Sotto il cielo caliginoso della scorsa domenica, intorno alle ore 15:30, l’agricoltore settantaseienne Mario Locatelli è uscito dalla sua abitazione, sita a Casirate d’Adda, nella pianura bergamasca, allo scopo di fare tutt’al più due passi, nonostante i suoi problemi di deambulazione. Del resto, a quell’ora, in primavera l’aria si fa più piacevole e la campagna circostante è un richiamo di uccelli e uccellini, che sembrano cantare in coro o addirittura fischiettarsi reciprocamente tenerezze senza fine. Ne discende una sorta di pace nel cuore. E questo, in effetti, accadeva a Mario Locatelli, nato e cresciuto immerso in codesti paesaggi agresti che si finiscono con l’amare come sia ama la propria mamma.

Uno sguardo al tetto di nuvole e poi più in là, verso quell’ingorgo minaccioso di nubi che facevano presagire a Mario che a breve sarebbe venuta giù altra acqua. Meglio rincasare, dunque. Aveva percorso sì e no due centinaia di metri e stava per girare i tacchi e compiere il tragitto inverso quando ecco che l’uomo ha udito un disperato grido di aiuto. Alt. Mario si ferma. Tenta di capire l’origine di quella richiesta di soccorso. Non c’è dubbio, proviene proprio dalla vasca posta in prossimità della stalla che Mario e i suoi fratelli hanno dato in gestione. Senza pensarci su, con un groppo in gola, l’anziano, servendosi delle stampelle, si precipita in quel punto della proprietà e proprio sulla ferma superficie del lurido liquame scorge affiorare la testolina di un pulcino e ne intravede le ali bagnate e pesanti. Il piccolo corvo, quasi intrappolato com’è, è incapace di spiccare il volo, di tirarsi fuori dai guai in cui si è cacciato. E Mario, intenerito da quel cucciolo che vuole a tutti i costi vivere ed urla e brama salvezza, reggendosi su una stampella sola si sporge per afferrare, almeno con la punta delle dita, quella minuscola creaturina color pece.

Ogni tentativo è vano. Allora Mario, stavolta risoluto più che mai ad acchiappare il corvo e metterlo all’asciutto e rassicurarlo, si sporge di più, quasi si arrampica sul parapetto di cemento. È un attimo e l’agricoltore precipita nella vasca profonda tre metri e, mentre si dimena per provare in qualche maniera ad agganciarsi con le braccia al bordo della piscina per non essere inghiottito da quella melma, egli ha persino l’accortezza di non nuocere al pulcino, di non trascinarlo insieme a lui giù nel fondo. Nessuno sente nulla. Intanto Mario perisce, sotto gli occhi dell’uccellino che riponeva in lui le ultime speranze. E nell’animo dell’anziano non c’è quel pentimento che ci aspetteremmo, quello di essersi cimentato in una operazione tanto rischiosa pagando con la vita. In lui c’è il rimpianto semmai di non essere riuscito a tirare fuori il corvo.

È morto così Mario Locatelli, classe 1945, in una uggiosa domenica di maggio. E nessuno ha sentito nulla. Quando i fratelli si sono resi conto che Mario ancora non era rientrato, sebbene fosse ora di cena, e non era in giardino né nei campi limitrofi e infine hanno trovato una sola stampella proprio accanto alla vasca, hanno allertato i vigili del fuoco, ipotizzando quello che effettivamente era accaduto. Ciò che i familiari di Mario non avrebbero potuto immaginare però è che l’anziano ha perso la vita per salvare quella del minuscolo volatile. Sono stati i pompieri, i quali hanno recuperato intorno alle 21:30 il corpo del signore dal fondo della vasca, a ricostruire i fatti in seguito al ritrovamento del pulcino. Se ne stava immobile, esterrefatto, rassegnato, sulla superficie. Non aveva più la forza di pigolare e forse non ne aveva più neppure la voglia. Dal suo becco soltanto un tetro e intermittente sibilo.

Eppure il corvo è miracolosamente vivo. Ci rammarica che per preservare le sue penne un uomo, da oggi nostro eroe, abbia dovuto cedere la sua pelle e incappare in una morte tanto tragica e spietata. Mi vengono in mente le parole dello scrittore Dino Buzzati, anch’egli, come Mario, amante degli animali: “Basta che una cosa esista, anche se piccola, perché il mondo sia costretto a tenerne conto”.

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