La storia di M49 assomiglia sempre di più ad una vera e propria saga, in cui non mancano i colpi di scena nonché i gesti eroici di quello che credevamo al principio essere un semplice orso. Il mistero si infittisce intorno a questa creatura mitica che, acciuffata la prima volta nel luglio del 2019 e rinchiusa nel Centro faunistico del Casteller, in provincia di Trento, dopo qualche ora era riuscita a scappare dalla sua prigione valicando addirittura un alto recinto elettrificato.

Da quel momento era cominciata per Papillon (nome del celebre galeotto evaso dalle prigioni della Guyana francese), così è stato ribattezzato il plantigrado più ricercato in Italia (forse nel mondo), una fuga durata la bellezza di 9 mesi, trascorsi con i forestali alle calcagna, intenzionati a riportare l’orsacchiotto dietro le sbarre. Cosa che di fatto è accaduta a fine aprile, quando la bestia, che ha circa 4 anni e pesa 167 kg ben portati, è stata catturata nel vicino Alto Adige, dove probabilmente era sicura di campare tranquilla, e trasportata nella vecchia e angusta cella. Da quel giorno M49 aveva preso a recitare una parte, quella del cucciolo arreso, assolutamente non intenzionato a darsela a zampe levate, quasi lieto di starsene beato in cattività, castrato e imbottito di farmaci tranquillanti. Poi abbiamo scoperto che ci prendeva per i fondelli.

L’indole ribelle, il carattere indomito, l’amore per la libertà non erano affatto sopiti sotto quel morbido petto. Papillon architettava nottetempo una nuova fuga, prestando attenzione ai minimi dettagli, scegliendo il punto idoneo da cui squagliarsela, proprio quello in cui le telecamere di sorveglianza – guarda caso – non erano presenti. Quindi, calate le tenebre, un dì dello scorso luglio ha messo in atto il suo meticoloso piano e, dopo avere sfondato più di una recinzione, resistendo alle scosse elettriche che ne hanno percosso il corpo torturandolo, il plantigrado è sbucato fuori dalla struttura in cui da tre mesi era detenuto senza colpe. Ha fatto ancora parlare di sé tv e giornali, lasciando a bocca aperta tutti quanti. C’è chi ha gioito, c’è chi invece si è sentito fregato, preso in giro da un cucciolo che evidentemente è più intelligente di noi.

Adesso M49 ne ha compiuta un’altra delle sue. Forse questa è ancora più esilarante. In queste settimane i forestali ne hanno monitorato gli spostamenti, in quanto l’animale stavolta era stato munito di radiocollare. In certi punti il segnale era debole, a causa della mancanza di copertura di rete; in altri, più chiaro. Coloro che avevano il compito di metterlo nel sacco erano convinti che Papillon fosse spacciato poiché facilmente individuabile attraverso il sistema di geolocalizzazione. Pure questa volta si sbagliavano di grosso.

“Il 19 agosto, alle ore 14, il collare ha inviato parecchie posizioni, anche del giorno precedente, confermando la posizione a monte di Malga Val Ciotto”, si legge su un comunicato diramato dalla Provincia di Trento. E ancora: “Nella mattinata del 21 agosto è stata effettuata una verifica tramite radio vhf: il collare emetteva segnale di mortalità e quindi è stata eseguita una ricerca sul posto”. Insomma, le guardie erano sicure che M49 fosse morto e che, giunte sul posto, avrebbero trovato il pelosone riverso su un letto di foglie, ormai incapace di svignarsela, di reagire, di sottrarsi. Si sarebbe conclusa in questa maniera la vicenda dell’orso più determinato del globo. Invece no. Pervenuti nel baricentro da cui proveniva la spia, i forestali hanno visto sì il radiocollare ma non chi lo aveva indossato fino a poche ore prima. Immaginando le loro facce deluse e sconcertate non possiamo fare a meno di ridere e nutriamo il sospetto che lassù, nascosto da qualche parte tra la fitta e impenetrabile boscaglia, pure Papillon stia sghignazzando allegramente lisciandosi i lunghi baffi.

Come diavolo sia riuscito M49 a sfilarsi la collana resterà un enigma. Del resto, sono tanti i quesiti irrisolti riguardo questo splendido esemplare, le cui virtù di astuzia e caparbietà seguitano ad affascinarci facendoci intuire che ne sappiamo ancora davvero troppo poco circa gli orsi. I quali ci hanno dato prova di essere migliori di noi.

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