

La perizia di Rama ha messo ancora più in luce l’imperizia di Luigino, la quale è divenuta oramai proverbiale. Faceva tenerezza venerdì sera ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo” su La7 con quell’aria da cane bastonato, da individuo capitato lì per caso, sprovveduto, incerto, del tutto incapace di gestire una pandemia. “Abbiamo concluso due contratti per la fornitura di mascherine, uno da 100 milioni di pezzi al mese, l’altro da 80 milioni al mese. Da lunedì inizieranno ad arrivare 20 milioni di mascherine, che distribuiremo con gli elicotteri dell’esercito”, ha garantito l’uomo che ha “abolito la povertà” (sic!) per decreto. “Con chi li ha conclusi questi accordi? Con i cinesi?”, chiede Gruber. Di Maio risponde con difficoltà, come un liceale impreparato durante l’interrogazione, o come un ragazzino che, messo alle strette, non ha altra scelta se non quella di confessare la marachella. Già ieri sarebbero dovute piovere mascherine dai cieli, eppure gli abitanti della penisola ne sono tuttora sprovvisti.

Davvero siamo scesi così in basso? Sul serio ci meritiamo Gigino a capo del dicastero degli Esteri dopo averlo già avuto al vertice di quello del Lavoro con risultati scarsi e deludenti? Il Movimento del comico Beppe Grillo si è insinuato come un virus nelle istituzioni, appestandole. Doveva essere la rivincita dell’uomo qualunque, anzi del classico imbecille, senza meriti, senza qualifiche, privo di competenze, non in grado di coniugare i verbi ed assolutamente all’oscuro del congiuntivo, invece è stata la sconfitta di una Nazione intera e di un intero popolo, che oggi si lecca le ferite, dopo averle disinfettate con l’amuchina.

“Io da sempre ho sempre detto che il movimento ha sempre detto che noi volessimo fare un referendum sull’euro”, aveva farfugliato in tv l’11 gennaio del 2018 l’ex leader dei cinquestelle, il quale ritiene che la Russia sia un Paese Mediterraneo e che Matera si trovi in Puglia. Soltanto per questi strafalcioni, in un Paese “normale”, non gli sarebbe mai spettato il comando della Farnesina. I suoi omologhi, ossia i ministri degli Esteri delle altre Nazioni, Luigino li definisce “alter ego”.

Il coronavirus, invece, “coronavairus”, giusto per darsi quel tocco chic di internazionalità che in lui si trasforma miseramente in becero provincialismo. Il presidente cinese Xi Jinping diventa “Ping”, per fortuna non “pig”, che in inglese sarebbe “porco”. E non si tratta di una piccola svista, bensì di un reiterato errore, frutto del convincimento che il presidente Xi si chiami Ping, dato che nel testo ufficiale del suo discorso, riportato poi pure su Facebook, Di Maio ha scritto proprio “Ping”. E non finisce mica qui. Luigi colloca Pinochet in Venezuela anziché in Cile, esalta la “millenaria tradizione democratica francese”, non sapendo che la rivoluzione francese risale al 1789. Probabile che egli abbia confuso Atene con Parigi.

Come è possibile che per presentarsi ad un esame come segretario di legazione, gradino più basso della carriera diplomatica, siano necessari decenni di studi, una laurea, una specializzazione, qualche master, la conoscenza perfetta di almeno due lingue, e che a Di Maio per comandare su tutte le ambasciate ed i consolati italiani di tutto il mondo non sia richiesta neppure la padronanza delle nozioni basilari della nostra geografia? Gigino è unfit, ossia inadatto al ruolo. Inadeguato. Impresentabile.

Quando diavolo terminerà questo gigantesco bluff?

Articolo pubblicato su Libero il 31 marzo del 2020

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