Per gli antichi greci erano simbolo di purezza, gli ateniesi addirittura le veneravano. Platone era convinto che fossero reincarnazioni di eccelsi musicisti, i quali avevano smesso di mangiare per dedicarsi soltanto alla propria arte. Per Esopo invece rappresentavano ozio e vizio in contrapposizione alla virtuosa operosità delle formiche, che con lungimiranza trascorrono la bella stagione accumulando provviste a cui attingere nei mesi rigidi. Ed ancora oggi riteniamo che le cicale siano insetti quasi inutili, che vivono alla giornata e buttano via tempo prezioso cantando le loro monotone nenie. Non era d’accordo il poeta Giosuè Carducci, il quale rimproverava a Virgilio nonché a Ludovico Ariosto di averle definite noiose e lagnose. 

In effetti, si tratta di un ingiusto pregiudizio sedimentatosi nel corso dei secoli, poiché, in verità, brevissima è l’esistenza della cicala ed essa ne fa l’uso migliore: la attraversa con grazia e letizia, disperdendo nell’etere le sue melodie ed amando fino ad un istante prima di spegnersi per sempre. Essa non pensa al futuro e si dimentica persino di nutrirsi tanto è presa dal desiderio di frinire, ed il motivo è semplice: non le resta che il presente, che di norma ha la durata di circa un mesetto.

Ed intende goderselo. Prima ancora di risorgere dal terreno in estate nella sua forma ultima, la cicala, che predilige le regioni calde, in particolare le zone del Mediterraneo, vive da larva immersa nel sottosuolo, al buio, per diversi anni, che per alcune specie possono essere anche 17, attendendo con pazienza il momento in cui venire alla luce e spandere il suo canto, che altro non è che un richiamo amoroso.

Ad emetterlo sono i maschi, e lo fanno attraverso un organo stridulatore collocato all’interno della cavità addominale, che è una sorta di cassa di risonanza. Occorrono dei muscoli di ferro per fare vibrare con tanta potenza le membrane, ed in effetti l’apparato muscolare delle cicale è uno dei più potenti nel regno animale. Le femmine, che si lasciano ammaliare da codeste serenate, invece, sono solite sfregare le ali per rispondere agli spasimanti e farsi localizzare.

Purtroppo, tale suono risulta impercettibile agli esseri umani. È un rituale di corteggiamento che perdura inalterato da millenni: i maschi fanno il filo e ricorrono al romanticismo, le femmine si limitano a mostrarsi ricettive. Peccato che noi abbiano smarrito tali abitudini e che nel nostro pazzo mondo viga un po’ di confusione riguardo i ruoli!

Una volta scelto il partner, le cicale fanno l’amore stando a contatto per qualche minuto, 24 ore dopo le uova vengono deposte nella corteccia degli alberi, soprattutto di pini ed ulivi. Allorché le uova si schiudono, le larve cadono sul terreno penetrando fino alle radici degli arbusti, dove camperanno per alcuni anni prima di sfarfallare, ossia subire la metamorfosi da larva ad insetto e sbucare fuori, al fine di strimpellare, innamorarsi, riprodursi e subito dopo, nell’arco totale di 30 giorni, morire. 

Alcuni lamentano che le cicale siano diminuite ed in alcuni luoghi della nostra penisola siano addirittura estinte. Il loro cicalio non si ode più nelle serate estive e se ne sente la mancanza. C’è chi sostiene che le temperature eccessive dovute al riscaldamento climatico abbiano annientato codesti insetti, in verità da circa 200 anni il clima risulta inalterato, inoltre le cicale amano il caldo, quindi non si sa bene a cosa sia dovuta la loro sparizione. Forse che stanno semplicemente attendendo di sfarfallare sepolte nel sottosuolo? 

E se in Italia ne apprezziamo i concerti, in 112 Nazioni del resto del mondo, dove le cicale vengono cucinate e divorate, ne viene apprezzato il sapore. Sono circa due miliardi gli abitanti del pianeta i quali si cibano di insetti ogni dì. I nutrizionisti non hanno dubbi: anche le cicale sono fonte di proteine nobili, ferro, vitamine e minerali, non fanno ingrassare e giovano alla salute. E se state storcendo il naso domandandovi come diavolo sia possibile sgranocchiare anche solo un grillo saltato in padella, sappiate che un entomologo dell’Università di Wageningen in Olanda, Marcel Dicke, ha calcolato che ogni anno introduciamo circa mezzo chilogrammo di insetti adulti, uova e larve, mescolati nelle farine, nel cacao, nel caffè, nelle marmellate, nelle zuppe pronte, nei cibi in scatola e nelle salse, come il gustoso ketchup.

Come si dice, occhio non vede, cuore non duole. 

Riproduzione riservata

Articolo pubblicato su Libero del 21 agosto 2019

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