Se l’estate è la stagione dell’amore, lo stabilimento balneare è per vocazione la sua cornice o la sua scenografia, e non soltanto nei film di Carlo Vanzina. Esso costituisce l’ambiente ideale dove nascono flirt, innamoramenti, relazioni destinate a morire con la fine delle vacanze o a prolungarsi – perché no? – anche in inverno o addirittura per il resto della esistenza. E se non durano, in fondo, chi se ne frega? Siamo sinceri. Ciò che conta è viverle, abbandonando il convincimento sciocco, applicabile più ai beni di consumo che alle emozioni, che soltanto ciò che è durevole sia di buona qualità o abbia valore. Invece no. Vale pure ciò che è fugace, fuggevole, breve, caduco, ma che non dimenticheremo mai. Insomma, vale anche quello che non dura.

Per spiegare la genesi degli amori estivi si è scomodata persino la scienza. Gli esperti in camice bianco non hanno dubbi: qui Cupido non c’entra proprio un bel niente, piuttosto è tutta una mera e asettica questione di ormoni. Sì, avete capito bene anche voi romantici: ormoni, secrezioni. Le giornate diventano più lunghe, le temperature aumentano, la pelle si scopre, centimetro dopo centimetro, e gli ormoni galoppano, anzi impazziscono, ci mandano in panne il cervello, allora il cuore prende il sopravvento, si fa sentire, finalmente comanda, come piace a lui. E cominciano i guai…

Tuttavia, non è un po’ triste pensare che sia tutta colpa, o merito, delle ghiandole del nostro organismo se ci innamoriamo? Noi, infatti, non vogliamo crederlo. Punto. Noi intendiamo credere ancora in quel fattore inspiegabile che spesso definiamo genericamente con il termine “magia” il quale conduce due individui che di fatto non sono altro che estranei l’uno all’altro a sentirsi vicini, terribilmente vicini, talmente vicini da avere la sensazione di conoscersi da sempre, da prima di incrociarsi. Succede tutto l’anno. Ebbene sì. Nuovi amori sbocciano mentre altri si spengono trecentosessantacinque giorni del calendario, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Però in estate – ammettiamolo – innamorarsi è più agevole poiché si moltiplicano le occasioni di incontro e noi stessi sentiamo risvegliarsi nelle nostre profondità desideri, non solo lussuriosi, accantonati e sopiti.

La spiaggia è habitat simbolo della passione. Di giorno e di notte. Non solamente perché brucia, ma in particolare perché, dal secondo dopoguerra, ovvero dal boom economico, essa è luogo di socializzazione e aggregazione per ogni classe sociale, senza distinzioni, meta da raggiungere il prima possibile, non appena scattano le ferie. Questa non è una semplice regola, neppure una semplice moda né un semplice rito annuale. Per gli italiani, i quali soprattutto nel mese di agosto, oramai da decenni, si riversano sui litorali invadendoli come cavallette, diviene una sorta di comandamento: se non vai al mare non esisti; vai al mare quindi sei. E poi vuoi non innamorarti? Magari del vicino di ombrellone, o della ragazza incontrata in gelateria o del tizio che ti ha prestato il materassino.

Ed ecco ancora il quesito irrisolto e probabilmente irrisolvibile: per quale dannata ragione nella bella stagione ci innamoriamo più facilmente? Forse perché sappiamo che l’estate passerà in maniera rapida, essa vola e ci tocca coglierla insieme alle opportunità che ci offre, altrimenti occorrerà attendere il prossimo anno, per viverla, per vivere. Non è mica come l’inverno, che non si conclude mai, che è lento, pesante, faticoso, gelido, monotono. Quindi a giugno abbassiamo il freno a mano e spesso pure i freni inibitori. Il resto va da sé, è scontato, ovvio, logica conseguenza della nostra recuperata leggerezza: la capacità di vivere qui ed ora, senza affliggersi inutilmente per ciò che sarà o che potrebbe essere.

E poi le giornate diverranno sempre più corte, persino il mare ci stuferà, prenderemo a programmare settembre, il ritorno in città e in ufficio, faranno capolino nella nostra mente nuovi propositi, le serate diventeranno sempre più fresche, le farfalle nello stomaco avvertite qualche settimana prima saranno sostituite dalla gastrite dovuta allo stress post-rientro, la gente inizierà ad abbandonare le spiagge, si svuoteranno gli stabilimenti balneari, verranno smontati gli ombrelloni, riposte le sdraio, i saluti di benvenuto saranno sostituiti dagli arrivederci e qualche volta da dolorosi addii, forse quell’amore che ci sembrava per sempre tramonterà, come l’ultimo sole di un’altra estate in cui l’unico vero rischio da non correre è quello di non scottarci ancora una volta il cuore.

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