Nonostante l’adozione di rigide misure restrittive, le chiusure protratte e reiterate di attività e scuole, il coma autoindotto del sistema economico, l’Italia ha conquistato un triste primato: con circa 65 mila decessi totali, siamo il Paese europeo che ha registrato il maggior numero di morti di coronavirus. Si tratta di dati che fanno sorgere leciti dubbi riguardo l’opportunità e l’efficacia della condotta e delle scelte dell’esecutivo sul fronte della emergenza sanitaria, quantunque il premier Giuseppe Conte seguiti a difendere la sua azione di governo, lodi i suoi ministri e proponga la penisola come Nazione modello nella gestione dell’epidemia. Autoincensamenti che stridono con le evidenze e la realtà e che quindi appaiono sempre più ridicoli.
All’uscita di questo tunnel avremo un Paese da ricostruire, forse avremo a disposizione pure risorse provenienti da fuori, che ad ogni modo dovremo restituire, ma scarse idee, per non dire meglio: nessuna. Si tirano fuori dalla naftalina vecchie proposte, come la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, la quale tuttavia non risolve le disuguaglianze tra Nord e Sud, approfonditesi ulteriormente negli ultimi mesi. Non potrebbe andare peggio.
Persino il dibattito pubblico si è attorcigliato su questioni personalistiche di esponenti politici più legati alla poltrona che alle sorti della patria, raccontiamo sui giornali improbabili retroscena da rotocalco rosa e non fatti, ci occupiamo della forma dei padiglioni per i vaccini, che dovranno assomigliare a dei graziosi fiorellini, ma non dei problemi più urgenti. A causa di questi egoismi, della mancanza di lungimiranza, della assenza di progetti, della incapacità di una classe politica che per supplire alle proprie incompetenze si trincera dietro l’esubero dei tecnici, i nostri primati negativi in Europa non possono che aumentare. Quello dei morti infatti non è l’unico. Macché!
L’Italia è tra i Paesi europei più ignoranti d’Europa, ossia con i più bassi livelli di scolarizzazione, nonché quello che ha tenuto le scuole più a lungo chiuse nel corso degli ultimi 9 mesi, come se ce lo potessi permettere.
Siamo il popolo più tassato nel vecchio continente, con una pressione fiscale reale al 48,2% (indagine di Fondazione Nazionale dei Commercialisti). E, come se non bastasse, questo governo parla pure di patrimoniale, giusto per non farci mancare nulla.
Lo stivale svetta altresì nella classifica dei Paesi più corrotti in Europa, collocandosi al sesto posto, preceduto da Slovacchia, Grecia, Ungheria, Romania e Bulgaria (indice di percezione della corruzione di Transparency International), a incidere negativamente non è soltanto la criminalità organizzata, pure quella composta dai colletti bianchi, ma anche la poca trasparenza e il blando coinvolgimento della società civile nel monitoraggio della gestione delle finanze pubbliche.
Siamo poi la Nazione europea più diseguale (Eurostat), dove il 20% più ricco della popolazione dispone di entrate in media di sei volte superiori rispetto al 20% più misero. Ed è allarmante che questa forbice tenda ad allargarsi sempre di più. Del resto, da queste parti i poveri abbondano. Pure in questo deteniamo da anni un vero e proprio primato in Europa. Le limitazioni anti-covid hanno per di più ingrassato le fila dei cittadini che hanno bisogno di rivolgersi alla Caritas per fare un pasto decente (si stimano +600 mila nuovi indigenti). Sono 7,6 milioni le famiglie che hanno subito negli ultimi mesi un evidente peggioramento del proprio tenore di vita.
E non finisce qui: la nostra giustizia è la più lenta del continente, i nostri istituti penitenziari sono tra i più affollati (in base all’ultimo rapporto Space, in Italia per ogni 100 posti disponibili in carcere ci sono 119 ristretti), il nostro debito pubblico è spaziale, il doppio di quello di Olanda e Germania, e siamo al terzo posto in Europa per quota di disoccupati. E il futuro non promette miglioramenti, anche perché ciò di cui siamo più deficitari è la stabilità politica, pure in riferimento a questo parametro siamo campioni indiscussi. E mentre il Paese cade a picco, i nostri rappresentanti studiano intrighi di palazzo, rimpasti, rovesciamenti, contrattano per aggiudicarsi nomine e poltrone, persino per garantirsi un posto al sole, ma anche all’ombra gli andrebbe bene, nella prossima legislatura, come se la cosa pubblica fosse carne da macello. Ognuno sceglie la sua parte da divorare.