Si era illuso di avercela fatta, ossia di essere ormai libero di vagare nel bosco, passeggiare al calar delle tenebre nella fitta boscaglia, dormire accoccolato su letti di foglie e poltrire sotto i tiepidi raggi del sole che penetrano attraverso sottili rami di alberi. Invece no. È stato catturato di nuovo, per la terza volta, il prodigioso orso M49, le cui avventure hanno appassionato gli abitanti della penisola.
La scorsa notte è finito in una trappola a tubo, già utilizzata in passato per acciuffarlo. Forse spinto dalla fame, o dalla golosità, il plantigrado ha varcato con le sue zampone scure la soglia di quella gabbia che lo ha ricondotto ora alla sua vecchia e tetra prigione, il recinto faunistico di Casteller, in provincia di Trento, dove sono reclusi pure M57, agguantato ad Andalo a fine agosto in seguito all’aggressione nei confronti di un carabiniere che camminava nella selva in piena notte (l’uomo ha riportato solamente qualche graffio), e l’orsa DJ3, la quale è in cella ormai da 9 lunghi anni, ossia da quando era una cucciola tenera e innocente. DJ3 è la figlia di Joze e Daniza, l’orsa ammazzata mediante narcotici. Quindi, le hanno ucciso la madre e poi l’hanno altresì rinchiusa.
Nonostante la struttura di Casteller sia adesso al massimo della sua capienza, sono in esecuzione altre tre ordinanze di cattura emesse dal presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti. Ad avere alle calcagna i forestali sono un orso di Andalo e uno della zona di Dimaro-Folgarida e l’orsa JJ4, anche chiamata Gaia, la quale lo scorso giungo aveva rincorso due escursionisti al fine di proteggere i suoi tre piccoli e per questo Fugatti aveva emanato una ordinanza di abbattimento, poi sospesa dal Tar di Trento. Insomma, abbiamo importato queste straordinarie creature affinché ripopolassero le aree montane e siamo finiti con il perseguitarle ingiustamente.
M49, catturato per la seconda volta il 30 aprile scorso in Val Rendena, è stato castrato chimicamente e imbottito di tranquillanti. Nonostante ciò, il 27 luglio è riuscito ad evadere dal recinto, cosa che aveva già compiuto, soltanto dopo un’ora di detenzione, il 15 luglio del 2019, allorché alle prime luci dell’alba aveva scavalcato una barriera di 4 metri e tre recinti elettrificati tra i 7 mila e i 9 mila volt.
Questo determinato e coraggioso esemplare non ha fatto del male a nessuno, mai ha aggredito o ferito un essere umano. È più inoffensivo dell’orso Baloo. Gli si rimprovera qualche incursione nelle vicinanze di malghe, costruzioni che ospitano animali e spesso anche pastori, dove M49 ogni tanto cerca qualcosa di appetitoso da sgranocchiare. E la colpa non è sua, come ha specificato al Messaggero il veterinario che lo ha messo in trappola per ben due vuole, Alessandro De Guelmi, il quale ritiene che M49 entri nelle malghe soltanto perché qualcuno lasciò un secchio di latte all’esterno e così l’orso ha associato gli edifici dell’uomo ai cibi di cui è ghiotto.
Se solo lo volessero, i plantigradi potrebbero uccidere l’uomo, eppure, anche quando si imbattono in presenze sgradite nel loro habitat naturale, si limitano a cambiare strada in quanto sono dei pacifisti o, se intimoriti (cosa che accade soprattutto alle femmine con prole da salvaguardare), tentano di spaventare l’ospite, magari dandogli una zampata. Insomma, queste bestie, sebbene possenti, sono innocue. Tuttavia, in Trentino le autorità non si rassegnano ad opprimerle.
È lecito arrestare un orso e condannarlo all’ergastolo poiché fa l’orso, pretendendo che si adegui al nostro dettato? O si tratta di una forma non più tollerabile di maltrattamento?
Appena destatosi dal letargo, lo scorso 2 marzo M49, comprensibilmente affamato, ha fatto incetta di arnie presso un’azienda agricola e il 30 del medesimo mese, a malga Pontara, è stato in grado di aprire la porta e di scolarsi una bella bottiglia di olio d’oliva. Che sarà mai? Il 12 aprile lo hanno filmato mentre giocava con la neve e dopo qualche ora, al rifugio Fraccaroli, ce l’ha messa tutta per sfondare un uscio di metallo, infine riuscendovi ed introducendosi in un magazzino.
Da lì a poco più di 10 giorni, M49 è nuovamente sotto chiave, braccato. Il 27 luglio fugge dal recinto di Casteller. Il 21 agosto i forestali credono che il plantigrado sia morto, dato che il radiocollare emetteva segnale di mortalità, ma giunti nel punto da cui proviene il segnale di geolocalizzazione, scoprono che il pelosone li ha fregati ancora: si è miracolosamente sbarazzato di quell’aggeggio che aveva al collo.
L’epilogo di questa storia lo conosciamo: la scorsa notte, per la terza volta, Papillon è stato imprigionato e in questo momento è sigillato in un gabbia di metallo, che gli è insopportabile poiché M49 ama la libertà ed è disposto a morire pur di tornare nei suoi boschi senza lacci né catene, come ha dimostrato quando, per ben due volte, ha superato barriere elettrificate allo scopo di darsi alla fuga, adoperando un’astuzia che solitamente non attribuiamo agli animali. Tenere questo meraviglioso essere vivente in gattabuia è un crimine di cui qualcuno deve rispondere.