Oggi Nicola Morra, senatore del M5s nonché presidente della Commissione Antimafia del Senato, oggi ha dedicato un post su Twitter al leader della Lega Matteo Salvini. Ha pubblicato una foto di Salvini intento ad addentare un panino e ha scritto: “Siccome l’uomo è ciò che mangia, se l’uomo mangia male vive male”. Questo è il livello della dialettica grillina contro l’opposizione.

Di certo le gaffe ripetute di Morra non dipendono da ciò che mangia. Ricordiamone qualcuna per farci quattro risate. La scorsa estate il cinquestelle, ex professore di filosofia nelle scuole superiori, ha esultato sempre su Twitter per la notizia del sequestro di beni per un valore di 7 milioni di euro disposto dalla DDA di Messina nei confronti di un imprenditore locale e lo ha fatto nel suo solito modo: attraverso una dotta citazione. Peccato che abbia confuso Giovanni Verga con Luigi Pirandello. “Non c’è soddisfazione più grande che togliergli la roba, pirandellianamente parlando”, aveva digitato il “dotto” grillino.

Allorché il 14 novembre del 2018 fu eletto presidente della commissione parlamentare antimafia, il cinquestelle sul suo profilo Facebook diede la notizia nel modo (stucchevole) in cui gli riesce meglio, ossia (ancora una volta) mediante un’aforisma. Stavolta ad essere tirato in ballo, considerata la materia, non è stato il solito Aristotele – pace all’anima sua -, bensì il magistrato Paolo Borsellino, ucciso dalla criminalità organizzata in via D’Amelio a Palermo il 19 luglio del 1992. “Dobbiamo far trionfare definitivamente quel fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”, ha digitato il senatore.

Il 19 luglio del 2013 l’esperto di anti-mafia si era reso autore di una gaffe nell’aula del senato, quando aveva ricordato il magistrato ucciso da Cosa Nostra chiamandolo con il nome del fratello Salvatore, che è vivo e vegeto. Poca roba, si potrebbe obiettare. Del resto, data l’accozzaglia di nomi che Nicola ha nella testa e nelle tasche, può capitare di confondersi.

Di certo, però, non può essere archiviata come mera dafaiance quella del 2015, quando Morra, oratore da “baci Perugina”, espresse dure perplessità riguardo la candidatura del palermitano Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, bocciandola. “Proviene simbolicamente da una tradizione che in relazione alla mafia ha tanto da chiarire e farsi perdonare”, osservò il professorino, il quale non sapeva che Piersanti Mattarella, fratello maggiore di Sergio il 6 gennaio del 1980, allorché era presidente della Regione Sicilia, fu ammazzato dalla mafia sotto gli occhi di moglie e figli su ordine del boss Totò Riina.

Fa accapponare la pelle il fatto che tre anni dopo Nicola sia stato addirittura posto alla guida della commissione anti-mafia. Avrebbe dovuto essere giudicato quantomeno “impresentabile” per questa dichiarazione che, da un lato, rivela come Morra di criminalità organizzata non sappia un bel niente; dall’altro, fa sorgere il lecito sospetto che nella mente del senatore alberghino inquietanti pregiudizi. Oltre che un po’ di confusione.

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