Lo facciamo in famiglia, sul posto di lavoro, in macchina, sui mezzi pubblici. Ogni volta che ci sentiamo minacciati o inascoltati, diventiamo aggressivi e in noi monta un sentimento di rabbia che tracimando ci induce a dire cattiverie o a compiere gesti persino violenti, di cui ci pentiamo non appena ci diamo una calmata. Se la rabbia fosse un virus potremmo affermare che oggi ne siamo tutti contagiati, poiché siamo più insofferenti rispetto ad ieri e sempre sull’orlo di una crisi di nervi, pronti a scattare, ad attaccare, a reagire, ad inveire, forse perché viviamo in un tipo di società che pretende troppo dall’individuo ma, nello stesso tempo, offre poco. Da qui la frustrazione, la quale sfocia poi nel risentimento.

Ha certificato questo status quo il 52° Rapporto Censis che ha analizzato la società italiana, traendone una fotografia inquietante: gli italiani sarebbero animati da un profondo rancore, anche a causa della mancata ripresa economica. Le aspettative deluse, il senso di abbandono da parte della classe politica, la difficoltà a ritagliarsi il proprio posto nel mondo, rappresentano fattori determinanti nel renderci insopportabili.

La rabbia nasce sempre dal dolore. Anziché estrinsecare il secondo, cosa che ci farebbe apparire deboli; preferiamo manifestare la prima, digrignando i denti e mostrandoci agli altri invulnerabili e temibili. Insomma, le esplosioni di ira non sono altro che una maniera per mascherare le nostre sofferenze più intime, le quali restano inespresse e represse.

Tuttavia, la stizza può derivare altresì dalla mancata soddisfazione dei propri bisogni non solo emotivi ma anche fisici. Diversi studi scientifici hanno attestato che la rinuncia all’attività sessuale faccia lievitare i livelli di stress (stress da astinenza). Di contro, dormire in compagnia aumenta all’interno del nostro organismo la produzione di sostanze chimiche le quali hanno effetti benefici sul nostro umore rendendoci più rilassati. Insomma, sembra che per mantenere i nervi saldi sia sufficiente trovare un ottimo lavoro, diventare milionari, fare l’amore “a più non posso” e magari disinteressarsi alle giravolte politiche a cui assistiamo impassibili soprattutto negli ultimi mesi. Non ci resta che darci da fare.

A contribuire a renderci irascibili, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere pure una alimentazione troppo ricca di proteine e povera di carboidrati. Il sovraccarico proteico imposto dai regimi alimentari più seguiti negli ultimi anni, infatti, per effetto dell’abbassamento del livello di zuccheri nel sangue inibirebbe la produzione di serotonina, ormone che regola l’umore, spingendoci facilmente ad andare su tutte le furie, persino per un nonnulla. E chissà quanti, leggendo, già pensano che quella di evitare incazzature sia un’ottima scusa per posticipare l’inizio della cura dimagrante o per interromperla. In fondo, si tratterebbe di uno scopo umanitario: favorire la pace nel mondo.

Eppure, siamo sicuri che la rabbia sia un’emozione distruttiva? Lo psicologo James Averill dell’Università del Massachusetts ne distingue tre tipologie: quella malevola, che sfocia nello sdegno nonché nel desiderio di vendetta; quella di sfogo, che serve per scaricare l’accumulo di tensione e di solito viene subita da chi non ha colpa; infine, quella costruttiva. Quest’ultima non soltanto migliorerebbe le relazioni ma pure aiuterebbe chi la prova a fare valere i propri diritti e le proprie ragioni. Del resto, se non perdessimo mai le staffe, la nostra esistenza sarebbe noiosa e precipiteremmo nella stasi e nell’apatia. Chi si imbestialisce potrà essere tacciato di cattiva educazione o di villania, tuttavia denota autenticità e vitalità. Inoltre, la rabbia, allorché alimenta una volontà di rivalsa o di riscatto sociale, costituisce un ottimo stimolo nel perseguimento dei propri obiettivi. Chi è furibondo è più tenace, resistente alla fatica, determinato e meno disposto a fare dietrofront.

Se, da un lato, è vero che siamo sempre più inferociti; dall’altro, non vi è dubbio che le regole sociali ci dettano, oggi come ieri, di fingere, di mantenere il self-control, di fare buon viso a cattivo gioco, di camuffare quanto di negativo si agita in noi, giusto per non scadere in pessime figure. Eppure la rabbia ci disintegra soprattutto allorché la soffochiamo, contenendola nel nostro corpo. Essa ci esplode dentro. Trattenere l’ira può determinare mal di testa, insonnia, disturbi digestivi, ansia, depressione, ipertensione, problemi della pelle, tachicardia e addirittura attacchi di cuore. Tanto vale, dunque, dare un po’ in escandescenze. Non salveremo la reputazione, ma avremo salva la vita.

Articolo pubblicato su Libero il 28 gennaio del 2020

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