“Quando nel gennaio del 2007 mi comunicarono che sarei rimasta deturpata a vita, avrei voluto morire. Il mio viso era deformato, una escrescenza simile ad un corno mi cresceva sulla fronte, sottopelle avevo rigonfiamenti e depressioni. Ero diventata un mostro. Avrei voluto staccarmi la pelle. Ormai da anni convivevo con febbre, bruciori, infezioni, pruriti ovunque”, ci racconta Mirella Serattini, giornalista bolognese che nel febbraio del 2006 si era affidata ad un medico estetico della sua città per distendere le rughe naso-labiali con un prodotto a base di acido ialuronico, come egli stesso le aveva garantito.
In realtà, ad essere iniettato nel viso della donna era stato silicone liquido, sostanza vietata dal 1993.
“Sono invasa da questo materiale tossico che naviga nel mio corpo. Ce l’ho dappertutto, l’olio di silicone mi è arrivato agli occhi, al seno, alle ascelle, persino alle gambe, mi ostacola la circolazione, mi provoca dolori, infiammazioni croniche. Al danno estetico mi sono dovuta rassegnare, perché il silicone, una volta infiltrato, diventa tutt’uno con i tessuti, non si può rimuovere mai più. Il mio timore quotidiano è che si possano formare granulomi interni vicini agli organi primari come cuore, fegato e cervello, questo mi stroncherebbe all’improvviso”, ci confessa in lacrime la signora.
Per chi ha distrutto la vita di Mirella nessuna conseguenza: nel marzo del 2017 la Corte di appello di Bologna ha prosciolto per prescrizione tale medico, imputato per lesioni colpose gravissime e già condannato nel 2011 a 14 mesi di carcere in primo grado.
In Italia le danneggiate da silicone erano fino a circa due anni fa 100 mila, secondo i dati raccolti da Serattini stessa. Ma tali numeri aumentano quotidianamente, dal momento che tuttora individui privi di scrupoli, che si fingono medici o che effettuano trattamenti di medicina estetica o addirittura interventi di chirurgia plastica senza una specializzazione specifica, continuano a danneggiare inconsapevoli pazienti.
“Medicina e chirurgia estetiche sono fatte di un sottobosco di improvvisazione, che spesso sfocia nella delinquenza e nella mancanza di etica”, ci spiega Francesco Malatesta, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, il quale quasi quotidianamente riceve pazienti che presentano danni dovuti all’iniezione di silicone liquido. “Ad ogni angolo c’è sempre qualcuno che utilizza tale sostanza, pur essendo questa vietata. Alcune persone sanno di averlo, perché il medico le ha informate e sono state attratte dal fatto che tale materiale garantisse un risultato permanente. Altre, invece, ignorano di averlo nei tessuti”, continua Malatesta.
“Il silicone può creare granulomi, che si possono infettare e che vanno disinfiammate mediante l’uso di cortisone e rimosse attraverso incisioni, che lasciano cicatrici. Inoltre, esso si può muovere, creando mostruosità nonché invecchiamenti precoci”. Insomma, a tale sostanza non c’è scampo.
L’olio di silicone può manifestare i suoi effetti negativi anche a distanza di 20 anni. Mirella ha avvertito i primi sintomi allarmanti dopo circa tre mesi dal trattamento. “Avevo come dei chicchi di riso sottopelle. Erano dolorosi. Il medico mi rassicurò dicendomi che mi avrebbe somministrato un antidoto che avrebbe sciolto quegli accumuli. Questo materiale era cortisone. Da un lato mi iniettava questo per lenire l’infiammazione devastante, dall’altro lato continuava ad infiltrarmi altro silicone”, racconta Mirella, che subì questa specie di “cura” per ben sette sedute.
I chicchi diventano noccioline, poi ciliegie, poi palle giganti. La donna decide allora di rivolgersi ad altri medici. “Ma nessuno voleva intervenire, rimanevano sconvolti nel vedermi. Quando facevo il nome del medico che mi aveva fatto quelle punture, trasalivano”, continua Mirella, che si scontra con l’omertà presente anche nell’ambito sanitario.
Il calvario di Mirella non finirà mai. Ad oggi la donna, che in seguito a questi problemi di salute è rimasta senza lavoro, si è sottoposta, a sue spese, ad oltre 60 interventi funzionali per poter parlare e vedere. Dagli ultimi esami sono emersi gravi danni al cuore. Mirella sa che nome dare a quel male che ormai si è impossessato di tutto il suo corpo e che non le lascia tregua.
Nel 2011 la comunità scientifica internazionale ha riconosciuto una nuova sindrome autoimmune: ASIA, sindrome autoimmune (auto infiammatoria) indotta dagli adiuvanti. Essa è caratterizzata da sintomi aspecifici e comporta problemi alle vie respiratorie, stanchezza cronica, fibromialgia, artrite reumatoide, disturbi gastrointestinali, e altro ancora. “Sento di vivere in uno Stato che non garantisce giustizia alle vittime e che favorisce i colpevoli. Il ministero della Salute non ha ancora disciplinato la medicina estetica lasciandola campo libero anche per chiunque voglia guadagnare a scapito della salute altrui”, dichiara Serattini, che ha costituito da poco l’associazione “Valere”, che difende il diritto alla salute contro ogni abuso.
“Convivo con la solitudine e la rabbia”, ci confida Mirella, che ha ritrovato la forza di andare avanti in quella che ritiene la sua missione: sensibilizzare medici ed istituzioni, esortandoli a considerare il paziente non un numero, bensì una persona. “Non è facile per me mostrare il mio viso. Ma devo fare in modo che ciò che mi è accaduto non sia stato inutile”, conclude Serattini.