Curioso come soltanto un micio può essere, era sgattaiolato dal trasportino (rimasto aperto) mentre nessuno badava più a lui. I suoi amici umani erano appisolati, sapendolo al sicuro, e quello sembrava il momento opportuno per dare uno sguardo intorno, anzi no, proprio per andare a caccia di avventure, ché tanto si sarebbe mantenuto nei paraggi e non avrebbe perso di vista la sua postazione. Ossia quell’angolino del vagone del treno sul quale viaggiava, treno che domenica mattina è partito da Lecce per approdare a Torino.

Nonostante i suoi quattordici anni suonati, Grisù, gatto tutto d’un pezzo e dal folto mantello di pelliccia bianco e rossiccio, come tutti i felini che si rispettino non ha esaurito l’interesse nei confronti di ciò che lo circonda e, quando si trova in un posto nuovo, un desiderio irresistibile di esplorarlo lo coglie, sebbene il cuoricino palpiti forte forte nel petto. Come appunto quel dì, allorché Grisù, mentre era intento a vagabondare in su e in giù per le carrozze, rapito dalle luci, dalle ombre, dai rumori, dalla gente, che neppure si accorgeva di lui, è finito nelle grinfie del capotreno.

“Ehi, tu, brutta bestiaccia, cosa ci fai qui e come diavolo ci sei arrivato? E come osi viaggiare senza biglietto?”. Il povero micetto, sapendosi nel torto, non ha osato minimamente ribattere, si è fatto acciuffare, convinto che quel tizio, chiunque fosse, lo avrebbe riportato dai suoi proprietari. Presto sarebbe stato nella sua gabbietta e stavolta lì si sarebbe rintanato senza uscire mai più, tanto era stato il terrore. “Ora ti sistemo io, gattaccio. Di quelli come te, i furbacchioni come te, sai cosa ne faccio? Te lo dico io, anzi te lo mostro io adesso: tu scendi alla prossima stazione e non osare mai più salire a bordo gratis”.

Grisù muto, si è fatto piccolo piccolo. Ed ecco che il bolide rallenta, entra nella stazione di Pescara, si ferma del tutto, la porta si spalanca, giusto il tempo necessario per gettare fuori il micio come fosse un sacco dell’immondizia. E Grisù si ritrova all’improvviso completamente da solo, in un ambiente sconosciuto e gremito di insidie, disorientato, avvilito. Un felino anziano sbattuto giù da un treno, se non è una ingiustizia questa…!

Intanto il capotreno, soddisfatto per l’ordine e la disciplina che ha imposto e incurante delle sorti della bestia, la quale potrebbe finire schiacciata sotto il medesimo treno da cui è stato estromesso, o da un altro qualunque, si sfrega le mani e osserva il micio che con gli occhioni spalancati guarda impotente il treno allontanarsi, con dentro il suo carico di affetti che forse mai più rivedrà.

Quando i proprietari, quasi pervenuti a destinazione, si rendono conto che Grisù non è più nel trasportino e neppure sul treno, l’angoscia più cupa si impossessa di loro. Dove si sarà cacciato Grisù? Forse è stato rapito? Forse è saltato giù da un finestrino? Ma no, lui no, Grisù non è tanto ardito. Infine si scopre il misfatto: è stato il capotreno a sfrattarlo dal mezzo senza neppure accertarsi se il gattino, che dall’aspetto appariva domestico e tenuto bene, fosse o meno di qualcuno. Ma, anche se Grisù fosse stato un randagio, senza casa e senza famiglia, niente al mondo avrebbe potuto giustificare il comportamento crudele del capotreno, il quale ha messo in pericolo la vita di una bestiolina innocente abbandonandola in mezzo al nulla.

Per giorni e notti Grisù ha atteso sui binari della stazione di Pescara che i suoi proprietari andassero a recuperarlo. È rimasto piantato lì, a tratti fiducioso e a tratti disperato. Non si è mosso, se non di poco. E a giudicare dal pelo sporco e arruffato, dalla espressione terrorizzata e teneramente mesta, non deve essersela passata molto bene. È stato un dipendente di Trenitalia a individuare per caso il micione verso le ore 8 di venerdì. Grisù, risoluto a farsi scovare, se ne stava rannicchiato su un muretto della stazione centrale, alla fine del binario 8, e placido si riscaldava sotto i tiepidi raggi del sole del primo mattino. L’uomo ha allertato prontamente la polizia ferroviaria, la quale ha raccolto il micio, che non ha opposto resistenza, conducendolo presso i suoi uffici dove Grisù è stato rifocillato con acqua e cibo prima di essere restituito ai suoi familiari, i quali intanto, essendo a Pescara impegnati nelle ricerche, sono corsi subito a riabbracciare il gatto.

“Potevate fare prima, porco cane!”, avrebbe commentato il peloso protagonista di questa storia, con la pancia finalmente piena di crocchette. Che settimana di fuoco per Grisù, il quale tuttavia non è che alla sua prima vita. Gliene rimangono davanti altre sei.

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