Su 25 milioni e 700 mila famiglie il 33% è costituito da una sola persona (Annuario statistico italiani 2019). I single sono in costante aumento. Attualmente Italia quasi 8,5 milioni di persone vivono da sole: un nucleo familiare su tre è composto da un unico individuo, che al massimo gode della compagnia di un gatto.

È la fotografia di un Paese che, sebbene abbia perso la testa, di certo non smarrisce il cuore, tenendolo ben saldo nel petto. Non ci innamoriamo più, se non di noi stessi. E di convolare a nozze, per poi dividere il letto ed il tetto, non se ne parla proprio.

In questo esercito di single c’è chi aspetta ancora l’altra metà e c’è chi non solo non ha né fidanzati né amanti, ma ha addirittura smesso di credere nella menata dell’anima gemella e quindi di cercarla. Questi ultimi sono gli “sneet”, acronimo di “single not in engagement, in expecting, in toying” (single né fidanzati, né a caccia, né in flirt). Gli sneet, soli per scelta propria (non di chi non se li piglia) e felicissimi di esserlo, hanno capito che non gli manca nessuna metà per essere completi e che l’unico amore in cui valga la pena di credere fermamente sia quello verso loro stessi, destinato a durare – tra alti e bassi – tutta la vita. Del resto, come dargli torto?

La differenza tra un single qualunque ed uno sneet è molto semplice: il primo è convinto che là fuori, da qualche parte, esista il tipo giusto ed è questa la ragione per cui il venerdì sera si mette in tiro ed esce, andando incontro al fato con la speranza che non resterà solo ancora a lungo; al secondo, invece, non importa un fico secco di chi lo sta aspettando al di là del portone e davanti al rischio di imbattersi in un eventuale partner decide di barricarsi in casa ed ordinare una pizza a domicilio per poi starsene in panciolle sul divano a guardare la tv. Roba che il povero Cupido dovrebbe chiudere bottega e cambiare mestiere.

Insomma, l’amore ci ha annoiati al punto che non lo ricerchiamo più. Se prima mettere su famiglia era considerato un passo obbligato e coloro che si sottraevano loro malgrado a tale regola venivano stigmatizzati e compatiti, oggi la norma è mantenersi liberi, accantonando sogni romantici e progetti a due, che il più delle volte crollano come castelli di sabbia.

Ci si chiede, tuttavia, se gli sneet sfuggano dall’amore perché non ne abbiano bisogno o perché ne abbiano paura. È vero: senza amore non si muore, si sopravvive, anche abbastanza bene. I single hanno il pieno controllo delle proprie emozioni, del proprio tempo e delle proprie scelte. E nessuno che rompa le scatole. Ma sembra che ciò che essi perseguano tenendosi lontani dagli altri non sia tanto codesta libertà quanto la certezza che nessuno potrà mai spezzargli cuore, tradirli, deluderli, lasciarli. È una vita priva di rischi quella dei single oltranzisti. Eppure quanta noia!

Forse più che indipendenti siamo diventati vigliacchi e piuttosto che rimetterci il cuore saremmo disposti addirittura a lasciarci le penne. Possiamo ancora amare sì, però lo facciamo a debita distanza. Ecco perché funzionano tanto gli amori nati e morti online nonché il sesso virtuale, stratagemmi per sfuggire all’altro garantendosi l’illusoria sensazione di assaporare i sentimenti, stando tuttavia attenti a non trasferirli su un minaccioso piano reale.

Eppure, prima che le famiglie formate da due o più persone si estinguano del tutto, possiamo fare dietrofront, riscoprendo il piacere dello stare insieme, la sicurezza del poter contare su chi ci sta accanto e la gioia di concludere la giornata in un abbraccio. Basta entrare in contatto con l’altro. E non attraverso il telefonino, si intende.

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