Stupisce poco che nell’anno della pandemia in Italia, così come nel resto del mondo, la parola più digitata sul motore di ricerca di Google sia stata “coronavirus”. Fatto quasi scontato. Mentre al quinto posto della classifica di Google Trends 2020 troviamo “nuovo dpcm”, al secondo posto “elezioni USA”, segno che gli italiani si sono interessati alle sorti di Donald Trump e della sua presidenza più di quanto abbiano fatto nei confronti di loro stessi, al nono ecco il termine “contagi” e al decimo “protezione civile”. Le nostre indagini erano state molto più frivole lo scorso anno quando tra le paroline record di click figuravano “Sanremo” e il nome del suo vincitore, il cantante Mahmood.

L’attuale presidente degli Stati Uniti compare anche nella lista delle persone da cui gli abitanti della penisola più sono stati incuriositi nel corso dei dodici mesi che ci siamo appena lasciati alle spalle, preceduto da Alex Zanardi e Silvia Romano. Il premier Conte invece è al quinto posto, seguito da Kim Jong-un, Boris Johnson, Kamala Harris e Rula Jebreal. Siamo rimasti colpiti dalla scomparsa del calciatore Diego Armando Maradona, come pure da quella dell’attore Gigi Proietti. Abbiamo partecipato altresì con commozione al trapasso di Ezio Bosso, Ennio Morricone, Sean Connery, Jole Santelli.

Nei lunghi mesi trascorsi agli arresti domiciliari abbiamo chiesto a Google come si coltivano pomodori, fragole, patate, zucchine, melanzane e persino l’avocado, seguiti da basilico, cetrioli, peperoni e insalata. Insomma, miravamo a conquistare la piena autosufficienza alimentare, anche perché – ammettiamolo – le lunghe file davanti al supermercato sono state tutt’altro che piacevoli e per un po’ siamo stati assaliti dal terrore di restare senza viveri, oltre che senza carta igienica, di cui abbiamo fatto incetta.

Abbiamo reperito sul web informazioni riguardo i modi migliori per fare il pane in casa, confezionare mascherine antivirus, produrre lievito di birra, diventato introvabile già pochi giorni dopo l’inizio della quarantena lo scorso marzo. Gli italiani hanno cercato addirittura soluzioni per fabbricare da sé l’amuchina. E, ossessionati dal timore del contagio, hanno domandato a Google: “Come fare il tampone?”.

Nel 2019, invece, quando eravamo più spensierati e mondani, ci interessava scoprire come fare: la domanda per diventare navigator, il cubo di Rubrik, la valigia, il nodo alla cravatta, il passaporto, i boccoli, lo chignon. E sulla rete studiavamo le mete per le vacanze, tra le più gettonate Zanzibar, Croazia e Sardegna, ma anche Caraibi e Maldive, e acquistavamo biglietti dei concerti di Vasco Rossi, Renato Zero e Tiziano Ferro, nonché della Finale di Champions League. Era tutto un altro mondo.

Nel 2020 c’è pure chi si è spinto oltre la coltivazione degli ortaggi sul balcone, prendendo appunti su come costruire un pollaio in casa, un barbecue, le zanzariere, un’incubatrice, una compostiera, una piscina, una libreria, una scarpiera e pure una fioriera.

La ricetta più digitata è stata quella della pizza, a seguire quelle del pane e dei cornetti, degli gnocchi di patate e del plumcake, delle crepes dolci e delle meringhe. La chiusura di bar e pasticcerie insomma si è fatta sentire alquanto.

Pandemia, Mes, Dpcm, congiunti, smart working, lockdown, Rsa sono tra i primi dieci vocaboli che ci hanno letteralmente mandato fuori di testa e di cui ci è stato oscuro il significato.

Tra i “perché” più ricorrenti: “Perché si chiama coronavirus?”, “perché in Germania pochi morti?”, “perché si muore di covid?”. E, infine, interrogativi davvero cruciali che ci hanno tolto il sonno quali: “Perché le scope stanno in piedi?”, o “perché i Ricchi e Poveri si sono separati?”.

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon