di Fabrizio Maria Barbuto
“Non c’è odio e non c’è guerra quando a letto l’amore c’è” cantava Raffaella Carrà, ma quanta verità è contenuta in una strofa dal respiro così facilone? Tanta! Il sesso potrebbe essere una strategia per placare l’aggressività e i comportamenti violenti.
A confermarlo è una ricerca (pubblicata su Nature) del California Institute of Technology di Pasadena, grazie alla quale si è notato come i combattimenti ed il sesso mettano in moto i neuroni delle stesse aree cerebrali (ipotalamo ventromediale). Gli esperimenti si sono svolti su alcuni ratti di sesso maschile esposti a stimoli in grado di scatenare in loro l’aggressività: quando gli esemplari ricevevano gli input in presenza di altri topi maschi, rispondevano attaccandoli, se lo stimolo avveniva invece in presenza di ratti femmina, l’aggressione si volgeva subito in atto sessuale.
L’aspetto più interessante del test è che che le cavie, una volta coinvolte nell’accoppiamento, non apparivano più disposte a rispondere con combattività agli stimoli se venivano ripetuti. A fronte di simili riscontri gli studiosi si sono espressi affermando: «Sembravano essere rapiti dal sesso, erano chiusi nel loro mondo e non reagivano ad alcun impulso. Tuttavia, l’attivazione del circuito di aggressione nel maschio post-coito provocava di nuovo un attacco rapido sulla femmina».
Le conclusioni: «Il nostro studio suggerisce l’esistenza di un legame tra il sesso e l’aggressività. Questo groviglio di circuiti cerebrali è il modo che usano i topi per gestire i propri rapporti sociali. Il desiderio e il sesso sopprimono i propri comportamenti violenti, mentre in presenza di un soggetto sconosciuto si attivano le reazioni che servono all’animale per proteggere se stesso da un invasore di sesso maschile».
Ci siamo rivolti al Dott. Giorgio Del Noce – andrologo, urologo e sessuologo – il quale afferma: «Per far sesso c’è bisogno di una certa aggressività. C’è perfino chi sostiene che, le regioni cerebrali del dolore, siano situate in prossimità di quelle del piacere sessuale. Sarò impopolare, tuttavia ritengo vi sia una ragione di fondo per la quale, a parecchie donne, piace il cosiddetto “ragazzaccio”: la carica sessuale, in quest’ultimo, è molto più evidente che in un fanciullo dai modi gentili e pacati, e ciò si rende chiara manifestazione dell’indissolubile connubio tra sessualità e aggressività. Il cattivo ragazzo è insomma avvantaggiato nella conquista e ciò costituisce un bene: sfogare l’impetuosità nel sesso lo rende più socialmente inoffensivo. Pertanto sì, l’atto sessuale può rivelarsi la valvola di sfogo di un’indole violenta e combattiva».
E noi che pensavamo che, “fate l’amore non fate la guerra”, fosse solo uno slogan intriso di retorica; nient’affatto: la carnalità potrebbe davvero imbrigliare le redini di una personalità veemente, convincendola ad investire le proprie energie in qualcosa di più appagante della baruffa.
I single non disperino: come afferma del Noce, i poteri calmanti della concupiscenza possono estrinsecarsi anche in solitaria: «C’è chi usa la masturbazione per beneficiare dei poteri sedativi del sesso, così da placare una personalità aggressiva o uno stato di malessere fisico o psichico».
E, stando all’opinione dei più disparati professionisti, il sesso avrebbe anche tanti altri vantaggi: abbassare la pressione sanguigna, migliorare il sistema immunitario, alleviare il dolore, migliorare il sonno e potenziare le capacità mentali.
Se fino ad oggi avete sottratto spazio alla dimensione erotica, vale davvero la pena di riscoprirla; a beneficiarne non sarete solo voi medesimi, ma la società stessa, alla quale consegnerete una persona più serena e compiaciuta. Insomma, chi vi rimprovera di essere nervosi perché non fate abbastanza sesso potrebbe avere ragione.
Fabrizio Maria Barbuto
Articolo pubblicato su Libero il 6 giugno 2020