Accogliere migranti e mantenerli non soltanto non è un dovere, come la sinistra ci vorrebbe fare credere, ma è addirittura un lusso che non possiamo permetterci. Tanto più oggi, sia perché stiamo attraversando un periodo di crisi, destinata ad approfondirsi nei prossimi mesi, sia perché l’accoglienza è diventata più salata proprio a causa della pandemia.
Ai costi standard di vitto e alloggio a cui i contribuenti fanno fronte da lustri occorre aggiungere adesso quelli relativi all’assistenza sanitaria, che comprendono esami clinici (ripetuti più e più volte), cure mediche, farmaci. A queste uscite vanno sommate le spese per la sorveglianza 24 ore su 24 da parte dei militari delle strutture in cui vengono ospitati gli extracomunitari, i quali, qualora violassero l’obbligo di isolamento, diffonderebbero il contagio in una Italia ammaccata che ha da poco superato la tempesta.
Ci sono poi le navi-quarantena, a cui l’esecutivo intende fare sempre più ricorso in seguito alle proteste che in questi giorni hanno infiammato le regioni meridionali, le quali si oppongono allo sbarco sul loro territorio di individui contagiati, quindi vettori di infezione.
Ieri il ministero dei Trasporti ha pubblicato un avviso per la “presentazione (entro le 24 del 16 luglio) di manifestazioni di interesse per il servizio di noleggio di unità navali battenti bandiera italiana e/o comunitaria funzionali all’assistenza e sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi nell’ambito dell’emergenza relativa al rischio sanitario da agenti virali trasmissibili”.
Tutto questo ambaradan significa che chi ci governa non ha alcuna intenzione di arrestare l’invasione del Belpaese condotta da soggetti che provengono da Stati in cui non è in corso alcuna guerra ma dove dilaga il corona. La spesa prevista per la permanenza a bordo di 285 persone, di cui 250 migranti, per un periodo di 101 giorni, è pari a 4.037.475 milioni più Iva. Si tratta quindi di 40 mila euro al dì, 160 euro per migrante, mentre gli italiani soffrono miseria e disoccupazione.
A questi costi bisogna unire i 310 milioni di euro che il Viminale ha stanziato in questi giorni al fine di rafforzare il programma necessario per i funzionari volto ad attivare l’iter di riconoscimento della cittadinanza italiana. In questo caso non è stato fatto alcun tipo di bando pubblico.
Non è tutto: ci sono pure i 7 milioni di euro per affidare ai mediatori culturali progetti contro la vulnerabilità sociale e psichica degli immigrati e per impartire loro le basilari regole per la cura della salute. Mettiamoci anche i 110 milioni per la proroga di una parte dei progetti Siproimi (sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) e i 102 milioni per le organizzazioni no-profit (per fortuna sono no-profit) che localmente si occupano di integrazione.
Non dimentichiamo i tamponi. Eseguire il test per verificare la positività o meno al Covid-19 nel privato comporta al cittadino un esborso di circa 100-120 euro, però ai migranti provvediamo noi, ovvio. Tenendo conto di un importo medio di 62 euro ad esame (nel pubblico), sottoporre al test del tampone soltanto i 2.422 migranti giunti sulla nostra penisola nei primi 14 giorni di luglio ci è costato ben 150 mila euro. Peraltro l’esame sui positivi va ripetuto più di una volta per accertarne la guarigione.
Tirando le somme, aprire le braccia a chi pretende di insinuarsi in Italia produce un onere economico immediato di oltre 533 milioni di euro. Cifra che lievita ogni giorno per effetto degli incessanti sbarchi.
È bene ricordare che oltre un milione e mezzo di famiglie permane in una situazione di disagio abitativo grave o acuto, eppure il governo Conte si preoccupa di fornire un tetto ai cittadini provenienti clandestinamente dai altri Stati, nei quali il coronavirus imperversa in maniera incontrollata.
Molti lavoratori da marzo aspettano – ancora – i soldi della cassa integrazione, eppure l’esecutivo racimola le risorse per organizzare corsi di igiene e salute destinati agli extracomunitari.
Agli italiani che manifestavano sintomi nonché ai parenti conviventi delle vittime veniva negato il test del tampone in piena pestilenza poiché era indispensabile contenere le uscite della sanità, eppure per i migranti non badiamo a spese. Avanti tutti.
Benvenuti nel Paese della cuccagna.