Giornalisti e politici di sinistra ora attaccano l’opposizione e in particolare Matteo Salvini nonché chiunque non si pieghi al pandemicamente corretto, ossia a quella narrazione che vuole l’Italia in uno stato perenne di emergenza a causa del coronavirus, per proteggerci dal quale dobbiamo evitare abbracci, indossare mascherine al chiuso e all’aperto e affidarci al premier Giuseppe Conte.

Non si comprende come questi individui bizzarri, che istigano il popolo alla paura, possano conciliare la convinzione che l’epidemia non sia affatto passata, anzi tornerà con maggiore virulenza, e il convincimento che accogliere infetti da Africa ed Asia non costituisca un rischio per gli abitanti della penisola, sebbene i nostri ospiti indesiderati alla prima occasione fuggano dai centri di accoglienza eludendo il sacrosanto obbligo di quarantena.

Eppure questi stessi soggetti che ora si scagliano contro il tenore Andrea Bocelli, che parla di rinascita e di quanto si sia sentito soffocato durante il periodo di isolamento, e contro Matteo Salvini quando tiene la mascherina abbassata o si rifiuta di indossarla, sono gli stessi che mesi addietro ci spiegavano tutti i santi giorni che il virus non esiste, che il vero virus è quello della paura, che l’ex ministro dell’Interno afferma boiate, che non sussite alcuna possibilità che il corona possa varcare le frontiere italiane e che in fondo non è nulla di preoccupante, niente di più che una banale influenza.

Il 31 gennaio Carlo Lucarelli, invitato ad intervenire su La7 in merito ai timori nei confronti dell’epidemia che potrebbe estendersi al di fuori della Cina, sostiene la solita banalità trita e ritrita che si urlava ovunque in quei giorni: “Il virus della paura è pericoloso e si diffonde con l’ignoranza”. Sullo sfondo campeggiava l’immagine di un post del capo del Carroccio, su cui si leggeva: “Il mondo chiude le frontiere e il governo italiano le spalanca”. Criticando Salvini, Lucarelli osserva: “Arriva qualcuno, ti mette tutto insieme e ti costruisce un romanzo horror, qualcosa che arriva da non sai dove, che non conosci, che ti porta qualcosa che è una grande minaccia. Questa è una cosa che si racconta molto bene, un bellissimo romanzo horror”. Peccato che il romanzo horror si sia in seguito rivelato profetico, dato che si è realizzato compiutamente ciò che aveva previsto il centro-destra.

E poi c’è Selvaggia Lucarelli, quella che a marzo si lamentava che le scuole fossero chiuse, ché tanto suo figlio se ne stava comunque in giro con gli amici e lei non capiva il senso di non mandare in classe i ragazzi. Il 30 gennaio dichiarava su La7, nel programma Piazzapulita: “Mi chiedo cosa c’è di razionale in tutto questo. Il problema è ricondurre il pericolo – poi possiamo discutere quanto sia grande e degno di considerazione – , non ad un’area geografica ma ad razza, che è la cosa più becera che possa esistere. Di cosa abbiamo paura, dell’involtino radioattivo, cosa temiamo? Tutto è fortemente irrazionale, nonostante sia così la verità è che le persone hanno paura. Stamattina sono stata svegliata da un messaggio di uno dei miei più cari amici, persona intelligentissima, preparata, che mi ha inoltrato un messaggio su WhatsApp di uno che dice che il virus si sta propagando dalla Cina e che è stato creato in un laboratorio. Ho detto scusami ma chi te lo ha mandato, mi ha risposto che gli è arrivato dalla chat del fantacalcio”.

Insomma, il coronavirus non rappresentava un rischio sanitario, ma un cavillo di Salvini per esortare all’odio e al razzismo.

Quella fu la celebre serata degli involtini primavera offerti da Corrado Formigli agli ospiti con queste parole rivolte al pubblico: “Siate razionali, crediate nella scienza, nelle persone di buonsenso perché il virus passerà”. Insomma, non fidatevi di quel bruto di Salvini. E poi tutti a divorare cibo cinese davanti all’obiettivo della telecamera, banalizzando una importante tematica inerente alla salute pubblica.

Tra un boccone e l’altro Lucarelli lancia una perla di saggezza estrapolata da un film: “Per ammalarsi basta entrare in contatto con la malattia, per spaventarsi entrare in contatto con una bufala. Stiamo attenti alle false informazioni e alle fake news”. Dopo pochi giorni si è capito che le bufale erano le affermazioni spacciate per grandi verità vomitate quella sera proprio in quello studio televisivo.

E poi ci furono gli appelli sui social da parte del sindaco di Milano Beppe Sala, del primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori, del segretario del Pd Nicola Zingaretti. Spingevano la gente ad uscire, a non avere paura, ad abbracciare chi tornava dalla Cina, perché il coronavirus non era nulla di preoccupante.

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