Rannicchiato ed arreso su un lembo di asfalto innevato della strada statale 107 che collega Cosenza e Crotone tagliando l’altopiano della Sila. Così lo ha trovato la notte di capodanno una giovane coppia che passava di lì e che è stata sorpresa da quel bagliore, da quegli occhi dorati e iridescenti che luccicavano come due diamanti gialli incastonati nel buio. Ritenevano si trattasse di un cagnolino, smarritosi nel bosco e pieno di paura. Ma, allorché i due si sono avvicinati, hanno capito di essere al cospetto del sovrano di quei luoghi, il temuto lupo, proprio lui, il cattivo delle fiabe, abile a travestirsi, a fingere, a trarre in inganno le sue prede al fine di divorarle senza pietà alcuna, proprio come fece – è cosa nota – con Cappuccetto Rosso e la sua nonna. Di lui se ne dicono da sempre di cotte e di crude. Si narra che sia astuto, famelico, che stermini intere greggi e sia il terrore dei pastori. Eppure il lupo è un animale mite e solitario, che non cerca grane e non costituisce un pericolo per l’uomo. Da quest’ultimo, semmai, è stato proprio il lupo a doversi difendere, penetrando i meandri più fitti della boscaglia, laddove non vi è il rischio di imbattersi nel temibile essere umano. Ad ogni modo, i due ragazzi non ci hanno pensato su due volte. Vedendo che la bestia non riusciva a muoversi e comprendendo che sicuramente era stata investita da un’automobile, hanno chiamato i soccorsi. Ad intervenire sono state le forze dell’ordine, che hanno fatto in modo che il ferito fosse ricoverato in una clinica veterinaria privata della città di Cosenza, la VetLife, dotata di apparecchiature mediche per la rianimazione. Arvo, questo è il nome (derivato da un lago della Sila) che Antonino Marcianò, veterinario esperto di animali esotici e selvatici, ha dato al lupo, il quale “mostrava il tipico atteggiamento di chi ha subito un grave trauma cranico, e a questo si aggiungeva una contusione midollare. Non ha opposto alcuna resistenza, era semicosciente e per un giorno e mezzo ha avuto crisi convulsive”. Marcianò non ha avuto dubbi fin dal principio: l’esemplare che aveva davanti, di un anno ed otto mesi di età e dal peso di 40 kg, presentava le principali caratteristiche del lupo appenninico. A confermare la purezza del sangue è stato il test del dna. “Codesta specie negli anni Settanta era quasi estinta, soprattutto perché poteva essere cacciata legalmente. Avevamo in Italia meno di 100-150 unità, ma oggi i lupi sono in espansione. Il fatto che vengano investiti significa che sono copiosi”, dichiara il veterinario, che rassicura: “Nessun timore. Non aggredisce se incontra escursionisti”. Le bestie selvatiche sulla penisola, e non solo, prosperano e godono di ottima salute: castori, linci, orsi marsicani, aquile. Sebbene sia diffusa la convinzione che il pianeta stia per collassare, persino l’orso polare, popolare icona del cambiamento climatico, non se la passa affatto male. “Attualmente la popolazione di orsi bianchi conta circa 33 mila esemplari, il numero più alto mai registrato”, specifica Marcianò.
In clinica Arvo ha trascorso otto lunghi giorni e, pure quando aveva ormai ripreso coscienza, non è mai stato aggressivo nei confronti di coloro che con amore lo hanno curato. Era come se capisse che quella gente lo volesse aiutare. Certo, come tutti, non gradiva le punture, eppure, allorché il dottore si avvicinava munito di siringa, Arvo si limitava ad esporre i denti affilati, senza ringhiare. “Il lupo vive in branco e ha rispetto della gerarchia. Avvertendo di essere in una posizione di debolezza, Arvo si sottometteva, sebbene fosse spaventato. Per i primi quattro giorni ha eluso il contatto visivo. Se lo fissavo, abbassava lo sguardo. Quando ha cominciato a fidarsi un po’, non sfuggiva più i miei occhi”, continua Antonino. Ma come è finito Arvo su quella strada? Quasi sicuramente stava attraversando quel sentiero insieme al suo branco quando è stato travolto da una vettura. I suoi compagni non hanno potuto fare altro che abbandonarlo al suo destino dato che non riusciva più a muoversi. Chissà quanto si sarà sentito perso e disperato! Invece poi il lupo è stato tratto in salvo proprio da colui che fino a qualche anno fa era il suo nemico: l’uomo. “È bene non istaurare un contatto prolungato con gli animali selvatici, circoscrivendolo a pulizie, terapie ed alimentazione, per evitare che essi si abituino alla domesticità. A tale scopo alimentavo Arvo con carne cruda di cinghiale. Avevo voglia di accarezzarlo, perché era tenerissimo, ma dovevo trattenermi”, dichiara Marcianò. Durante le ore diurne il lupo se ne stava buono buono nella sua gabbia, però, giunta la notte, diventava irrequieto, la sua indole di bestia notturna veniva fuori in modo dirompente, così Arvo si agitava, come se volesse correre libero verso le sue amate montagne ed ululare alla luna.
E finalmente è giunto il dì della liberazione. “Dopo averlo munito di radiocollare, lo abbiamo condotto in mezzo alla foresta, in un punto poco distante dal luogo in cui era stato raccolto, affinché gli fosse più agevole orientarsi e non finisse nel territorio di un branco rivale, che non lo avrebbe accettato bensì ucciso”, spiega il medico. Circospetto, con gli occhietti carichi di domande e di attese, una volta che la gabbia gli è stata spalancata davanti, Arvo non si è mosso. Non che non fosse felice di essere a casa, eppure era prudente. Poi piano piano ha poggiato le zampe anteriori sul tappetto di foglie, ha annusato l’aria fresca in cerca della direzione da prendere, quella che lo avrebbe riportato tra i suoi compagni, e trascinandosi dietro la coda bassa si è avviato nel cuore del bosco, non senza prima volgere un’occhiata di ringraziamento a chi lo aveva guarito, sfamato e riaccompagnato nel suo habitat. Il radiocollare ha permesso nei giorni successivi ai medici di monitorare gli spostamenti di Arvo ed accertarsi delle sue condizioni. Grazie a questo strumento sappiamo che Arvo dopo due giorni ha ricominciato a cacciare lepri, cinghiali e caprioli, i ricercatori che ne seguivano il percorso hanno infatti visto sulla neve le impronte sue e quelle di una preda. Nelle prime ore dal rilascio il lupo ha percorso ben venti chilometri e sempre di più in seguito. Nelle ore di luce si aggirava all’interno di un perimetro di poche decine di metri, in quelle notturne, invece, macinava lunghe distanze. E poi il miracolo. Il settimo giorno dal reinserimento in natura, dopo infiniti pellegrinaggi in solitudine, Arvo ha ritrovato il suo branco, composto da circa 7-8 lupi, i quali lo hanno riaccolto tra loro. A volte le fiabe si concludono nel migliore dei modi: il lupo non viene ammazzato, bensì salvato. Tocca a noi scrivere il finale.
Articolo pubblicato su Libero l’8 febbraio 2020