Si guarda intorno quasi incredulo di essere di nuovo libero, ha l’aria circospetta e quasi esita, non osa fare un altro passo. Riconosce i cari e dolci profumi nonché i confortanti suoni della foresta. Il suo cuoricino batte forte forte nel petto peloso. Poi si fa coraggio e fugge via a zampe levate verso il fitto bosco che lo inghiottisce e promette di proteggerlo dagli esseri umani che senza pietà lo hanno recluso. È notte. M49, che è stato e torna ad essere l’orso più ricercato in Italia (forse nel mondo), è scappato un’altra volta dalla gabbia di metallo in cui era rinchiuso dallo scorso aprile, nel Centro faunistico del Casteller, in provincia di Trento.

Da questo labirinto di ferraglia il plantigrado era riuscito ad evadere già nel luglio del 2019, dopo poche ore dalla cattura, scavalcando addirittura un muro elettrificato a 7 mila volt e alto 5 metri e dandosi alla macchia per nove mesi, finché a fine aprile la bestia, che ha circa 4 anni e pesa 167 kg, non è stata acciuffata nel vicino Alto Adige, dove era giustamente emigrata, e trasportata nella sua vecchia angusta cella.

Se ne è stato dietro le sbarre buono buono per settimane, castrato (operazione che l’Enpa ha bollato come “inumana”) e sedato mediante la somministrazione quotidiana di calmanti che lo avevano stordito, o forse questo era ciò che il cucciolone mirava a fare credere ai suoi secondini. In verità, M49 non ha smarrito affatto l’amore per la libertà e attendeva il momento giusto per entrare in azione e riappropriarsi della sua vita. Il suo appare un piano architettato con meticolosità, astuzia e pazienza, prestando attenzione pure ai dettagli. E quasi si potrebbe sospettare che la scelta di quel preciso punto da cui svignarsela non sia stata frutto del caso: lì – guarda un po’ – mancano le telecamere di sorveglianza.

Così notte tempo Papillon (nome del celebre galeotto evaso dalle prigioni della Guyana francese), come è stato ribattezzato, ha sfondato la recinzione che lo teneva imprigionato, resistendo alle scosse elettriche che ne percuotevano il corpo, torturandolo, disposto a tutto pur di fare ritorno al suo habitat. Persino a morire. Poiché vale per tutti la pena di perire per la libertà. Pure per le bestie.

Strazia il cuore di tenerezza questo istinto alla Vita, ossia il desiderio di M49 di mettersi in salvo e superare barriere, catene e catenacci pur di eludere il triste destino di chi viene ridotto in schiavitù. Soltanto per questa tenacia l’orso merita la libertà che si è riconquistato, che gli spetta.

Eppure il rischio che venga ancora una volta accalappiato è altissimo: l’animale è minuto di un radiocollare, che nella precedente fuga non aveva e che ne facilita adesso individuazione e carcerazione. M49 non lo sa, si illude di avere abbandonato le insidie alle sua spalle, di essere distante da quel posto in cui è stato tanto infelice, però queste di cui sta godendo non sono che le sue ultime ore di aria. O è probabile che la sua sensibilità animalesca lo tenga sull’attenti e che egli sia consapevole che i bipedi gli faranno ancora del male. O che almeno ci proveranno a sbatterlo nuovamente dentro.

È braccato, povero coraggioso cucciolo, che non vuole altro che correre felice tra gli alberi, grattarsi la schiena contro grossi tronchi, andare alla ricerca di miele e frutti rossi tra i cespugli e poi dormire e ancora dormire raggomitolato su un lettone di morbide foglie, osservando il cielo. Libero, azzurro, senza inferriate.

Se potesse parlare, ci spiegherebbe che in fondo non è nient’altro che un bravo orso. Del resto, il delitto più grave di cui si sia macchiato è stato quello di rubare – goloso com’è – qualche pollo. Ci tocca prenderne atto.

Il presidente leghista della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, lo stesso che lo scorso anno aveva ordinato l’uccisione di M49, salvo poi convertire l’ordine di esecuzione capitale in ordine di cattura grazie all’intervento del ministro dell’Ambiente Sergio Costa e delle associazione impegnate nella difesa dei diritti degli animali, ieri mattina ha interrotto la seduta della Giunta allo scopo di annunciare che il plantigrado è evaso. I ranger e i forestali hanno prontamente circondato l’area in cui Papillon è stato localizzato. Uno schieramento di forze quantomeno sproporzionato: si tratta di una bestiola e non di un serial killer armato fino ai denti.

La società civile chiede a gran voce che M49 resti libero. Ne tenga conto Fugatti. Non si ponga di traverso alla gente, al buon Dio e agli orsi.

M49, siamo tutti con te.

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