Silenzio ed emarginazione vengono riservati, anzi inflitti, a coloro che violano i tabù dei “benpensanti progressisti”, tanto devoti al politicamente corretto da preferirlo alla narrazione della verità, giudicata troppo volgare ed offensiva. A non limitarsi a pensarlo, bensì a denunciarlo sulle pagine del Corriere della Sera con un disappunto che è quasi rabbia è Ernesto Galli della Loggia, uno dei pochi giornalisti che leggiamo con rapimento.

Egli si scaglia contro quei radical-chic a cui “non piace mai discutere con chi non la pensa come loro” e che hanno finto di ignorare il libro dello studioso Raffaele Simone, “L’ospite e il nemico”, edito da Garzanti. “La produzione di saggistica politica di Simone si è sempre mossa in una prospettiva schiettamente di sinistra. Dunque oggi al Club Radicale deve essere apparso un transfuga, un traditore”, sostiene della Loggia. Simone nella sua opera sembra volerci mettere in guardia da quella che si prospetta come un’irruzione continua di popolazioni che dall’Africa muovono verso l’Europa, paragonando tali spostamenti alle invasioni barbariche.

La similitudine non è campata in aria, noi stessi di Libero l’abbiamo sempre utilizzata attirandoci odio e critiche, che sopportiamo alquanto senza riportarne ammaccature. Simone, essendo di sinistra, non può essere accusato però di prendere una posizione ideologica di estrema destra. Infatti egli documenta con precisione quanto scrive, inserendo dati, prove, notizie, che conducono ad una conclusione chiara ed innegabile: le migrazioni incontrollate e massicce possono produrre un’autentica catastrofe in Europa.

Della Loggia sembra condividere questo monito, diffusamente ignorato. E si oppone alla “censura” subita dall’autore, il quale ritiene permeate da “sconsiderata rilassatezza” le politiche migratorie attuate dai governi “contro il parere del popolo”. Ce ne sarebbe abbastanza per condannare al rogo il linguista.

Della Loggia arriva al nocciolo della questione. Perché ci stiamo autodistruggendo? Simone, il rinnegato studioso di sinistra, ritiene che l’Europa nutre ed alimenta un vero e proprio odio nei confronti di se stessa. Sono i politici e gli intellettuali, paradossalmente, a mantenere vivo questo sentimento malato. Sono stati questi a diffondere la convinzione che noi abbiamo un debito da saldare nei confronti di popoli del Sud del mondo. E questo arretrato si risolve in obbligo di accoglienza di chiunque, senza tregue.

Ci siamo proprio bevuti il cervello. Ci sentiamo tutti colpevoli di azioni che non abbiamo compiuto, sporchi ed empi, e tentiamo di mondarci predicando l’apertura dei porti; ci sentiamo rei persino di credere nei nostri valori cristiani, di esporre il crocifisso, o Gesù Bambino nel presepio, cose che potrebbero urtare la sensibilità degli islamici di passaggio oppure ospiti sul nostro territorio. Della Loggia sottolinea che siamo giunti al paradosso di nascondere l’origine islamica dell’indagato in caso di indagini di polizia per timore di incorrere nell’accusa di razzismo.

Il nostro tentativo di espiazione e penitenza, secondo Simone, porterà all’annientamento dell’identità europea. Cancelleremo le nostre radici. Simone smonta una ad una le vane retoriche dell’accoglienza, ossia quelle frasi fatte che vengono tirate fuori per rimarcare la necessità di includere e mantenere senza limiti di tempo centinaia di migliaia di extracomunitari: “siamo tutti migranti”, “dal loro arrivo possiamo trarre solo vantaggio”, “gli immigrati sono risorse”.

Dalla sua parte appare della Loggia, il quale mette a fuoco una distinzione fondamentale operata da Simone: “un conto è il diritto all’ospitalità, cioè ad essere accolto temporaneamente in un luogo e con il beneplacito dell’accogliente; un conto ben diverso è il presunto diritto a stabilirsi dove uno vuole, indipendentemente dalla volontà (e dal numero!) di chi in quel luogo abita da tanto tempo”. Senza trascurare che “quando parliamo di ospitalità intendiamo da sempre quella riservata ad una sola persona o ad un piccolo gruppo, non di certo ad una massa. In questo caso sembra davvero più opportuno parlare al limite di invasione anziché di ospitalità”, continua della Loggia.

Dunque, non esiste un diritto all’accoglienza illimitata né di contro un dovere. Se esso fosse in vigore, i confini sarebbero spazzati via. E quindi anche gli Stati. Ed il mondo, così come lo conosciamo, non ci sarebbe.

Persino la saggezza popolare sa che l’ospite è come il pesce. Dopo due o tre giorni inizia a puzzare.

Articolo pubblicato su Libero il 17 luglio del 2020

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