Non so a voi, ma a me l’aria di quarantena o semi-quarantena mi fa venire voglia di verde. Non penso di essere l’unica a riscontrare tali effetti, tanto è vero che il fioraio sotto casa mia mi ha detto che oggi è stato un via vai continuo di clienti. Chi acquistava fiori, chi acquistava pianticelle. Pure io, spinta da tale impellente bisogno di natura, ho comprato una pianta, di cui però mi sono già scordata il nome. Ha grandi e robuste foglie di color verde scuro ai bordi, tonalità che diventa più chiara al centro. Mentre la portavo a casa avevo la sensazione di avere in braccio una creatura che si accingeva a fare ingresso nella sua nuova dimora. Ed è proprio così, poiché le piante sono vive: si alimentano di luce, aria, acqua, crescono, respirano, mutano.

L’isolamento a cui siamo stati costretti per mesi ci ho indotti a rivalutare la bellezza del vivere a contatto con la flora che in città, in appartamento, tra tonnellate di cemento e asfalto è quasi assente. Il verde è sinonimo di libertà. Ecco perché oggi più che mai compriamo piante o ci trasferiamo in campagna: abbiamo patito troppo gli arresti domiciliari con tanto di chiusura dei parchi durante il lockdown. La prospettiva di dovere subire ancora limitazioni alle nostre libertà ci deprime. Ma quel tocco di verde – chissà per quale miracolo – rappresenta un sollievo.

Anche gli astronauti si danno al giardinaggio allo scopo di resistere rinchiusi in un luogo angusto per mesi e mesi, peraltro lontanissimi dalla Terra, unico pianeta (ad oggi) che contenga vita. Il 16 gennaio del 2016 l’astronauta Scott Kelly pubblicò su Twitter dallo spazio l’immagine di un fiore, una zinnia, che indicò essere il primo mai cresciuto nello spazio. Notizia inesatta. Furono i russi, già nel 1982, i primi a coltivare a bordo della stazione spaziale sovietica alcune piante. Nel 2012, invece, l’americano Donald Pettit si prese amorevolmente cura di un girasole che sbocciò in orbita. Inoltre, è dal 2014 che gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale coltivano verdura tra le stelle.

Del resto, numerosi studiosi sostengono che dedicarsi al giardinaggio, così come tenere una pianta in abitazione e darle attenzioni, riduca lo stress e faccia bene all’umore.

È da fine settembre, dopo averlo lungamente meditato, che ho scelto di introdurre in casa il verde e in queste settimane ho compreso che non soltanto le piante abbelliscono e rendono più accogliente l’ambiente, ma altresì ci insegnano, allorché le curiamo, che qualunque essere vivente per restare in vita e svilupparsi necessita di amore. Né troppo né troppo poco. È questo sapere dosare la giusta quantità di acqua, di luce, di calore, di aria che dobbiamo apprendere. Amare non è dare troppo: se ad un fiore fornisci troppa acqua, marcisce e muore. Amare è dare tutto. Ma con equilibrio.

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