Si chiama Giorgia, è una donna, è una madre, è italiana, è cristiana, e potrebbe cambiare il mondo, stando a quanto sostiene il quotidiano britannico The Times che ha inserito la leader di Fratelli d’Italia nella classifica delle 20 persone che potrebbero incidere in modo determinante sulle sorti del globo nel corso dell’anno appena iniziato.

Già la immaginiamo fare spallucce e affermare sorridente: “Beh, io mi accontento di cambiare l’Italia”. E potete giurarci che lo farà, poiché Meloni, made in Italy apprezzato pure all’estero, è riuscita persino nell’impossibile: creare dal nulla con le sue manine ed il suo ingegno un partitino snobbato a destra e a sinistra, allevarlo con cura, facendolo diventare maturo, e condurlo in tempi record, come ha sottolineato anche The Times, “al 10%, superando il 4.4% ottenuto alle elezioni del 2018 e sottraendo voti alla Lega di Matteo Salvini”. Il giornale inglese colloca Giorgia accanto ad attivisti quali Jimmy Sham, portavoce della protesta dei giovani di Hong Kong, David Hogg, l’americano che si batte per il controllo dell’uso delle armi, il ventunenne russo Yegor Zhukov, che combatte contro l’ipocrisia e le contraddizioni della Russia di Putin. Tra coloro che potrebbero realizzare grandi cose nel 2020 compaiono altresì la principessa Leonor di Spagna, il nazionalista neozelandese Christopher Luxon; Davido, cantautore di origine nigeriana; Amit Shah, ministro degli affari interni indiani; Isabel Schnabel, economista tedesca; Markus Söder, presidente della Baviera.

A giovare al successo strepitoso di Meloni, secondo il giornalista inglese Tom Kington, corrispondente dall’Italia per il Times, sarebbe stato anche il video-parodia del discorso tenuto in piazza San Giovanni dal capo di Fratelli d’Italia lo scorso 19 ottobre. Sarebbe stato questo divertente motivetto, divenuto virale e “adottato come inno dalla crescente legione di suoi sostenitori”, a fare di Meloni addirittura “una star”.

E se per la stampa inglese Giorgia è una stella, per gran parte di quella italiana, la più schierata a sinistra di tutta la stampa europea, ella non è che una “reginetta di Coattonia”, come l’ha definita Francesco Merlo su Repubblica qualche mese addietro, aggiungendo che “non è facile prendere sul serio Giorgia Meloni”. E poco importa che ella parli correntemente tre lingue e non sia affatto la burina che tentano di descrivere. Che sia proprio questo il suo vantaggio: l’essere sottovalutata? E non soltanto dalla stampa con la puzza sotto il naso e che al di là del proprio naso non riesce a vedere. In codesto Paese ancora troppo maschilista pochi avrebbero scommesso su questa donnina piccolina (ma solo di statura fisica) che si muoveva ed agiva in un territorio considerato ancora – purtroppo – prettamente maschile, ossia l’agone politico, donnina che ora si appresta a fare le scarpe un po’ a tutti. E guarda caso sono tutti coloro che la deridevano o la guardavano dall’alto in basso. Tu chiamale se vuoi “soddisfazioni”.

Tuttavia, Giorgia non gongola. La strada ancora è lunga e accidentata, e lei, che sa bene dove vuole arrivare e non ha mai cercato scorciatoie, resta concentrata. Definirla “populista”, o “sovranista”, se non è errato, risulta quantomeno impreciso: Meloni è una patriota, ha il sangue azzurro. Ama l’Italia e per l’Italia soffre, vive, lotta, gioisce. Un amore autentico il suo, e gli italiani lo hanno compreso.

Quello che ieri era considerato dai suoi colleghi un handicap, ossia l’appartenere al genere femminile, si sta rivelando essere ora per Giorgia un gigantesco vantaggio. Non soltanto per le virtù proprie del gentil sesso, le quali non le sono estranee e sono indispensabili in ambito politico, come la capacità di ascoltare, la solidarietà, l’empatia, la fermezza nella difesa dei propri principi, a cui Meloni non è mai stata disposta ad abdicare, ma anche perché gli italiani, traditi pure dai cinquestelle a cui avevano accordato nel 2018 un larghissimo consenso, diffidano di chi si occupa della cosa pubblica, eppure sono ancora disposti a fidarsi della leader tutta d’un pezzo Giorgia Meloni. Ella trasmette infatti un senso di fiducia in quanto femmina e in più non si è mai corrotta, tenendosi alla larga da bizzarre ed impopolari alleanze di governo. Giorgia sa attendere. E ora siamo noi ad aspettare che ella venga presto nominata primo presidente del Consiglio donna della nostra storia. 

È così che si cambia un Paese.

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Articolo pubblicato su Libero il 3 gennaio 2020

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