Sabato primo agosto avevano deciso di trascorrere una piacevole giornata immersi nella natura, per sfuggire all’afa insopportabile del periodo, così due fidanzati padovani hanno raggiunto la Marmolada, sita al confine tra la provincia di Trento e quella di Belluno, e si sono cimentati nell’attraversamento del ghiaione sottostante il ghiacciaio. Sembrava andasse tutto bene, quando la donna, 32 anni, è stata assalita dal panico paralizzandosi. Non intendeva proseguire né tantomeno indietreggiare, nonostante il compagno cercasse di incoraggiarla e rassicurarla. Avendo capito che non sarebbe riuscito a convincerla, l’uomo ha chiamato il soccorso alpino, che prontamente ha inviato sul posto una squadra che ha condotto la ragazza fino alla funivia che l’ha riportata a valle.

Il giorno procedente i soccorritori avevano aiutato una cinquantanovenne di Besana in Brianza, la quale mentre percorreva un sentiero montano in Val di Mello si era fatta male a una caviglia e non poteva più muoversi. Poco dopo un ragazzo di 27 anni di San Giuliano Milanese è precipitato per circa quattro metri mentre scalava una parete del Sasso di Remenno, battendo il piede contro la roccia. Anche stavolta sono intervenute le squadre che hanno imbarellato e messo in salvo il ferito. Domenica scorsa un altro incidente, stavolta con un quad, a Tremezzina, in provincia di Como. L’infortunato è stato trasportato con l’elicottero in ospedale.

Come avviene ogni estate, pure quest’anno, complice il caldo torrido che induce la gente a spingersi in alta montagna per godere di aria fresca e refrigerante, assistiamo all’incremento delle telefonate al soccorso alpino (i mesi in cui si registrano più richieste sono proprio quelli estivi, in particolare luglio, agosto e settembre).

Si tratta di un servizio il cui scopo è quello di intervenire in aiuto di coloro che in montagna riportano un danno fisico tale da non potere più raggiungere un centro abitato, oppure di persone che restano bloccate in una determinata area a causa delle condizioni atmosferiche che ne mettono a rischio l’incolumità. Il soccorso alpino si occupa anche di ricerche di individui dispersi mediante l’uso degli elicotteri.

Nel 2018 gli interventi complessivi del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) avevano toccato il numero record di quasi 10 mila, precisamente 9.554, nel 2019 invece hanno addirittura superato questa cifra con un incremento del +7,1%. Si tratta di ben 10.234 operazioni di soccorso, conseguenti a cadute, scivolate, smarrimenti nei meandri dei territori montuosi, incapacità di proseguire il cammino, maltempo, sfinimento, qualche volta persino malori. Solo nell’1% dei casi l’intervento del 112 è dovuto a valanghe e frane e a rivolgersi al CNSAS non sono quasi mai i residenti, bensì quasi sempre soggetti di passaggio, i quali si avventurano in luoghi impervi e altresì pericolosi senza un’adeguata preparazione, improvvisandosi esperti alpinisti.

La diffusione dell’escursionismo negli ultimi anni ha determinato un boom di esploratori abborracciati che senza conoscenze e strumenti idonei si addentrano nella natura. Ma a richiedere il soccorso alpino sono anche sciatori imprudenti, alpinisti, amanti della mountain bike, che hanno eccessiva fiducia nelle loro forze fisiche e ignorano i propri limiti.

Inoltre, occorre specificare che siamo sempre più portati a comporre i numeri di emergenza anche perché oggi è più facile lanciare un sos grazie all’ausilio della tecnologia. Una volta chi era in difficoltà se la sbrigava da solo, adesso la prima cosa che fa è afferrare lo smartphone. Ecco perché il ricorso all’elisoccorso nelle regioni dell’arco alpino è a carico di chi ne usufruisce: la domanda è notevole ed i costi insostenibili. Dunque chi lo reclama e ne beneficia è tenuto a pagare 120 euro per ogni minuto passato in volo.

Quindi, prima di indossare le scarpe da trekking e fingervi provetti scalatori, pensateci bene: questa avventura potrebbe costarvi anche 10 mila euro, come è successo ai due alpinisti spagnoli che lo scorso agosto sono stati recuperati dal soccorso alpino sulla cima ovest di Lavaredo, dove erano bloccati per effetto del maltempo. Piccolo particolare: i due si sono peraltro rifiutati di saldare il conto.

Per telefonare al soccorso alpino bisogna avere validi motivi, ovvero la richiesta di intervento deve essere giustificata ed indispensabile. Non si può mica pretendere l’arrivo dell’elicottero ad alta quota magari perché si è stanchi di sgambettare e si vorrebbe rincasare il più velocemente possibile, ossia a bordo di un comodo velivolo, per fare un bagno caldo. Prima di addentrarsi tra i monti è necessario assicurarsi che le condizioni meteo lo consentano, inoltre farlo di giorno e non al calar del sole, pure perché certi habitat naturali possono rivelarsi letali per chi non ne ha sufficiente dimestichezza. Soltanto nel 2018 in Italia sono morte in montagna 458 persone.

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