di Fabrizio Maria Barbuto

La loro odierna fama è inversamente proporzionale alla fame cui, in gioventù, hanno soggiaciuto, ma tali trascorsi di miseria li hanno incentivati nella ricerca di un’evoluzione personale che tra sforzi, sacrifici e determinazione, infine è arrivata: se un tempo non contavano nulla, oggi contano miliardi. Stiamo parlando di quei ricconi che, dal niente, hanno costruito un impero.

La lista non può che aprirsi con un italianissimo: Leonardo del Vecchio – fondatore di Luxottica e presidente esecutivo di EssilorLuxottica – con un patrimonio di 19,6 miliardi di dollari, avrà completamente scordato cosa significhi l’indigenza, ma questa condizione l’ha afflitto per buona parte della sua sofferta gioventù: la madre, non potendolo mantenere, scelse di affidarlo alle cure di un orfanotrofio. Da ragazzo lavorò come dipendente presso una fabbrica di automobili e montature per occhiali. A 23 anni, attingendo alle competenze acquisite ed ai pochi soldi racimolati, aprì la propria azienda di montature per occhiali, fino ad affermarsi quale leader del settore.

E senz’altro avrete sentito parlare della conduttrice televisiva Oprah Winfrey: in America è una vera e propria icona, ma non solo per le indiscusse capacità da mattatrice, ma anche per aver saputo, in tempi non sospetti, lottare contro il pregiudizio e la superficialità, fino ad affermarsi quale prima corrispondente televisiva afro-americana a Nashville. Il tutto a seguito di un’infanzia vissuta in miseria, in un quartiere non abbiente di Kosciusko, nello Stato del Mississippi. Un controverso episodio, nel 2013, ripiombò la Winfrey nella spirale di un pregiudizio dal quale si considerava ormai affrancata: in vacanza a Zurigo, entrò in un negozio e chiese di poter vedere una borsa del valore di 38mila dollari esposta in vetrina; la commessa, non riconoscendola, si rifiutò di mostrargliela: «È troppo costosa per lei. Non se la può permettere». Una risposta bislacca da rifilare ad una donna dal patrimonio di 2,5 miliardi di dollari.

La lista prosegue con Shahid Khan, imprenditore e dirigente sportivo statunitense che, da una grama paga di 1,20 dollari l’ora, vanta oggi un patrimonio di 7,2 miliardi.

Tutti usano WhatsApp, ma in pochi conoscono i retroscena della nascita di questa famosa piattaforma: uno dei suoi fondatori, Jan Koum, ha dovuto lottare duramente per sostentarsi, tanto da tirare avanti grazie ai sussidi dello stato ed al poco denaro racimolato come uomo delle pulizie. Se a quel tempo gli avessero detto che un giorno, le classifiche dei magnati più potenti al mondo, avrebbero contemplato il suo nome, Koum sarebbe esploso in una sonora risata; eppure oggi vanta un patrimonio da 9 miliardi di dollari.

I natali di Roman Abramovich non furono certo più arridenti: l’attuale proprietario del Chelsea Football ha al suo attivo un capitale di 11,5 miliardi di dollari e possiede lo yacht più grande al mondo, costato 400 milioni di dollari, ma la sua verde età fu costellata di rinunce e ristrettezze: a soli due anni rimase orfano e fu cresciuto dalla modesta famiglia di uno zio.

E che dire di François Pinault, bullizzato dai compagni di scuola per la incallita indigenza? Oggi possiede marchi come Gucci e Yves Saint Laurent, con un conto in banca che sfiora i 29 miliardi di dollari.

I trascorsi di Sheldon Adelson (a capo della più grande società di casinò al mondo) non sono poi così diversi, ma il suo patrimonio è perfino più cospicuo: ben 26,5 miliardi di dollari.

La classifica non può che concludersi con Larry Ellison, fondatore di una delle più grandi aziende tecnologiche che, dopo aver fatto ogni genere di lavoro per mantenersi, ad oggi può allegramente dichiararsi ben 64 volte miliardario.

Ripercorrere le orme dei summenzionati ed emularne l’intraprendenza, a detta dei life coach, non è poi così difficile, basta attenersi a degli imprescindibili suggerimenti: almeno 30 minuti al giorno andrebbero dedicati alla lettura di biografie di uomini di successo. Alzarsi presto la mattina è altresì importante, poiché permette di acquisire il controllo del proprio tempo e di mettere a fuoco i propri obiettivi. Inoltre è necessario abbandonare ogni reticenza nel chiedere aiuto a chi è nelle condizioni di poterlo offrire. Ma, cosa più importante di tutte, bisogna riscoprire il gusto di concedersi qualche rischio.

Fabrizio Maria Barbuto

Articolo pubblicato su Libero il 18 giugno del 2020

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