Ha suscitato un pollaio sui social network la notizia relativa all’ex muratore ottantatreenne, Angelo Boletti, il quale a Castiraga Vidardo, nel lodigiano, la settimana scorsa è stato multato a causa di Carlino, il gallo con il quale ha condiviso dieci anni di vita. L’ammenda che ammonta a 166 euro è stata comminata ad Angelo poiché Carlino sarebbe troppo molesto per i vicini che accusano il pennuto di esagerare con i suoi esuberanti canti mattutini, che cominciavano già alle 4:30, come ha verificato il vigile che ha consegnato brevi manu la multa a Boletti. Il risultato? Come un delinquente qualunque il vispo galletto è finito in gabbia ed è stato espulso dalla zona. Adesso a prendersene cura sarà un amico dell’ex operaio, il quale a quanto sembra non ha problemi di vicinato.
Episodi come questo sono purtroppo ricorrenti: aneliamo ad un contatto più profondo con la natura, ci proponiamo di preservare l’ambiente e le creature che lo popolano, eppure i magici versi di uccelli ed uccellini ci danno ai nervi, abituati come siamo ad essere destati dal suono dei clacson, del tram che passa sotto casa, della città che frenetica ogni dì si rimette in moto.
Il mese scorso era toccato ad un gallo di Palaia, che campava felice come una Pasqua nel suo bel pollaio spassandosela con le sue numerose galline, almeno finché una persona non ha presentato un esposto al fine di richiedere l’allontanamento della bestia, la quale quindi è stata sfrattata a calci nel sedere. Che stupore per gli abitanti della zona vedere bussare gli uomini in divisa all’uscio del gallo reo di fare chicchirichì, ossia di fare il gallo e di non essersi civilizzato.
Nonostante l’animo notoriamente battagliero della sua specie, l’animaletto non ha potuto fare altro che arrendersi – ali in alto -, piegandosi alle dure leggi degli esseri umani, così ha lasciato casa in un baleno, dicendo addio alle sue pulzelle, non senza il suo abituale contegno.
Va da sé che per un essere senziente il venire da un momento all’altro strappato al suo consueto habitat costituisce una forma di violenza tutt’altro che soffice. Tale provvedimento si è reso necessario, a quanto pare, per assicurare sogni d’oro a chi ha preteso che il gallo sparisse. E per fortuna chiunque egli sia, costui ha evitato di farsi giustizia da solo, come invece è accaduto dieci anni fa in un casolare del Basso Veronese, dove un tizio non ci ha visto più: ha impugnato la carabina ad aria compressa, si è appostato su un muro e ha atteso il passaggio del galletto di cui da tempo non sopportava più i vocalizzi.
I tre colpi non si rivelarono mortali, cioè non riuscirono ad ammazzare il re dell’aia, tuttavia lo ridussero in fin di vita, cosicché il proprietario, per porre termine alla sua agonia, gli tirò il collo. Fu soltanto in seguito che il contadino si accorse che la morte del pennuto era sospetta e decise di portare il cadavere dal veterinario. Questi, dopo un’accurata autopsia, concluse che il pollo aveva subito un tentato omicidio. Un vero e proprio giallo. Una volta smascherato, il criminale che lo voleva quasi stecchito non fu incriminato per omicidio, dato che il gallo fu finito dal suo padrone, eppure fu condannato per maltrattamenti nei confronti degli animali nonché obbligato a pagare una multa di 4 mila euro.
Che vita da polli! Il canto del gallo un tempo non remoto scandiva il ritmo della giornata ed era benedetto, oggigiorno coloro che lo odono immaginano nelle loro perverse fantasie di fare l’inopportuno tenore allo spiedo con contorno di patate. Infatti, pullulano su Google inquietanti ricerche: “come uccidere un gallo a distanza”, “come impedire per sempre ad un gallo di cantare”, “come zittire un gallo”, “come avvelenare un gallo”, “come ammazzare il gallo del vicino”.
C’è chi ritiene che codesto animale con le sue melodie produca inquinamento acustico. Neppure fosse un trattore. Insomma, il pollo è una vittima collaterale del progresso che ha condotto la nostra specie all’intolleranza nei confronti di tutto ciò che è legato alla natura. L’epoca bucolica ce la siamo lasciata alle spalle da un bel pezzo. Come reazione a questa degenerazione ci siamo inventati l’estremismo ambientalista, nient’altro che una moda la quale si sintetizza nell’ipocrisia di chi pretende un mondo senza plastica e nel mentre utilizza tonnellate di tale materiale.
La giurisprudenza si è adeguata: il proprietario del pollaio è responsabile dei rumori prodotti dalle bestie ivi ospitate. Non è vietato detenere galline e galletti, però occorre procurarsi che questi non infastidiscano i vicini con i loro naturali versi, magari insonorizzando le pareti del pollaio. Chi non provvede scade nel reato penale di disturbo alla quiete pubblica, qualora a lamentarsi del chicchirichì sia un gran numero di soggetti.
Povero gallo, un tempo il suo inno fungeva da sveglia, oggi la gente se ne va a dormire allorché esso inizia a schiarirsi la voce. Non è lui ad essere cambiato, siamo noi, e pretendiamo adesso che si conformi al nostro stile esistenziale. Magari aprendo il becco soltanto tra le 12 e le 13. E poi zitto e a cuccia. Tuttavia il gallo ha un temperamento fiero e combattivo. Non osate umiliarlo o dargli ordini. Se ne va in giro impettito, convinto di essere un gran bel fusto, ed in effetti lo è, osservatelo bene. Che portamento nobile! E che piumaggio abbacinante! Avvezzo com’è a fare strage di cuori tra le gallinelle, si è persuaso nei millenni di essere il sovrano assoluto. No, non del suo cortile. Bensì del globo intero. Lasciatelo cantare in santa pace e lasciategli altresì credere di farci un gran favore concedendoci all’alba le sue note. In fondo, non fa del male a nessuno.