Lungi dal renderci migliori, cosa che invece avevano previsto opinionisti e intellettuali fin troppo ottimisti, il coronavirus ha inciso su abitudini e stili di vita. Ognuno può testare su se stesso tale realtà: ciascuno di noi si reca di rado al ristorante, tende ad uscire con minore frequenza rispetto al periodo precedente all’epidemia, a spendere di meno in merci non indispensabili, prediligendo le compere per l’abitazione.
A certificare questi cambiamenti nei nostri usi e costumi è pure l’Istat, che ieri ha diffuso la nota mensile di agosto, riferita al mese di luglio, sull’andamento dell’economia italiana. Dal documento emerge che gli abitanti della penisola non comprano più in maniera forsennata e tendente all’accumulo articoli di abbigliamento, le cui vendite in questi primi sette mesi del 2020 sono crollate del 27,9% rispetto allo stesso periodo del 2019, ma acquistano utensili per la casa (+3,2%, unico dato tendenzialmente positivo). E non è tutto, sbalorditiva si rivela la crescita del commercio online: +28,5%. Nel mentre a soffrire sono soprattutto i piccoli negozi, con un calo di vendite del 14,6% da gennaio a luglio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (per la grande distribuzione il decremento è di 3,9%).
I numeri ci dicono che i cittadini hanno assunto una tendenza alla sedentarietà, probabilmente frutto non tanto della paura del contagio, la quale pure gioca il suo ruolo, quanto dei lunghi mesi trascorsi in isolamento. Ci hanno sigillati in casa e ne abbiamo sofferto, eppure, alla fine, abbiamo recuperato il valore del focolare domestico, del nido, quale luogo da vivere e non più in cui transitare tra un impegno lavorativo e uno mondano. Ed ecco quindi che cerchiamo di rendere il nostro appartamento, minuscolo o gigantesco che sia, habitat accogliente e confortevole. Abbiamo imparato a cucinare, a ricevere gli amici piuttosto che incontrarli in pizzeria, a godere anche di una serata passata davanti alla tv, o magari dedicata alla lettura di un buon libro.
Indossare abiti all’ultima moda, tacchi alti, lustrini non rientra più tra le nostre priorità. Improvvisamente ci siamo accorti che avevamo gli armadi troppo pieni e troppe poche occasioni per sfoggiare tutti i capi appesi dietro le ante. Dunque, abbiamo smesso da un momento all’altro di accatastare, riscoprendo la soddisfazione che deriva dal risparmio.
Non che siamo guariti dalla febbre consumistica tipica della società contemporanea. Il corona non compie certi miracoli! Di soldi ne buttiamo via ancora, grazie al Cielo, e così teniamo viva l’economia. Tuttavia, preferiamo gli acquisti sul web rispetto alle estenuanti crociate in giro per i negozi, dove peraltro è obbligatorio entrare muniti di mascherina, dopo essersi disinfettati accuratamente le mani (a volte sono necessari pure i guanti di plastica) e avere superato il test del termoscanner. Manca soltanto la radiografia.
Lo shopping tradizionale non è più rilassante come una volta, ammettiamolo. Farlo dal divano è senz’altro più comodo. E le offerte vantaggiose non mancano. È possibile confrontare i prezzi, leggere le recensioni degli altri avventori che segnalano eventuali difetti del prodotto, andando in tal modo sul sicuro. Inoltre, la merce viene consegnata in tempi celeri al nostro domicilio. E non vi è alcun rischio di contagio, elemento che rassicura alquanto gli ipocondriaci.
Eppure dispiace che quel contatto umano che si creava all’interno del negozietto, della boutique di riferimento, possa un giorno non lontano estinguersi completamente, soppiantato dalla rete fredda e impersonale, che non conoscerà mai le nostre misure e non riconoscerà mai il nostro umore, cosa che invece la commessa che nel corso degli anni è diventata quasi un’amica faceva tanto bene.