Se davvero esiste, Dio si sente più o meno come un poliziotto su una volante le cui orecchie non fanno altro che ascoltare incessanti richieste di aiuto ed i cui occhi non smettono di guardarsi intorno cogliendo pure ciò che risulta impercettibile ai comuni mortali.

C’è un’umanità in delirio là fuori, divorata dalla solitudine, in preda alla paura, pronta a produrre baldoria, smaniosa di fare male e di farsi male. Ogni giorno. Ogni notte. Pure questa qui che è l’ultima ed insieme la prima dell’anno. Le Volanti entrano ed escono dall’imponente portone della Questura di Milano. 

Sembra un girotondo. Sembra una danza forsennata e nello stesso tempo ordinata. Armonica. Sono appena le 23 quando varchiamo la soglia del quartier generale della Polizia di Stato. Il freddo è pungente. Le vie semideserte. Il silenzio ogni tanto viene disturbato ma non interrotto da un fragore lontano, mentre il 2019 scivola via al rallentatore, inesorabile, minuto per minuto. È calma piatta. È calma apparente.

Tra poco la gente si riverserà sui marciapiedi vogliosa di andare incontro ed accogliere l’anno nuovo come si userebbe con un ospite di riguardo, il quale ci aspettiamo rechi prosperi doni, in un turbinio di scintille, luci, petardi, botti, spari, luccichio di abiti, sorrisi, paillettes. Nella sala operativa gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, 24 ore su 24, rispondono alle chiamate di emergenza, smistano gli interventi, coordinano le 30 volanti che pattugliano costantemente i due terzi della metropoli, la parte restante è controllata dai colleghi carabinieri. Essendo questa nottata speciale, altri 300 agenti sono schierati in piazza Duomo ed a questi si aggiungono ulteriori 60 in borghese, i quali svolgono soprattutto attività di intelligence.

È una serata di incognite, pericoli ed intenso lavoro, proprio come ogni altra, per il commissario capo Claudio Tricò, 28 anni, e per l’agente scelto, Fabio Genuardi, 41. Intorno alle 23:20 saliamo a bordo della Volante Gamma 4 e prende il via il meticoloso pattugliamento. La Pantera si muove lenta e felpata lungo le arterie e pure attraverso i capillari della città, che piano piano comincia a diventare sempre più isterica in procinto della mezzanotte. I finestrini sono abbassati, nonostante il gelo schiaffeggi il viso, poiché i poliziotti cercano di sfruttare ogni senso, incluso il sesto, al fine di carpire qualsiasi elemento anomalo. Lo sguardo si volge nevrotico ora a destra, ora a sinistra. In sottofondo la radio di servizio non cessa un solo istante di lanciare i suoi Sos. Mentre percorriamo via Padova, affollata di uomini e donne di ogni nazionalità intenti a fare esplodere petardi in presenza di numerosi pargoletti, notiamo un soggetto che impugna un revolver e lo mostra fiero ai presenti. Repentino è l’intervento di Tricò e Genuardi. L’arnese si rivela essere una pistola cosiddetta scacciacani, che spara a salve “ma può spaventare i bambini che si trovano nelle vicinanze”, specifica Genuardi. È mezzanotte in punto quando ci troviamo nei pressi della stazione centrale e ci scambiamo un semplice ma sentito “auguri”. “Lavorare è il modo migliore di iniziare l’anno. È di buon auspicio”, osserva il commissario capo. L’aria è già satura di polvere da sparo, invade le narici ed i polmoni e non c’è verso di sfuggirle. Il bombardamento generato dai botti ora è un crescendo e il fragore si somma al suono delle sirene delle ambulanze, dei vigili del fuoco e anche della nostra Volante, che sfreccia per giungere il prima possibile in via Savona, dove un uomo è certo che qualcuno si sia introdotto nel suo appartamento. La luce blu lampeggiante si riverbera sui palazzi che scorrono ai lati dei finestrini ad altissima velocità. È stato un bene evitare il tradizionale cenone di fine anno, pensiamo.

