Su un totale di 53.637 detenuti al 30 giugno 2021 (ultimi dati disponibili) a possedere un diploma di scuola media superiore o un diploma di scuola professionale sono 4.976, di cui 1.070 stranieri, ad essere laureati ancora meno: solo 569 ristretti, di cui 152 stranieri.

Si tratta di dati impressionanti che meritano senza dubbio alcune riflessioni. I nostri istituti di pena sono sovraffollati e in tanti ritengono che sia necessario costruire nuovi spazi, ossia nuove strutture. Ma è davvero questa la soluzione al sovraffollamento che ci affligge? Sicuramente gli istituti vanno ammodernati, ristrutturati, considerato che le condizioni in cui versano i condannati (e pure i non condannati, visto che sono tanti coloro che permangono in cella nell’attesa del giudizio non solo di terzo ma anche di primo grado) sono terribili: mancano i riscaldamenti, le docce, l’acqua è fredda, in estate si soffoca, manca del tutto l’aria, i materassi sono consumati, distrutti, soltanto per elencare alcune delle problematiche diffuse. Tuttavia, edificando altre carceri avremo solamente altro spazio da riempire con i carcerati. Il nostro obiettivo invece dovrebbe essere quello di avere meno persone in gattabuia, quindi meno cittadini che delinquono.

I dati riportati ci fanno capire che l’istruzione costituisce un’ancora di salvezza contro la devianza, un antidoto infallibile, in quanto aumenta le chance di inserimento nel mondo del lavoro, accresce la consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri all’interno della comunità, favorisce l’inclusione sociale. Di contro, l’assenza di istruzione e di un titolo di studio spendibile sul mercato legale del lavoro induce troppo di frequente l’individuo ad intraprendere un cammino deviato che gli spalanca le porte del carcere, dal quale è molto probabile che entrerà ed uscirà per poi rientrarci per tutta quanta la vita.

Sappiamo che la didattica a distanza ha ulteriormente aggravato i tassi relativi all’abbandono scolastico. Tenere le aule sigillate per due anni ha generato notevoli danni e si stima che siano addirittura 200 mila i ragazzi che hanno deciso di dire addio alla scuola. Il green pass obbligatorio per varcare la soglia degli istituti scolastici non è una alternativa alla Dad, come ci raccontano i partiti che stanno al governo, bensì una ulteriore maniera per allontanare i fanciulli dal percorso formativo. Come prevede l’art. 34 della nostra vituperata Costituzione, “la scuola è aperta a tutti”. Il medesimo articolo sancisce non solo l’obbligo allo studio ma altresì il diritto, diritto che “deve essere reso effettivo dalla Repubblica”. Il Green pass obbligatorio per sedersi in classe è dunque illegittimo.

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