Chissà quanto deve avere sofferto Matteo Renzi allorché da leader decaduto, bocciato dall’elettorato insieme al referendum costituzionale, dovette – suo malgrado – ridimensionare ambizioni, progetti, programmi, parcheggiandoli in cantina ad ammuffire per un tempo indefinito. È strano ma insensibili come siamo ce ne accorgiamo solamente oggi che l’uomo ha incassato la sua prima rivalsa. La caduta spacca le ossa. Più in alto si sta e più danni arreca. Aveva annunciato il ritiro dalla politica nell’autunno del 2016 nel caso in cui la sua riforma fosse stata respinta dagli italiani, eppure l’ex premier restò attaccato alla segreteria del Pd come una cozza allo scoglio, consumando le ultime speranze di ripresa fino alla batosta finale: le elezioni del 4 marzo 2018. “Abbiamo perso, faremo ciò che ci hanno chiesto gli elettori: staremo all’opposizione”, aveva dichiarato un mesto ed irriconoscibile Matteo all’indomani del voto, risultando all’improvviso addirittura gradevole, proprio lui mister Antipatia. Che limite per un politico: piacere soltanto da battuto! Oggi scopriamo che era tutto un bluff, che forse già quel dì Renzi, il quale voleva farsi credere fuori gioco non solo dagli avversari ma persino dai suoi stessi compagni di partito, meditava e studiava e preparava e pianificava con pazienza e meticolosità il suo ritorno, seduto sulla sponda del fiume, in attesa del passaggio dei cadaveri dei nemici.

Lodevole la sua pazienza ma ancora di più la sua astuzia. Vorremmo stringergli la mano e congratularci. Disamorato com’era, avrebbe potuto divorziare prima dal partito democratico, tuttavia ha preferito farlo allorché la sua presenza è diventata indispensabile, ché così c’è più gusto. Sembrava condannato alla damnatio memoriae, invece ieri, all’unisono, le prime pagine dei quotidiani erano dedicate a lui e nei dibattiti televisivi così come sui social network non si parlava che di Matteo Renzi e dei suoi oscuri intenti travestiti da buone, buonissime, intenzioni: farà o non farà cadere il BisConte? Staccherà o non staccherà la spina all’esecutivo? Egli sorride divertito e con il piglio innocente di uno boyscout che a suo dire si appresta a mettere lo zaino in spalla per intraprendere una nuova avventura, sospira: “Ma ti pare? Ma se sono stato io ad attaccarla la spina, che faccio ora, la stacco? Suvvia”. Lo guardiamo con sospetto. Muti. In fondo, ci ha già fregati una volta o più di una. Anzi, ha fottuto un po’ tutti. A coloro che pensavano fosse scemo, Matteo si è procurato di fare giungere un cortese telegramma: “Gli scemi siete voi”. Ha fatto bene. Ognuno ha il diritto di togliersi i sassolini dalle scarpe. In quella che definisce “casa simpatica”, ossia nella sua Italia Viva, Matteuccio la fa da padrone, è lui a comandare. Finalmente l’ex sindaco di Firenze può ritornare ad essere tutto ciò che gli preme essere: un leader, sebbene di un partitino appena nato (forse prematuro), che per ora non ha preso neanche un voto da parte del popolo sovrano ma che pure conta una quarantina tra deputati e senatori. Chi se ne importa?! Bastano per rendere inquiete e sudate le notti, ed anche i giorni, del premier Giuseppe Conte nonché di Gigino Di Maio, Zingaretti, ministri, parlamentari della maggioranza e persino dell’opposizione, quelli, per intenderci, che hanno dato la fiducia al Conte bis pur di non svitarsi dallo scranno. Renzi lo sa e non dubitiamo che farà di tutto per essere il più crudele possibile, senza mai abbandonare i toni amorevoli e pacati, senza mai smettere di garantire ai suoi inermi succubi che non ha nessuna intenzione di farli saltare in aria, li coccolerà, li accarezzerà, li vezzeggerà, intanto li terrà per la coda. Non vorremmo essere al loro posto. Tuttavia, ben gli sta, quel posto lo hanno voluto a tutti i costi, o no? Sono stati essi stessi a mettersi in trappola, nella smania di assicurarsi titoli e nomine, non hanno scorto il pericolo che li attendeva al varco, al varco di Palazzo Chigi, è evidente. La sete di potere appanna la vista. È la cupidigia ad essere cieca, non la fortuna. I cinquestelle hanno sempre continuato a ripetere, persino allorché si sono accoppiati con il Pd: “Mai governeremo con Renzi”. Ed ora, infatti, essi non governano con Matteo, eppure sono governati da Matteo, il quale ha fatto loro scaccomatto. Nemmeno il campione di scacchi Davide Casaleggio è riuscito a prevedere codesta diabolica mossa.

Da sottovalutato quale è stato, Renzi, che ha annunciato di voler debellare il salvinismo, adesso deve scongiurare un rischio: quello di sottovalutare a sua volta l’antagonista fondamentale, ossia il leader della Lega Matteo Salvini, che ritiene “sconfitto”. Quest’ultimo è alla guida del partito più vecchio rimasto sulla scena e ha un elettorato esteso e consolidato, che continua a crescere nei sondaggi. Se il peso negoziale del toscano è ingente, quello politico del lombardo è schiacciante.

Quindi, Renzi, stai sereno. Ma non troppo. 

Articolo pubblicato su Libero del 19 ottobre 2019

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