“Non so se esista un aldilà. È una speranza. Ma semmai ci fosse da qualche parte, ovunque sia, sappi che io continuerò a volerti bene anche da lì”. È il commovente saluto che lo scrittore Luciano De Crescenzo, scomparso lo scorso 18 luglio, ha lasciato nero su bianco alla figlia Paola. Queste parole rendono testimonianza del fatto che l’amore tra genitori e figli è eterno. Se quello tra amanti si consuma, muta, si spegne, quest’altro può soltanto crescere e non si estingue mai. Esso è senza dubbio l’amore vero, l’unico capace di vincere su tutto. Di battere persino il tempo e di annientare addirittura la morte.

A proposito di messaggi di babbi famosi, utile è l’elenco di “cose di cui preoccuparsi” stilato nell’agosto del 1933 dallo scrittore Francis Scott Fitzgerald alla figlia Scottie, mentre questa, allora undicenne, si trovava in vacanza al campeggio: “Preoccupati del coraggio, della pulizia, dell’efficienza, dell’equitazione”. Lista corredata da quella inerente alle “cose di cui non preoccuparsi”: opinione pubblica, bambole, passato, del futuro, di diventare grande, che gli altri ti passino davanti, del trionfo, del fallimento a meno che non sia avvenuto per colpa tua, dei moscerini, delle mosche, degli insetti in generale, dei genitori, dei ragazzi, delle delusioni, dei piaceri, delle soddisfazioni. Infine, “Ti amo comunque. Papà”. “Sono felice se sei felice, anche se non credo mai troppo nella felicità. Allo stesso modo, non credo nella miseria. Tutto ciò in cui credo nella vita sono le ricompense per la virtù (secondo i tuoi talenti) e le punizioni per non adempiere ai tuoi doveri”, vergava l’autore de “Il grande Gasby” e “Tenera è la notte” alla sua bambina.

Il poeta Umberto Saba dedicò una delicata poesia alla figlia, eccone l’incipit: “Mio tenero germoglio, che non amo perché sulla mia pianta sei fiorita, ma perché sei tanto debole e amore ti ha concesso a me”.  L’artista a tutto tondo Adriano Celentano, invece, una canzone: “E intanto il tempo se ne va e non ritorni più bambina, si cresce in fretta alla tua età, non me ne ero accorto prima. Intanto il tempo se ne va, tra i sogni e le preoccupazioni. E tra poco la sera uscirai, quelle sere non dormirò mai”.

Lo scrittore e poeta britannico Joseph Rudyard Kipling donò al figlio una serie di consigli su come affrontare l’esistenza, raccolti in un componimento: “Se riesci a conservare il controllo quando tutti intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa; se riesci ad avere fiducia in te quando tutti ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio; se riesci ad aspettare e a non stancarti di aspettare, o se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne, o se ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio, e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio. Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone; se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo; se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina e a trattare allo stesso modo quei due impostori; se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto distorta da furfanti per abbindolare gli sciocchi, o a contemplare le cose cui hai dedicato la vita infrante, e piegarti a ricostruirle con arnesi logori. Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite e rischiarle in un colpo solo a testa e croce, e perdere e ricominciare di nuovo dal principio e non fiatare una parola sulla perdita. Se riesci a parlare con la folla e a conservarti retto, e a camminare con i re senza perdere il contatto con la gente, se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro, se tutti contano per te, ma nessuno troppo; se riesci ad occupare il minuto inesorabile dando valore ad ogni istante che passa, tua è la terra e tutto ciò che è in essa. E – quel che è più – sei un Uomo, figlio mio”.

Infine, vogliamo condividere con voi l’epistola che Albert Einstein scrisse al figlio undicenne Hans Albert il 4 novembre del 1915, poco prima che lo scienziato pubblicasse i suoi studi sulla relatività generale, al fine di spiegare al fanciullo quanto sia importante mettere il cuore in ogni cosa che facciamo. “Mio caro Albert, ieri ho ricevuto con grande gioia la tua cara lettera. Avevo già paura che non mi avresti scritto mai più… Ogni anno farò in modo di trascorrere un mese intero insieme, per dimostrarti che hai un padre che tiene tanto a te e che ti vuole bene… Ciò che ho realizzato lavorando così strenuamente non dovrà essere utile solo ad estranei, bensì, e specialmente, ai miei ragazzi. In questi giorni ho portato a termine uno dei lavori più belli della mia vita e quando sarai più grande te ne parlerò. Mi fa molto piacere che il pianoforte ti appassioni. Il pianoforte e la falegnameria sono a mio avviso le attività migliori da svolgere alla tua età, perfino meglio della scuola. Al pianoforte, suona principalmente brani che ti piacciono, anche se l’insegnante non te li assegna. È questo il modo più efficace di imparare: quando si fa una cosa con tale appagamento che non ci si rende conto del tempo che passa. Certe volte sono così assorto nel mio lavoro che dimentico di pranzare. Un bacio a te e a Tete dal vostro papà”.

Articolo pubblicato su Libero il primo agosto del 2019

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