È ormai desueta l’espressione “delitti passionali” poiché l’amore nulla ha a che fare con l’assassinio, con la violenza. Quindi oggi adoperiamo il termine “femminicidio” per indicare l’uccisione di una donna in quanto donna. E, ascoltando la televisione, così come leggendo i giornali, si avverte la sensazione e si raggiunge il convincimento che in Italia vengano massacrate solamente fanciulle e signore, piombate nelle mani del maschio bruto e feroce.
Niente di più falso, almeno stando agli inconfutabili dati. In base al report settimanale elaborato dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, dal primo gennaio al 15 agosto sono stati registrati 170 omicidi, con 69 vittime di sesso femminile. Quindi vengono ammazzati più uomini che donne. Tuttavia, mentre gli omicidi nel complesso diminuiscono progressivamente (nel 2020 abbiamo toccato i minimi storici, 268, -13,5% rispetto al 2019) e l’Italia spicca nella classifica dei Paesi più sicuri del mondo, il luogo ideale in cui vivere, la percentuale di femminicidi resta più o meno stabile. Nel 2020 questi crebbero persino di una unità rispetto ai dodici mesi precedenti: erano stati 111 nel 2019 e sono stati 112 l’anno seguente.
Nel 2021 non mancano però i segnali incoraggianti di cui prendiamo atto: quest’anno, infatti, oltre ad un ulteriore decremento degli omicidi in generale (da 182 a 170, -7%), emerge un calo delle vittime di genere femminile le quali passano da 79 a 69 (-13%). Pure i delitti commessi in ambito familiare o affettivo presentano una diminuzione, quantunque leggera: sono stati 96 dal primo gennaio al 15 agosto del 2020 e sono stati 93 nel medesimo periodo dell’anno in corso (-3%). Nell’arco temporale in esame si abbassa altresì la quota di donne vittime del partner o dell’ex partner: nel 2020 erano state 46 e quest’anno 43 (-7%).
Insomma, le cose vanno sempre male – sia chiaro – ma almeno procedono meno peggio. Però permane elevato il numero dei cosiddetti “reati spia”, ovvero di quei crimini che costituiscono spesso un preludio all’azione omicidiaria, di cui sono il punto culminante, e che rappresentano ad ogni modo gravi forme di violenza, come lo stupro, le percosse, le vessazioni psicologiche e le angherie di tipo economico a cui non di rado ricorrono mariti e compagni per tenere legate in una condizione di sottomissione e dipendenza mogli o compagne. Nel primo semestre del 2021 i reati spia sono stati quasi 20 mila, esattamente 19.128 e, in questo caso, elevatissima è appunto l’incidenza delle vittime di genere femminile che resta invariata rispetto allo scorso anno, attestandosi al 79%. Eppure accade più di frequente che le donne si rassegnino scegliendo la via del silenzio, ovvero di non denunciare, per un senso di vergogna ma soprattutto di impotenza. È l’assenza di alternative che induce a rimanere ancorate al proprio aguzzino, sebbene non lo si ami più. Ecco perché l’unica maniera efficace per combattere gli abusi consiste nel perseguimento e nel raggiungimento della propria indipendenza materiale. Sono ancora troppe le ragazze che non riescono a pensarsi al singolare, che attendono di essere salvate dal principe, che coltivano come fondamentale e talvolta unico scopo esistenziale il matrimonio, che cercano un uomo a cui aggrapparsi come fosse un salvagente piuttosto che imparare a nuotare da sole, che rinunciano ai propri sogni per agevolare colui che hanno accanto, che stanno zitte, che si sentono colpevoli persino quando sono state loro a subire un torto. Ed io lo so perché sono stata anche io una di loro. E forse è proprio questo il punto: prima di essere vittime dei maschi siamo vittime di noi stesse.