Diritto all’accoglienza, diritto all’assistenza, diritto all’integrazione, diritto all’alloggio, diritto alla formazione linguistica, diritto di asilo, diritto alla protezione internazionale, diritto al lavoro, diritto al mantenimento, diritto alla cittadinanza, e chi più ne ha più ne metta. L’incipit petulante è necessario al fine di rimarcare un dato di fatto incontestabile: quando si parla di migranti, peraltro clandestini, ossia giunti illegalmente sul nostro territorio, si elencano soltanto diritti e mai i doveri e gli obblighi che coloro i quali intendano entrare in Italia e ivi campare sono tenuti a rispettare e adempiere.

Di contro, tuttavia, questa attenzione ai diritti e alle libertà non sussiste allorché in ballo ci sono non gli extracomunitari, bensì i cittadini del Bel Paese, ovvero i legittimi sovrani di una entità statale i cui confini sono stati erosi da una classe politica di sinistra la quale si è presa a cuore le sorti degli africani ultimi arrivati abbandonando gli ultimi del popolo italiano. Dunque, a proposito di migranti i progressisti blaterano in continuazione di diritti; a proposito degli abitanti dello stivale, invece, essi ciarlano esclusivamente di: limitazioni, obblighi, doveri, divieti. Sempre più stringenti e irrazionali.

Non stupiamoci quindi se i nostri ospiti indesiderati, sbarcati qui senza documenti e rigorosamente senza invito, non osservano neppure l’obbligo di quarantena e sfasciano i centri di accoglienza, li danno alle fiamme, aggrediscono gli agenti di polizia, sequestrano il personale delle strutture, spaccano vetri, letti, bagni e poi evadono e si disperdono sebbene positivi al corona o in attesa di conoscere l’esito del tampone. Per questa condotta occorrerebbe espellere seduta stante i ribelli, invece noi cosa facciamo? Li coccoliamo. E se gli immigrati si lamentano del cibo che viene loro regalato o della mancanza di wi-fi, noi ci scusiamo, intanto migliaia di famiglie nostrane non hanno i soldi per comprare il pane e la classe di nuovi poveri si rimpolpa giorno dopo giorno e crea lunghe code davanti alle mense della Caritas.

L’esubero di limiti e impedimenti che gravano sulle spalle degli italiani diventa fardello sempre più pesante e, contemporaneamente, in nome della battaglia al virus cinese, si assottigliano le nostre libertà fondamentali, Dpcm dopo Dpcm, di settimana in settimana, conferenza-stampa dopo conferenza-stampa. Quanto potremo reggere in queste condizioni?

Ristoratori, fornitori, cuochi e camerieri scendono in piazza e protestano in massa, da Nord a Sud, per la chiusura dei locali di sera. E l’esecutivo giallo-rosso cosa fa? Invece di dare ossigeno a persone stremate, impedisce loro di lavorare pure a pranzo, cosa che consentiva quantomeno a qualcuno di restare a galla, ammortizzando le ingenti perdite. Insomma, il governo con disinvolta leggerezza espropria i cittadini della proprietà di diritti inviolabili e, allo stesso tempo, non interviene tempestivamente con un equo indennizzo. Si discute di “ristori”, termine ambiguo che fa già presagire non una compensazione adeguata e proporzionata, così come prevede la legge in caso di espropriazione per pubblica utilità, piuttosto un contentino. Del resto, le risorse pubbliche mancano. Ecco perché il governo non avrebbe dovuto imporre la chiusura delle attività: gli sarebbe e gli sarà impossibile soddisfare con giusti risarcimenti (come prevede la legge) tutti i danneggiati, che saranno milioni.

Questa è la situazione tragica in cui versano gli italiani, vessati da misure coercitive, costretti a giustificare per iscritto i loro spostamenti e a non superare il portone da una certa ora in poi. Ben diversa è la situazione dei migranti che in migliaia in queste settimane di emergenza sanitaria stanno invadendo la Nazione. L’obbligo del distanziamento sociale non è, a quanto sembra, indispensabile negli hotspot dove gli sbarcati vengono stipati in attesa di essere smistati e distribuiti su tutto il territorio. Nessuno del governo che intervenga con risolutezza allo scopo di fermare questo scempio. Macché. Tutt’altro. Sono state allargate a dismisura le maglie della protezione internazionale al fine di includervi chiunque e sono stati smantellati i decreti Sicurezza per fare un dispetto all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, a spese di sessanta milioni di italiani. I quali devono stare “zitti e mosca”, attendendo con ansia e inquietudine le imprevedibili decisioni dell’altissimo e mai votato Giuseppe Conte.

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