In una società forsennata e insofferente, perennemente nervosa e in preda all’ansia di scapicollarsi, se ne sta in disparte e dimenticata la gentilezza. Essa è passata di moda, tanto che coloro i quali ancora la usano sono reputati nei casi migliori “antiquati”; nei peggiori, “fessacchiotti”. Un atteggiamento cortese è considerato sintomo di debolezza, tanto è viziata e distorta la nostra visione del reale. Indi la persona burbera, spavalda, addirittura cafona, è vista come soggetto forte e di carattere; quella educata, di contro, come sfigata. Si sottovaluta quanta fragilità si possa annidare sotto le pieghe di una durezza ostentata.

Siamo così disabituati ad attenzioni, delicatezze, gesti garbati che allorché ne riceviamo restiamo sbalorditi o ci chiediamo subito cosa ci sia dietro di marcio. Senza ombra di dubbio, la gentilezza oggigiorno è travisata più che mai, oltre che desueta. Essa non è nei modi compassati o sdolcinati né negli atteggiamenti caramellosi, bensì è fatta di piccolezze: un sorriso, una parola detta, o taciuta, una premura non richiesta ma gradita, una mano tesa a chi in quel momento ne ha davvero bisogno. Si crede che coloro i quali abbiano conquistato posizioni di potere possano permettersi di rinunciare alla garbatezza adottando un comportamento altezzoso.

È un errore, poiché nulla sulla Terra è più potente della gentilezza. Essa è capace di ribaltare situazione che ci sembravano cristallizzate, di sbrinare gli animi più ghiacciati, di addolcire i cuori più duri, lasciando segni imperituri del suo passaggio. Quindi se siete ancora alle prese con la stesura della lista dei propositi per il nuovo anno, potreste metterci in cima la volontà di iniziare ad essere, o tornare ad essere, gentili. Sicuramente vi distinguerete dalla massa di persone che per strada spingono colui che gli sta dinnanzi per passare prima, non cedono più il passo alle signore, ma le sopraffanno; alla cassa tentano di superare i poveretti in coda da un pezzo; ridono di chi, a loro avviso, non è abbastanza bello o magro; in tv urlano e non consentono all’interlocutore di ribattere, trasformando i talk-show in penosi spettacoli da circo; vomitano odio sui social network nei confronti di individui che neanche conoscono, e ci sarebbero decine e decine di altri esempi.

Essere gentili conviene innanzitutto a chi lo è. Uno studio italo-americano condotto dai ricercatori del National Institute on Aging di Baltimora, ha determinato che essere cordiali e benevoli nei confronti del prossimo produca benefici sulla salute del cuore diminuendo le probabilità di incorrere in ictus o infarto, che aumentano invece, a causa di un ispessimento delle carotidi, per i soggetti aggressivi e sempre arrabbiati. Insomma, i bisbetici hanno un rischio del 40% superiore di avere un arresto cardiaco rispetto agli uomini e alle donne amabili, e ciò a prescindere dalla presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare come fumo, ipertensione e colesterolo alto.

Il garbo chiama altro garbo e migliora il mondo, poiché tende a moltiplicarsi per effetto dell’attività dei neuroni specchio che ci inducono a replicare il comportamento di chi ci sta davanti. Ecco perché sorridiamo a chi ci sorride. Se durante un litigio ci mostriamo calmi e tendiamo alla pacificazione, anche gli altri individui coinvolti abbasseranno i toni e trovare un accordo sarà molto più agevole.

Uno studio dell’Università of British Columbia ha evidenziato che educare i bambini alla gentilezza previene il fenomeno dilagante del bullismo in quanto i bimbi che compiono atti di amore e generosità non soltanto non sono indotti a prendere di mira i compagni discriminandoli ma sono anche quelli che stringono più amicizie.

La gentilezza è un’arma strategica pure sul lavoro. Numerosi studiosi sostengono che allorché il capo si dimostra empatico, rispetta i collaboratori ed applica nei loro riguardi considerazione, ascolto e cortesia, l’impegno e le prestazioni del team si elevano.

Peggiorano notevolmente, invece, se il capo è autoritario, borioso e sprezzante.

Un minimo di benevolenza gioverebbe altresì in politica, purché si esca dal diffuso malinteso che essa risieda nelle pose, nella giacca elegante, nella pochette perfettamente piegata, nei sorrisetti finti. Il politico cortese è quello che se sbaglia si scusa, che mira al bene comune e non a conservare le terga sullo scranno coloro porpora, che disponibile porge l’orecchio ed evita i défilé, è quello il quale non ritiene che per garantire più diritti ai giovani sia necessario sottrarli agli anziani, è pure quello capace di ritirarsi ad un certo punto senza imporre la sua presenza eludendo ostinatamente il confronto con il popolo sovrano.

La gentilezza è soprattutto autenticità.

Articolo pubblicato su Libero il 30 dicembre del 2019

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon