Sfondo e cornice dell’omicidio di Pierina Paganelli, 78 anni, uccisa a coltellate il 3 ottobre del 2023 nel garage di casa, a Rimini, hanno tanto non solo di inquietante ma anche di desolante: solitudini sommerse, desideri disperati, relazioni mercenarie, tradimenti, interesse e sfruttamento. L’unico indagato – si badi bene, indagato, e dunque innocente fino al terzo grado di giudizio – è un immigrato senegalese, Louis Dassilva, 34enne, quindi molto più giovane delle due altre due donne protagoniste: la moglie di lui, Valeria Bartolucci, e l’amante, Manuela Bianchi, 54 anni, indagata per favoreggiamento, le quali erano non solamente vicine di casa, abitando nello stesso stabile, ma anche amiche. Pierina era la suocera dell’amante. Già questo è un groviglio degno di una sceneggiata tragica e paradossale, ma perfettamente reale.
Secondo l’accusa, il giovane temeva che Pierina potesse aver scoperto la relazione extraconiugale con la nuora e che potesse far saltare il castello di convenienze costruito con astuzia. È questo lo scenario che emerge: incontri clandestini avvenivano nel palazzo stesso, quando la moglie di Dassilva dormiva e lui si infilava nel letto dell’altra. Il tutto in un microcosmo sociale che rivela ben più di quanto non si voglia dire.
Pierina è morta. Una donna, un’anziana, accoltellata più volte a morte forse per proteggere un sistema di convenienza sentimentale e (soprattutto) economica. L’indagato, infatti, pare mantenesse la famiglia in Africa, inviando soldi regolarmente e non potesse permettersi di perdere la consorte italiana, la quale gli garantiva una certa sicurezza. Ed è qui che si apre una riflessione scomoda.
Esiste un aspetto della sessualità femminile e del rapporto donna-uomo di cui nessuno parla: anche le donne sfruttano sessualmente e sentimentalmente, proprio come gli uomini. Insomma, lo stereotipo del maschio bavoso, vecchio, grasso che si mette con la femmina più giovane potendole assicurare una forma di agiatezza materiale esiste, ma esiste anche il suo corrispettivo femminile, proprio come esiste la prostituta ed esiste anche il prostituto, o comunque un soggetto, che può essere sia maschio che femmina, il quale, per mero opportunismo, si accompagna e copula con un altro individuo, ponendo la convenienza al di sopra del sentimento.
Dunque, anche le donne, in mancanza di attenzioni da parte degli uomini italiani, finiscono per cercare compagnia in giovani immigrati, spesso africani, che fanno del proprio corpo un mezzo di sostentamento, uno strumento per godere di un tetto, di risorse, di comodità.
È questa una forma diffusa di prostituzione maschile, di cui non si parla proprio perché riguarda l’inviolabile e sacro universo femminile. Eppure si tratta di un fenomeno noto nei Paesi in via di sviluppo, dove orde di turiste sessuali occidentali, anziane e non avvenenti, vanno in cerca di carne fresca, attirate anche da certe dicerie libidinose. Ed è anche un fenomeno che ormai si è trasferito pure da queste parti, ossia in Italia, dentro i condomini, come quello di via Del Ciclamino, a Rimini, nelle case di ringhiera, nei quartieri popolari, nei salotti rispettabili.
Perché se un uomo va con una ventenne, si grida allo scandalo, al patriarcato, ma se una donna, grassa, anziana, delusa dalla vita, “si consola” con un ragazzo con vent’anni di meno e un passaporto straniero, allora diventa un atto di liberazione, di “emancipazione”? Perché nel primo caso si parla di sfruttamento e nel secondo di amore? Peccato che spesso l’amore non c’entri un bel niente: lui cerca una via di fuga dalla miseria, lei cerca un surrogato di affetto e sesso. Un baratto triste e perverso, in cui i corpi diventano moneta e l’anima si perde.
In questa vicenda grottesca, nessuno ha il coraggio di porre in luce il vero nodo: siamo davanti ad un triangolo malato, fatto di bisogno, dipendenza, bugie, sfruttamento, coltelli piantati alle spalle in senso figurato e anche metaforico, dove due donne, non avvenenti e con nessuna chance di accompagnarsi ad un uomo più giovane che non sia un africano disperato, si contendono il ragazzo che sfrutta entrambe. E poi c’è la malcapitata, Pierina, la suocera dell’amante che finisce ammazzata per questo pericoloso gioco di perversioni morali, forse perché ha capito troppo.
Altro che razzismo. Qui siamo di fronte alla negazione del rispetto, dell’amore, della dignità. Ma se l’uomo è nero e le donne sono bianche, non fighe e in là con gli anni, allora si tace. Perché la verità fa paura soltanto quando non è ideologicamente conveniente né politicamente corretta.