Ci siamo ormai rassegnati a questo strano Natale alle porte, che sarà privo di baci, abbracci e chiassose tavolate di amici e parenti, sobrio – dicono – come si addice ad un Paese che, in fondo, da festeggiare ha ben poco. Tuttavia, ci siamo illusi che, spogliati del diritto di onorare millenarie tradizioni, come l’uso di trascorrere tale ricorrenza con tutto il parentado, avremmo potuto quantomeno conservare la consuetudine dello scambio dei regali.

Invece no. Per oltre un quarto degli italiani quello che si annuncia sarà un 25 dicembre senza pacchetti da scartare, stima Confcommercio. La febbrile corsa ai doni dunque rallenta, quasi si arresta, a causa di quel virus che lo scorso marzo ha sconvolto le nostre esistenze da un momento all’altro, mutando l’ordine delle nostre priorità, inducendoci a consumare di meno e a conservare di più, ché del domani non c’è certezza. Se l’anno agli sgoccioli è stato pesante e drammatico, il prossimo potrebbe non essere da meno e l’arrivo delle prime dosi di vaccino, previsto per la fine di gennaio, non basta a mitigare quella paura che si è attaccata addosso agli abitanti della penisola, i quali sanno che lo tsunami della crisi economica, determinata dalle misure restrittive volte al contenimento del contagio, deve ancora abbattersi su tutti noi.  Ecco perché il 67% della tredicesima sarà destinato, oltre che al risparmio, a spese indispensabili per la casa, di cui abbiamo scoperto nel 2020 l’importanza, nonché al pagamento di bollette e tasse. La spesa media pro capite per i regali sarà di 164 euro a testa (nel 2019 è stata di 169 euro). A ridursi è stato in particolare il valore degli acquisti: sono cresciute le spese inferiori ai 300 euro e sono diminuite quelle superiori a questa medesima cifra. Il presente utile, che fino a 12 mesi addietro ci faceva orrore, adesso è il più richiesto. Ben vengano allora le classiche pantofole, la calzatura più indossata nel 2020, o l’aspirapolvere, per mantenere lindo il nostro habitat domestico, dove abbiamo trascorso rinchiusi buona parte del nostro tempo, o una scorta di mascherine e gel igienizzante. È triste? Non possiamo darvi torto. Almeno non trascineremo i fanciulli, che sono stati e sono forse la categoria più penalizzata dalle limitazioni anti-covid, in questo inevitabile ridimensionamento dei nostri desideri materiali. Per loro Babbo Natale lavorerà a pieno ritmo, in barba al divieto di spostamento e al coprifuoco. Infatti al primo posto delle compere natalizie stanno proprio i giocattoli, che registrano una lievitazione delle vendite rispetto agli anni passati, secondo una ricerca dell’Unione Nazionale Consumatori. Tali dati testimoniano il tentativo messo in atto dai genitori, spesso con grandi sacrifici, di normalizzare e rendere lieto il più possibile il Natale dei propri figli, nonostante ci siamo arrivati stanchi, arrabbiati, depressi e persino meno agiati. Dopotutto il dono non costituisce semplicemente un oggetto, di cui dopo un po’ ci stancheremo dimenticandocene, esso è soprattutto un gesto d’amore, una attenzione nei confronti dell’altro, e per questo è pregno di valore simbolico, a prescindere dal suo prezzo. Ecco perché l’usanza di scambiarsi regalini andrebbe salvaguardata ora più che mai. È oggi proibito toccarci, stringerci, avvicinarci, darci la mano o un bacino sulle guance, ma non porgerci un piccolo presente. Sarebbe un guaio se consentissimo alla razionalità della scienza di prendere il sopravvento a discapito delle emozioni, confinandoci in un angusto mondo sterile e privo di rischi. E il Natale è la festa delle emozioni, della magia, del sogno, delle sorprese, non solamente degli affetti.

Mi sovviene un articolo di Dino Buzzati pubblicato sul Corriere d’Informazione il 24 dicembre del 1955, in cui il sommo scrittore avanza una proposta, “il sistema dei regali differiti”, per fare durare tutto l’anno, o almeno fino alla primavera, la bontà che ci prende in codesta fase. “Pensate a come diventerebbe bello il mondo se tutti, veramente tutti, facessero lo stesso di voi, se il capitale morale natalizio, che oggi si sciala in poche ore, venisse distribuito nel tempo accortamente, così da concimare sei-sette mesi almeno, se per tutto questo tempo si continuasse, sia pure con lunghi intervalli, a fare e a ricevere regali”, osserva Buzzati.

I regali in sé talvolta possono risultare futili, eppure il rito dello scambio è e resta tutt’altro che vano.

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon