Accusano la destra di fascismo ma mostrano intransigenza nei confronti di chi non la pensa come loro, si proclamano contrari al linguaggio dell’odio ma lo adoperano nei riguardi degli avversari politici, si dicono femministi ma considerano valido l’insulto ad una donna valido se questa è di destra, usano il termine “populista” in senso dispregiativo per indicare un soggetto di destra, bruto e ignorante, ma i veri populisti in senso negativo sono proprio loro allorché, ad esempio, fanno i conti in tasca alla premier Giorgia Meloni, indignandosi per il prezzo, ritenuto esorbitante, della sua camera di albergo.
Come se Meloni non lavorasse, non si sudasse gli emolumenti, come se ella rubasse o si girasse i pollici dalla mattina alla sera, come se essere presidente del Consiglio non fosse un’attività lavorativa di grande responsabilità e faticosa, onerosa, difficile, impegnativa, che sottrae parecchio tempo alla vita privata e che richiede una disponibilità costante, diurna e notturna, 365 giorni l’anno.
Per i progressisti la politica è qualcosa di ludico, una sorta di passatempo, ma soltanto quando a svolgerla non sono loro, in caso contrario diviene un nobile mestiere che deve essere ricompensato come si deve.
Qual è la nuova colpa di cui si sarebbe macchiata la premier questa volta? Concedersi qualche giorno di vacanza in pieno agosto con la famiglia in un resort a Ceglie Messapica, in Puglia, su cui i giornali hanno condotto impegnative e importanti inchieste, facendo sapere ai lettori, come se fosse una notizia rilevante, che una notte in tale struttura costa 1.370 euro, come spiega “la Repubblica”. A questo si aggiungono le insinuazione e le supposizioni sul costo dell’intero soggiorno e su chi salderà il tutto: Meloni pagherà anche per la sorella e il cognato e gli altri ospiti della struttura che sono i collaboratori stretti della leader di Fratelli d’Italia?
Questioni evidentemente di cruciale interesse nazionale, stando a certi quotidiani, che trascurano un fatto importante: Meloni ha diritto, come chiunque, alle ferie e alla vacanza, ha diritto al riposo come qualsiasi persona e qualsiasi lavoratore, ha il diritto di trascorrere il tempo con la sua famiglia dove le pare, ha il diritto di spendere i suoi soldi come preferisce, poiché non li ha rubati.
Quello che fa di un politico un bravo politico non è la rinuncia ai piccoli lussi se può permetterseli ma l’impegno costante per il Paese, la capacità di dimostrare coerenza e fedeltà agli elettori, senza tradirne il mandato.
Quanto costa a Meloni la notte in hotel non incide sulle sorti del Paese. Ecco perché tale morboso interessamento da parte della stampa è ingiustificato, pretestuoso, sintomatico di invidia sociale, male italiano, e teso a infangare l’immagine di una premier facendola colpevole nientepopodimeno che di potersi permettere qualche comodità.
Riporto alcune titoli e stralci di articoli: “Per il suo relax estivo ha scelto la Puglia ma le cifre del resort in cui sta soggiornando non sono affatto banali. Che schiaffo alla povertà degli italiani”, “per una settimana in 4 è probabile che si spanda quasi 40 mila euro!”, “i cittadini sono in rivolta poiché temono che parte di questa cifra sia sulle loro spalle: chissà se la premier vorrà chiarire i dubbi”, (sicilianews24), “sei camere a 8.000 euro a notte, il lusso discreto del buen retiro di Meloni a Ceglie Messapica, il gioiello dell’imprenditore edile Chirulli partito da una pala meccanica”, “una notte a Masseria Beneficio costa 1.370 euro. È questo il prezzo di una camera nella struttura fra Ceglie Messapica e Villa Castelli – il prezzo più basso, fra l’altro – nella quale sta soggiornando la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni”, (la Repubblica).
Essere benestanti grazie al proprio lavoro non è un reato. Rubare è un reato. E le due cose andrebbero ben distinte.