Schivo e solitario com’è non si faceva mai notare, standosene rintanato in alta montagna, al riparo da quegli esseri umani che da secoli coltivano su di lui odiosi pregiudizi e diffondono infamanti storielle tese a farne un orribile mostro, eccetto quel tale San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia di cui il 4 ottobre ricorre la festa, il quale nel Medioevo discorreva con il lupo chiamandolo “fratello”.

Eppure, negli ultimi mesi, complice anche il lockdown che ha avvolto a lungo in una spessa coltre di immobilismo e silenzio intere aree urbanizzate, il lupo si è spinto sempre più in pianura, tanto da avvicinarsi ai centri abitati e persino alle città. Alle porte di Torino, all’interno del parco de La Mandria, ad esempio, da un momento all’altro si è insediato un intero branco e di recente sono nate due graziose lupacchiotte. In provincia di Imperia, precisamente a Prelà, la scorsa settimana un gruppo di cacciatori si è imbattuto in un esemplare magnifico, che si è fermato ad osservare gli intrusi e poi con indifferenza ha ripreso il cammino. Purtroppo, qualche giorno dopo il sindaco del piccolo comune, il quale alleva una cinquantina di pecore, ha denunciato la scomparsa di sette di queste, di quattro sono stati ritrovati i resti. Le guardie forestali non hanno dubbi: sono stati i lupi a divorarle. Le segnalazioni di bestiame assaltato si moltiplicano in quell’area, segno che i lupi scendono sempre più a valle. Gli allevatori liguri sono sul piede di guerra: il lupo non è pericoloso per l’uomo, tuttavia si nutre di ciò che trova e non disdegna affatto gli animali d’allevamento, dai polli ai vitellini. Pure gli allevatori e agricoltori piemontesi e reggiani, che si dicono “sotto assedio”, lamentano una proliferazione senza freni di questi animali selvatici nonché i frequenti saccheggi.

Il grande predatore si manifesta altresì nel Mezzogiorno. A Otranto, in Puglia, poco tempo fa è stato catturato in una pineta un lupo di nome Hydro, di un anno circa, che mostrava un atteggiamento troppo confidente verso l’uomo ed è stato trasferito presso il Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica del Monte Adone, in provincia di Bologna, allo scopo di farlo vivere con i propri simili e immerso nella natura. In effetti, proprio nel Centro Hydro ha trovato una fidanzata, Alberta, 5 anni. E nella stessa struttura lo scorso anno furono trasportati pure Ambrogio e Diana (oggi campano in libertà), i due giovani lupi trovati quasi annegati uno nelle acque del naviglio grande di Milano e l’altra nel canale di una centrale elettrice di Brescia, nel quale era caduta in seguito ad un colpo di fucile.

Sta seminando il panico in provincia di Sondrio un lupo proveniente dalla Svizzera, che avrebbe sbranato una pecora la quale se ne andava in giro da sola. Altri avvistamenti di codeste bestie sono avvenuti in Veneto, dove nel 2019 le predazioni del lupo sono state 192, con un bilancio di 393 capi morti e 63 feriti, Emilia-Romagna, dove i lupi sono giunti fino alle soglie di Rimini, Toscana, Lombardia, Piemonte, dove si stima la presenza di 9-10 branchi stabili sul territorio montano e collinare dell’Appennino alessandrino (nel 2012 erano 3). A Bene Vagienna, in provincia di Cuneo, sul ciglio della strada in un mese sono state ritrovate due carcasse di lupi investiti, l’ultima pochi giorni fa. Questi incidenti testimoniano come tali creature vivano ormai in pianura, in luoghi dove non si erano mai avventurate prima, cibandosi di topi e nutrie allorché cacciano da sole e di animali di più grossa taglia quando godono del supporto del branco.

Nelle prossime settimane la problematica potrebbe esplodere, allora l’esistenza del lupo potrebbe essere messa in discussione, nonostante esso rappresenti una specie protetta e sia del tutto innocuo. C’è già chi pretende un programma di abbattimento, cosa che, secondo Legambiente, non farebbe altro che peggiorare la situazione, in quanto l’uccisione dei capi branco indurrebbe gli esemplari più inesperti a dirottare, per sopravvivere, su prede facili, come appunto quelle domestiche. L’immagine del “lupo cattivo” è qualcosa che resiste nella coscienza collettiva a causa di leggende tramandate di generazione in generazione, ma non corrisponde alla realtà. Se codesto mammifero varca ambienti che prima non frequentava è soltanto per procurarsi da mangiare, non certo per rapire Cappuccetto Rosso e papparsi la nonna. Una volta il lupo individuava la cacciagione nel bosco, adesso la disponibilità di nutrimento è cresciuta anche a valle, in prossimità dei centri abitati, ed ecco che esso giunge fino a lì, giusto per riempire lo stomaco. Per quanto riguarda gli assalti al bestiame, dovrebbero essere gli allevatori ad adottare adeguate misure preventive atte a salvaguardare ovini, conigli, galline e così via. Il lupo non può essere considerato colpevole di fare il lupo.

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