Certo, è facile invitare a stare a casa, a non uscire, a rinchiudersi nel proprio confortevole guscio, a ordinare i pasti e la spesa a domicilio, a lavorare stando comodi comodi sul divano, a guardare la tv anziché scendere al bar per incontrare gli amici. Certo, è pure facile farlo, quando una casa ce l’hai, un lavoro sicuro ce l’hai, la linea internet ce l’hai, un conto in banca ce l’hai, la tv e il divano ce li hai.
Se abbiamo una classe politica indifferente alle sorti economiche del Paese e più interessata a salvaguardarlo dal contagio di un virus che nel 91% delle persone che colpisce non determina alcun sintomo, è perché i nostri politici stanno rinchiusi nei palazzi del potere come pecore nel recinto. Poi, finita la riunione nei salotti dorati, salgono sull’auto blu che li conduce nella loro piccola reggia, calda e protetta.
Ed è così che la classe politica mira a trasformarci: in individui concentrati sul proprio ombelico in nome di un richiamo all’altruismo (“non uscire per non diffondere il contagio, per non uccidere”), che non vedono la miseria che si allarga a macchia d’olio, la gente che finisce per strada, intere famiglie che non possono comprare neppure i generi di prima necessità, anziani che al supermercato devono riuscire a farsi bastare i 3-4 euro che hanno in tasca. Proprio qualche giorno fa è capitato a mio fratello di imbattersi alle casse del supermarket in un signore canuto che non riusciva a saldare il conto e faceva eliminare alla cassiera, uno dopo l’altro, tutti i prodotti indispensabili che avrebbe voluto portare a casa. Piccola parentesi: mio fratello gli ha poi pagato il conto. Ma i cittadini non possono campare affidandosi alla generosità e al buon cuore di coloro che incrociano. Non è dignitoso. Non è giusto.
Però il governo e pure i governatori regionali sono categorici: si chiude. Via con il coprifuoco, via con i divieti che annientano le speranze dei piccoli commercianti, molti dei quali sono già caduti in miseria al primo giro di corona. Vi confesso che sono preoccupata per le sorti di questo Paese e da una crisi mondiale senza precedenti: tutti gli Stati hanno le ossa rotte, tutti meno che la Cina, Paese in cui la pandemia è cominciata, il cui Pil schizza insieme alla produzione industriale e all’export. Il che è inquietante. Il che meriterebbe un approfondimento.
Mi riprometto di non stare a casa. Perché devo vedere con i miei occhi. Devo raccontare. Devo fare sapere. Non devo perdere il contatto con la realtà. Rispetterò tutte le misure di sicurezza, che sono il nostro unico baluardo contro un virus che talvolta ha esiti gravi e persino mortali. Non sminuisco la perniciosità del Covid-19. Tuttavia vorrei che governo e governatori fossero più responsabili anche su altri fronti, non solo quello della lotta al corona, fino ad ora condotta maldestramente.
Vittorio Feltri mi ha sempre detto: “Consuma le scarpe e conserva l’intelligenza”. Consumare le scarpe significa “andare in giro” per osservare e comprendere. Non lo facciamo più noi giornalisti, che teniamo il sedere incollato alla sedia. Sbagliato. Il mondo non si guarda dall’oblò.