Massimiliano Zago e sua sorella Cinzia, soci nell’azienda di carpenterie meccaniche fondata dal padre nel 1974, situata nella provincia di Varese e composta da 25 addetti ciascuno dei quali con la propria specializzazione, sono cresciuti in una famiglia in cui era fortemente sentito il valore del lavoro. Il loro babbo concepiva il lavoro non solo come mezzo per vivere dignitosamente ma anche come strumento per diventare individui migliori, perché è rimboccandosi le maniche, con sacrificio, disciplina e impegno quotidiano, insomma dandosi da fare, che l’essere umano estrinseca le sue doti e virtù.
Sono questi principi e ideali che Massimiliano ha trasmesso ai suoi figli, ecco perché ha deciso di non fare pesare sulle tasche dei suoi dipendenti non vaccinati i costi dei tamponi, da effettuarsi a giorni alterni, resi obbligatori dal governo per potere esercitare il diritto inviolabile al lavoro.
“Non ho fornito alcun input per incentivare coloro che lavorano con me ad aderire alla campagna di vaccinazione anticovid, perché ritengo che quella di vaccinarsi o meno sia una scelta legittima, libera e facoltativa e che io non abbia alcun diritto di intromettermi in decisioni che sono strettamente personali”, spiega Massimiliano. “Sia io che tre collaboratori dovremo iniziare il ciclo obbligatorio di tamponi per potere presentarci in azienda. La spesa ammonta a circa 500 euro al mese e sarò io a sostenerla interamente in quanto reputo il decreto che subordina il lavoro all’esibizione del certificato sanitario una misura incostituzionale”. Secondo Zago, tale imposizione danneggia e non rispetta il lavoratore. “Chi è impegnato nella mia azienda per me ha un nome e un cognome e non è né sarà mai un numero. Questa è la mia famiglia e non accetto che esistano discriminazioni tra i suoi membri”, continua l’imprenditore, che conclude: “L’obbligo di Green pass per potere lavorare e guadagnarsi onestamente da vivere è qualcosa che va contro la mia etica. Come posso insegnare ai miei figli valori quali giustizia e rispetto di chi lavora e poi non battermi in prima persona per la tutela di questi principi sacri della nostra Repubblica? Non sarei credibile”.