Non sopportavano il tedio di una gita scolastica in uno dei luoghi più belli della nostra penisola, o volevano mostrarsi forti davanti ai compagni di classe trucidando chi non avrebbe potuto difendersi, i tre sedicenni danesi che a Peschiera del Garda, in provincia di Verona, sul lungolago Cappuccini, hanno preso a sassate e a bastonate un cigno reale finché questi non è crollato esanime a terra. Il fatto è accaduto quasi tre anni fa.

È stata proprio la mancanza di pietà a contraddistinguere questo delitto. Per il povero cigno non c’è stato scampo, eppure ha combattuto con fierezza, forse per cercare di raggiungere e mettere in salvo i suoi cignetti. Dapprima i tre ragazzi lo hanno rincorso, molestandolo e braccandolo.

L’animale, avendo identificato in quegli atti persecutori una pericolosa minaccia e trovandosi circondato, ha gonfiato le piume e ha soffiato attraverso il becco, per allontanare i suoi aggressori, i quali, invece di comprendere la paura e la disperazione del cigno, hanno scaricato su l’inerme tutta la loro furia. L’animale è riuscito a correre via, rifugiandosi in un canneto, credendo forse – con il cuore in gola – che quelle bestie non lo avrebbero raggiunto fino a lì o che tra le canne non sarebbe stato notato. Invece no. Gli adolescenti lo hanno trovato e hanno ripreso a bastonarlo fermandosi solo quando l’animale era già spirato.

Conserveranno a vita questo macabro ricordo della loro gita in Italia i tre adolescenti e forse ci rideranno su, perché per loro è stato nient’altro che un gioco inseguire un animale indifeso e massacrarlo. Il cigno, invece, non scivolerà più lento e leggero sulle acque immobili del lago, seguito dai suoi piccolini.

Il professore che accompagnava gli studenti ha collaborato con i carabinieri, aiutandoli ad individuare i responsabili dell’efferato crimine, dopo il recupero del cadavere dell’animale da parte dei veterinari dell’Ulss 9 di Bussolengo. I militari hanno quindi potuto denunciare al tribunale dei minori di Venezia i tre promettenti criminali.

La pena detentiva per questo genere di illeciti va da quattro mesi a due anni, in base all’articolo 544-bis del codice penale, che punisce chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagioni la morte di un animale.

Forse questi piccoli delinquenti non conoscono la magnifica fiaba danese (ironia della sorte) di Hans Crhistian Andersen, “Il brutto anatroccolo”, che ha fatto sognare fin dal 1843 milioni di bambini, uomini e donne che vedono ancora oggi nel cigno, regale e splendido animale, un simbolo di trasformazione e di riscatto.

Un brutto anatroccolo, grande e goffo rispetto ai suoi simili, venne emarginato perché differente, così decise di fuggire via, vagando senza meta, da solo e sofferente, finché un giorno di primavera non arrivò in uno stagno dove fluttuavano tre incantevoli cigni. “L’anatroccolo si lanciò disperato verso di loro gridando: – Ammazzatemi, non sono degno di voi! Improvvisamente si accorse del suo riflesso sull’acqua.

Che sorpresa! Che felicità! Non osava crederci: non era più un anatroccolo grigio… Era diventato un cigno: come loro. I tre cigni si avvicinarono e lo accarezzarono con il becco, mentre alcuni ragazzi attorno allo stagno declamavano a gran voce la sua bellezza e la sua eleganza. Mise la testa sotto le ali, quasi vergognoso di tanti complimenti e tanta fortuna: lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era finalmente felice e ammirato”, narra il danese Andersen.

Nel nuovo millennio, tre suoi connazionali hanno trasformato questo lieto fine in un tragico finale. Il che non si può di certo chiamare “progresso”.

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