L’esposizione del Green pass, che attesti la guarigione dalla Covid, o l’avvenuta vaccinazione o il risultato negativo al test del tampone, deve essere obbligatorio anche per i senzatetto. Lo ha stabilito la Provincia autonoma di Trento con la circolare D337/2021 del Dipartimento Salute e Politiche sociale del 5 agosto scorso. Insomma, i clochard, sia per mangiare che per dormire, ovvero sia per accedere alle mense che ai dormitori, devono obbligatoriamente essere in possesso del certificato verde, altrimenti dovranno stare a digiuno e dormire sul marciapiede, affrontando tutti i rischi che questo comporta.

Ma la Provincia di Trento lo fa per tutelare la salute dei senza fissa dimora, questo dovremmo credere. Dunque, circa un centinaio di persone (le associazioni che operano sul territorio ritengono che siano 300 gli esclusi dalla prenotazione perché senza dimora) che vivono nella provincia suddetta si ritroveranno in questa situazione ingarbugliata: non avendo una residenza non possono prenotare la vaccinazione, non avendo un soldo in tasca non possono sottoporsi al test del tampone, quindi, non potendo immunizzarsi né tamponarsi, non resta loro che attaccarsi al tram, (almeno fino a quando si potrà salire a bordo senza certificato).

Ancora una volta vengono adottati provvedimenti senza che sia tenuta in considerazione la condizione di chi è del tutto privo di risorse e mezzi. Anche durante il lockdown lo slogan “resta a casa”, ripetuto come un mantra, non era che un insulto nei confronti di chi una casa in cui rifugiarsi non ce l’ha. E adesso cosa facciamo? Impediamo a chi non dispone di un tetto e di un quattrino di fare affidamento sui servizi di assistenza locali, di potere godere di un pasto caldo, di potere riempire in qualche maniera lo stomaco, di contare sul fatto che non è completamente solo e abbandonato. Eppure il covid non avrebbe dovuto renderci migliori? A me sembra che siamo peggiorati: sempre più intolleranti, egoisti, meschini, saturi di pregiudizi, pronti a giudicare il prossimo, a ritenerlo un nemico se non condivide le nostre stesse scelte ed opinioni.

Per fortuna le mense dedicate agli indigenti attive sul suolo nazionale non hanno serrato le porte ai non immunizzati. Una di queste è la mensa di Corso Concordia a Milano, dove ogni giorno dell’anno vengono serviti due pasti (pranzo e cena) a quanti ne abbiano bisogno. Nel 2020 sono stati serviti 553.935 pasti per una media quotidiana di 1,751. Ogni dì vengono consumati 140 kg di pasta, 50 kg di riso, 130 kg di pomodoro, 20 litri di olio di semi, 10 litri di olio d’oliva, 350 kg di frutta, 100 kg di pane che equivalgono a un consumo di circa 2 mila panini. Vi lavorano 2 cuochi, un responsabile mensa, un magazziniere, 13 addetti alla pulizia, al riordino, alla distribuzione dei pasti e al supporto all’attività di cucina oltre che 200 volontari, suddivisi in gruppi di 15 per ogni turno.

Se la politica si mostra sorda e cieca, la società civile si dimostra pronta a tendere la mano al prossimo e a curarsi di chi non ha e di chi non può.

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