di Fabrizio Maria Barbuto
Sarà pur vero che, come sosteneva Schopenhauer, “più intelligenza avrai, più soffrirai”, ma da cotanto dispiacere ci si risolleva mietendo conquiste…
La società moderna, così improntata sull’esaltazione dell’immagine e sull’ostentazione di un’avvenenza adulterata, ha comunque trovato il modo di fare spazio ad un trend che di superficiale ha ben poco: la sapiosessualità. Termine utile a definire l’identità sessuale di coloro i quali, ai volumi scultorei di un bel corpo, preferiscono quelli di un bel cervello.
Mentre in una persona comune, l’impulso sessuale è risvegliato dagli aspetti morfologici (seni, cosce, glutei, bicipiti) dell’altro, nel sapiosessuale è indotto dall’intelligenza, la quale costituisce un fattore imprescindibile anche in caso di relazioni di natura carnale.
La gente storce spesso il naso dinanzi a chi sostiene di preferire il senno alla bellezza, ma nell’8% dei casi non si tratta di ipocrisia, e a confermarlo ci pensa un’indagine dell’Università Western di Crawley, in Australia, a cura del ricercatore Gilles Gignac, il quale afferma: «Molti studi hanno dimostrato che l’intelligenza è tra le caratteristiche più importanti nella scelta del partner, ma dubitavo che le persone potessero cercare partner particolarmente intelligenti».
E mai, come nel caso della sapiosessualità, vige l’insindacabile regola de “il troppo stroppia”: il quoziente intellettivo dell’ipotetico partner non deve infatti superare i 120 punti. Valicata questa soglia, la conoscenza diviene stucchevole, dottrinale e noiosa: gli iperdotati di encefalo, a letto non funzionano.
Occhio però a non giungere a conclusioni affrettate: non è detto che il sapiosessuale sia una persona intelligente, può darsi che si lasci irretire da quelle sfumature di sagacia e assennatezza delle quali si ritiene povero; ma succede anche che egli, per desiderare sessualmente l’altro, debba percepirlo alla sua medesima altezza sul piano intellettivo; l’aspettativa di giacere con lui diviene allora un imperativo: un acume spiccato – proprio come un corpo che affiora dalle trasparenze di un abito succinto – nel sapiosessuale accende il desiderio; anzi lo divampa!
All’indagine è stato dato riscontro grazie al contributo di 383 adulti sottoposti a un questionario da cui è emerso che, le qualità delle quali una persona dovrebbe essere dotata per affascinare, sono rispettivamente: gentilezza, intelligenza, personalità eccitante e l’essere alla mano. Insomma, tutto ciò che al giorno d’oggi, forse erroneamente, sembrava essere subordinato a connotazioni quali beltà e appariscenza. Le conclusioni appannaggio dell’ateneo australiano sono state che, l’8% dei giovani tra i 18 e i 35 anni, è sapiosessuale: una masnada di veri e propri disadattati verrebbe da dire in un’era in cui, l’interazione tra soggetti, ha luogo attraverso lo scambio di like e la divulgazione di immagini improntate sulla sola apparenza, a detrimento di una sostanza che passa in secondo piano.
Eterosessuali, bisessuali ed omosessuali: “sapiosessualità” è una categoria nella quale possono rientrare gli esponenti di ogni orientamento conosciuto. E perfino gli animali: come sostiene la Prof.ssa Lora Adair dell’Università di Lione, le bestiole di ogni specie sono orientate alla ricerca di compagni intelligenti, in quanto li considerano abili nel trovare cibo, riprodursi e sopravvivere.
Da oggi, al fine di accrescere i volumi del cervello ed incrementare il vostro sex appeal, servitevi dei libri come i culturisti, in palestra, si servono di pesi e bilancieri.
Il successo, a conti fatti, è assicurato.
Fabrizio Maria Barbuto
Articolo pubblicato su Libero il 9 giugno del 2020