Fratture, amputazioni di dita, o falangi, o mani, ustioni gravi al viso, agli arti, al collo, addirittura ai genitali, in alcuni casi persino la morte. Sono questi i danni provocati dall’usanza ancestrale di accogliere la novella annata producendo rumore, frastuono, baccano, scoppi, mediante lanciarazzi, petardi, articoli pirotecnici di varia natura, sia quelli clandestini che quelli non vietati (non esistono fuochi di artificio sicuri), nonché pistole e fucili.
Il 2020 ha segnato il settimo anno consecutivo senza decessi grazie alle campagne di sensibilizzazione, ai divieti (che però vengono in gran parte ignorati) e ai sequestri. Trend interrotto bruscamente la scorsa notte, quando ad Asti un 13enne è morto poco dopo la mezzanotte per le lesioni all’addome causate da un petardo. Tuttavia il capodanno 2021, complice il coprifuoco, ha registrato un calo del numero totale dei feriti rispetto allo scorso anno (79 feriti con 23 ricoverati contro i 204 di cui 38 ricoverati del 2020, Dipartimento di Pubblica Sicurezza). Lo scorso anno abbiamo avuto 9 ferimenti dovuti all’uso di armi da fuoco, quest’anno invece 13. Nel corso del capodanno del 2020 43 minorenni riportarono lesioni, quest’anno 8. Record storico nel Napoletano, dove ci sono stati soltanto 8 feriti, l’anno passato furono 48. Tuttavia, tra questi grave è una donna, che sarà operata nei prossimi giorni, colpita alla testa da una scheggia metallica dovuta all’esplosione di un botto.
Nonostante sia altamente pernicioso maneggiare armi, sparando colpi all’impazzata, o mortaretti, resiste l’uso di festeggiare in questo modo barbaro e rituale il passaggio dal vecchio al nuovo. Una cesura temporale in cui tutto sembra lecito e in cui indossare semplicemente qualcosa di rosso, come richiede la tradizione, sembra non bastare al fine di garantirsi un pochino di fortuna. Ci vuole qualcosa di più: ci vogliono gli strumenti di morte da utilizzare per strada o sul balcone non curanti dell’incauto passante. A capodanno gli esseri umani simulano la guerra, così invece di partire bene, partono malissimo, inaugurando gennaio con un bel salto al pronto soccorso o in questura, se non all’obitorio.
Qualora solamente coloro che manovrano i botti rischiassero di restarne compromessi, un “se la sono andata a cercare” potrebbe bastarci, ma purtroppo succede che petardi e roba simile devastino pure i poveretti che si trovano nei pressi del criminale che li fa esplodere indifferente ai danni che potrebbe determinare a bambini, adulti, quattro zampe e anche beni altrui.
Le bestie purtroppo non sono immuni ai guai derivanti dalla stupidità umana. Si calcola infatti che ogni anno siano almeno 25 mila gli animali che rimangono vittime dirette o indirette dei botti. Di questi circa 5 mila sono domestici. Cani e gatti che periscono di crepacuore, o che scappano disorientati per la paura smarrendosi o spegnendosi in maniera tragica.
Eppure alla tentazione di fare baldoria l’uomo non resiste, anche a costo di darsi una scoppiettata nelle parti basse. “Alla folla bisogna offrire feste rumorose, perché gli imbecilli amano i rumori e la folla è fatta di imbecilli”, diceva non a torto Napoleone Bonaparte. Siamo progrediti ma siamo rimasti affini ai cavernicoli, i quali percuotevano pietre, tamburi e martelli credendo di spaventare in tal modo gli spiriti maligni attraendo la buona sorte. Ora come allora vogliamo esorcizzare la paura nei confronti di ciò che nebuloso ci attende originando trambusto. Tutto è preferibile al silenzio, che impone la riflessione, la meditazione, il raccoglimento, attività a cui siamo sempre più disabituati. Dunque, allo scoccare della mezzanotte, anziché concentrarsi sui propositi per l’avvenire ci si impegna a deconcentrarsi, soffocando nel fragore la sensazione di vuoto e turbamento che arreca l’avvento di un nuovo anno.
Allo sconquasso segue la prima placida immobile alba dell’anno. E ogni volta contiamo le vittime della nostra imbecillità.