Sul posto ci sono già tre volanti che sigillano l’area per impedire che il reo, ove l’illecito sia effettivamente avvenuto, possa darsi alla fuga. Intanto la centrale continua ad essere bersagliata di telefonate. Una signora dichiara di essere stata picchiata e buttata fuori di casa. Alcune ragazze segnalano un individuo sospetto. Un giovane è rimasto ferito a causa dello scoppio di un petardo. E subito dopo tocca ad una fanciulla. Intanto un marocchino armato minaccia alcune persone. Il tasso alcolemico seguita a lievitare e di pari passo aumentano le richieste di soccorso. Una madre necessita di rinforzi: il figlio ubriaco l’ha aggredita. Gli agenti irrompono nell’abitazione e trovano sangue sparso ovunque, insieme a frammenti di vetro e tanta troppa desolazione. Nel frattempo è insorto un altro guazzabuglio familiare, in via Emilio Gola, quartiere popolare in cui dilagano occupazioni abusive e degrado. Gamma 4 riprende la sua corsa febbrile e in un baleno siamo lì. Sopraggiungono altre Pantere e pure i pompieri perché sullo stesso luogo qualcuno ha appiccato un gigantesco falò, in cui sta bruciando di tutto: un divano, una lavatrice, cassonetti per la raccolta dei rifiuti. “Ci avete rovinato il capodanno”, protestano rabbiose alcune ragazzine rivolgendosi agli agenti, impegnati a proteggerle e a mettere in sicurezza l’intera area. Abbiamo la sensazione di essere piombati in uno stato di belligeranza. Da dietro le finestre buie gli abitanti della zona spiano i poliziotti, a breve partirà la guerriglia: sassi e vetri vengono scagliati contro chi tenta di riportare l’ordine in un luogo che l’ordine non lo ho conosciuto mai. Lo Stato qui non è gradito. In questo rione, che assomiglia ad una landa desolata, domina l’anarchia. Qualcuno, per fare in modo che le fiamme non vengano domate, ha rubato le chiavi dell’autopompa. Serve subito un altro mezzo, intanto via Gola arde come l’inferno.

Il 2020 è nato da appena 49 minuti. E le premesse sono poco rassicuranti. Un giovanotto è stato assalito da ignoti e trasportato al pronto soccorso. Una mamma e sua figlia sono state derubate nei pressi del cimitero Monumentale. Un istituto scolastico viene ispezionato dopo una segnalazione. Gli allarmi di decine di gioiellerie ed appartamenti impazziscono. Qualche volta si tratta di petardi, altre volte di furti. Una famiglia rincasando scopre l’uscio di ingresso forzato, quindi teme la presenza di intrusi. Durante un controllo di iniziativa due amici di 18 e 17 anni vengono sorpresi in possesso di sostanze stupefacenti. Il maggiorenne ha precedenti penali. Il minore afferma che se pure avvisati dalla Questura i suoi genitori non verrebbero da Lecco a Milano per riprenderselo. Nel mentre una coppia litigiosa sta devastando una camera di albergo. Davanti alla cattedrale un tizio è stato beccato con un taser in tasca. E poi decine di altri controlli, sangue, perquisizioni e poi manette. 

Tutto quello che si sarebbe potuto sparare questa notte è stato sparato. Sull’asfalto cartacce, cartucce, lattine, bottiglie con cui un gruppetto di giovani gioca a calcetto. Altri se ne stanno accasciati sulle panchine, vinti dalla sbornia. Dovrebbe essere l’alba di un nuovo anno. Eppure abbiamo dinanzi uno scenario spettrale. Adesso che tutte le luci sono spente a brillare restano gli occhi dell’agente scelto e del commissario capo. “Un po’ di tempo fa un bimbo per strada mi ha detto che sogna di indossare la divisa da grande perché i poliziotti lo fanno sentire al sicuro”, ci racconta Tricò prima di salutarci. E ci appare commosso. Basta davvero così poco per rendere felice un servitore dello Stato?

È vero, c’è un’umanità in delirio là fuori, divorata dalla solitudine, in preda alla paura, pronta a produrre baldoria, smaniosa di fare male e di farsi male. Ogni giorno. Ogni notte.

E ci sono pure migliaia di uomini e donne che da dietro le quinte lavorano con amore e coraggio per la nostra sicurezza.

Non gli saremo mai abbastanza grati. 

Articolo pubblicato su Libero del 2 gennaio 2020

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